Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Florens 2012: un nuovo appello alla classe politica, sull’Economia della Cultura

  • Pubblicato il: 12/10/2012 - 23:20
Autore/i: 
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Francesco Moneta
Dal 3 all’11 novembre la settimana internazionale dei Beni culturali e Ambientali Florens 2012 affronta il tema «cultura

C’è una certa differenza tra il succo dei discorsi introduttivi ascoltati dai protagonisti di Florens 2012, alla presentazione nella Sede milanese di Intesa San Paolo (il principale sostenitore dell’evento, dalla sua prima edizione del 2010), e i «quotes» distribuiti dall’efficiente ufficio stampa di quest’anno. Questi ultimi sono programmatici e istituzionali, e raccontano come questa «Biennale Internazionale dei Beni Culturali e Ambientali» (Firenze, 3-11 novembre 2012) voglia approfondire il tema della «Cultura quale canale privilegiato per rilanciare lo sviluppo economico mettendo in scena idee e proposte perché si scelga la cultura come antidoto alla crisi e come soluzione per restituire all’Italia la capacità di innovare investendo sulle proprie energie creative». A dire il vero, discorsi già ascoltati, soprattutto quest’anno. Ma quale cultura? Si potrebbe dire, ‘di tutto, di più’, perché durante le ricche giornate fiorentine, e in particolare nei numerosi Convegni e Tavole Rotonde in programma, si parlerà ad esempio della gestione di musei, festival cinematografici internazionali, teatri d’opera, festival culturali (uno dei comparti più dinamici della nostra economia della cultura), mostre, siti archeologici, riviste e beni culturali, fino alla valorizzazione del patrimonio culturale ebraico. E si anticipano i temi portanti dei Forum internazionali: «la cultura per la qualità sociale», la necessaria integrazione tra economia e cultura in chiave soprattutto turistica, la valorizzazione delle risorse paesaggistiche, la produzione di cultura da parte del territorio, corroborati da ben dodici ricerche realizzate per l’occasione.

In presentazione il tono di quasi tutti gli interventi era però meno formale, e più appassionato, preoccupato, allarmato. Dal mittente dei Curatori della Manifestazione (il presidente Giovanni Gentile; i direttori culturali Mauro Agnoletti, Andrea Carandini, Walter Santagata; il direttore artistico Davide Rampello) i messaggi erano tutti a un unico indirizzo: il Governo, e una classe politica che colpevolmente «non ha nella propria agenda il tema Cultura».
In ordine sparso abbiamo ascoltato: «Dobbiamo persuadere almeno un politico a occuparsi di questo tema, perché possa comprendere, e agire» (e guardando il vicesindaco di Firenze: potrebbe essere Renzi?’); «non siamo in grado di conservare i nostri beni culturali»; «noi conserviamo ma non produciamo cultura, abbiamo più istituzioni che artisti, e oggi il nostro problema è la scarsità di produzione di nuova cultura»; il nostro è ancora un Ministero dei Beni Culturali, e non della Cultura: qui sta la differenza, da cui deriva l’assenza di una regia culturale autorevole del nostro Paese»; e via di questo passo.

Non è un caso se il Convegno di apertura, nella mattinata di sabato 3 novembre, sarà dedicato a una sorta di verifica dell’esito di quel «Manifesto per una costituente della Cultura» lanciato la scorsa primavera con grande enfasi dal Sole 24Ore, ottenendo un largo seguito a livello di opinione e dichiarazioni  di principio (ben tre ministri scrissero congiuntamente al quotidiano impegnandosi per rendere la Cultura motore dello Sviluppo), ma in fin dei conti riscontrando ben poco in termini di azioni concrete e visibili, sul campo.
Dai privati, e in particolare dalle Imprese e dagli Imprenditori – di cui il Sole 24 ore è espressione – ci si attendono segnali forti, e contributi economici e professionali: anche di questo si parlerà a Firenze.

Il tema del colpevole disinteresse della classe politica rispetto alla nostra Economia della Cultura era stato ascoltato recentemente anche a Lecce, in diversi incontri di ArtLab. E proprio oggi, venerdì 12 ottobre, è in programma la presentazione del Rapporto di Federculture alla classe politica, nell’Aula dei Gruppi parlamentari.
Tutto questo non si ha idea se porterà a qualche risultato: e pensare che questo governo di tecnici sembrava essere quello buono nel valutare oggettivamente e rispondere allo stato del nostro ritardo, in uno scenario globale dove ormai la gran parte dei Paesi – dalla Germania alla Bulgaria, dalla Cina alla Corea del Sud – hanno non solo in agenda la questione, ma vi dedicano Uffici, Osservatori, investimenti.
Serviranno a qualcosa i lavori di Florens 2012? Non possiamo che augurarcelo.

© Riproduzione riservata