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Esperienze. Gamification e Turismo Creativo, così si rinnovano i borghi e i musei

  • Pubblicato il: 15/06/2018 - 13:01
Autore/i: 
Rubrica: 
CULTURA DIGITALE
Articolo a cura di: 
Fabio Viola, da Attivaree Fondazione Cariplo

La riflessione di Fabio Viola, Gamification Designer e Presidente di TuoMuseo, sul tema della Gamification e del Turismo Creativo


Nel Programma intersettoriale AttivAree di Fondazione Cariplo, dedicato alla rinascita delle aree interne, c’e’ spazio anche per i piccoli musei rurali, con azioni mirate al rinnovamento e alla valorizzazione.

L’obiettivo è incentivare l’attrattività di questi “centri della memoria rurale” - leali custodi di tradizioni e cultura locale - intervenendo sul concept e attualizzando il linguaggio.

Per i grandi e piccoli musei del mondo l’evoluzione tecnologica e’ stata una grande opportunità di riscoperta e rinascita. Fondamentale è stato un audace cambio di passo funzionale ad approcciare un nuovo   “linguaggio” e un nuovo modo di fruire la cultura.

Di questo nuovo linguaggio e di questi nuovi modi di fruire i musei e più in generale i luoghi di cultura, ce ne parla Fabio Viola, gamification designer e presidente di TuoMuseo, ospite del nostro spazio dedicato alle esperienze da valorizzare e condividere.

"Ogni località, anche la più piccola e decentrata, ha la possibilità di inserirsi a pieno titolo, nel palcoscenico mondiale cogliendo le opportunità all’interno di un quadro di disarticolazione del mondo come lo abbiamo conosciuto negli ultimi secoli.

I cambiamenti tecnologici, economici e sociali che hanno come filo conduttore l’avvento di internet stanno progressivamente contribuendo a picconare la standardizzazione di processi, prodotti ed in quale misura delle emozioni figlia della rivoluzione industriale. Negli ultimi due secoli l’Italia, al pari del mondo occidentale, è stata una nazione “mass market”, omologata, piramidale, burocratizzata. Le nostre esistenze, sono state scandite dalla scuola, prima, e lavoro, poi, come tappe portanti delle esistenze con un progressivo travaso dai luoghi in cui queste “condizioni” primarie venivano meno (i borghi, villaggi, campagne) verso i nuovi grandi conglomerati urbani resi appetibili dalla rivoluzione industriale che ha letteralmente soppiantato una economia agricola e mercantile millenaria.

E’ importante sapere che ogni 2 minuti vengono scattate più foto che nell' intero 1800 e queste circolano ovunque ad una velocità pressoché istantanea creando continuamente nuovi immaginari culturali e turistici. Ed ancora, nell’ultima decade sono stati prodotti più contenuti e dati che nel resto della storia dell’uomo. Ne consegue che ogni località, anche la più piccola e nascosta, è a suo modo potenzialmente una multinazionale con la capacità ( e dovere) di progettare per un pubblico mondiale.

La dorsale ramificata dei circa 8000 comuni italiani è un asset sociale ed economico straordinario che non ha eguali per quantità e qualità nel resto d’Europa. Utilizzando un paragone a me più vicino, l’Italia ha un «hardware» potentissimo, composto da chip e schede madri formate da beni architettonici, archeologici, artistici, folkloristici, naturalistici ed enogastronomici. Con oltre 5000 musei dislocati sul territorio nazionale, il maggior numero di siti Unesco in una singola nazione, una varietà paesaggistica e naturalistica degna di nota ed il maggior numero di prodotti DOC e IGP in Europa è innegabile lo straordinario patrimonio che natura e uomo hanno concorso a creare.

E’ altresì innegabile che un computer per quanto potente non sarà mai in grado di generare valore senza esser dotato dei software in grado di mettere a valore quella componentistica. Per «software» sono da intendersi come tutti quegli strumenti atti a promuovere, integrare, comunicare, rendere esperienziale la visita ed ancora attrarre nuovi pubblici (audience development), coinvolgere il visitatore (audience engagement) e fidelizzare, delineando strategie per le nuove generazioni. Diventa fondamentale in questo nuovo paradigma spostarsi dall’idea di luoghi del passato verso quella di luoghi in grado di immaginare e progettare il Futuro divenendo poli di attrazione mondiali per generazioni a venire i cui lavori oggi non esistono ancora.

Uno dei progetti che ho avuto la fortuna di coordinare nell’ultimo anno è il “Playable Museum Award”, una call di idee lanciata dal Museo Marino Marini di Firenze, presieduto da Patrizia Asproni. Con oltre 240 progetti pervenuti da 30 nazioni mondiali, è la dimostrazione pratica di come una “piccola” istituzione culturale possa diventare un centro di produzione internazionale di idee. Superando forme di auto-referenzialità, rendendo trasparente e immediato i processi di partecipazione, lasciando la proprietà intellettuale delle idee ai legittimi proprietari, dando vita a supporti economici e mentorship ed infine favorendo la circolazione delle idee caricando tutti i progetti sul sito ufficiale, si creano i presupposti per attuare delle rivoluzioni positive.

Sono assolutamente convinto che mai come oggi, il nostro futuro è nelle mani di coloro i quali possono immaginarlo, disegnarlo ed eseguirlo. Da secoli tenuti ai margini delle politiche pubbliche e private, i creativi rappresentano il punto di partenza per riscrivere le strutture sociali e ripensare i processi economici e culturali del nostro mondo.

Milioni di persone nel mondo, ed il numero cresce anno dopo anno, oggi fa parte del movimento dei “Digital Nomads”, nomadi digitali (io stesso ho sperimentato questa vita) che si spostano dai propri paesi di origine per vivere in città che ritengono più accoglienti. Di fatto si tratta di persone che hanno la fortuna di lavorare in un’era composta da bit più che da atomi e scelgono le proprie destinazioni in base a parametri per molti incomprensibili: felicità, ospitalità verso gli stranieri, sicurezza, presenza di co-working, velocità della rete internet, clima aperto verso le start up, libertà di parola ed altri coefficienti che sono poi raggruppati in siti specializzati come Nomadlist. Non deve sorprendere se nelle prime 100 città a misura dei creativi, solo tre sono località italiane. Sono affezionato all’idea delle 3C. Contaminazione, Coinvolgimento e Creatività come conditio sine qua non come fattori di differenziazione ed unicità che, paradossalmente, i piccoli centri potrebbero più facilmente e velocemente perseguire.

In uno dei progetti targati TuoMuseo, associazione culturale vincitrice del bando Innovazione Culturale di Fondazione Cariplo, abbiamo ad esempio utilizzato il linguaggio del videogioco per portare il “museo fuori dal museo”. Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha agito come publisher videoludico ed ha immesso sul mercato mondiale, scaricabile gratuitamente attraverso App Store e Google Play, una avventura grafica ambientata a Napoli dal nome Father and Son. A dodici mesi dal suo rilascio il gioco ha superato il muro dei 2 milioni di downloads contribuendo a far conoscere la città in Cina, India, Russia, Stati Uniti. A rendere ancora più sperimentale il linguaggio utilizzato è stata la modalità check in, ovvero la possibilità di completare il gioco comodamente dal proprio divano in Australia con l’opzione di sbloccare contenuti aggiuntivi solo visitando “fisicamente” il museo. Ad oggi abbiamo quasi 20.000 persone che dall’Italia, ma anche dall’estero, si sono recate a visitare le collezioni con ricadute culturali, turistiche ed economiche non secondarie.

E’ fondamentale uscire dalla auto-referenzialità e ricordarsi che fuori dall’Italia (e spesso anche all’interno dei confini nazionali) pochissimi sono in grado di collocare l’Italia su una mappa geografica e nulla conoscono della nostra storia, borghi, tradizioni e prodotti se non attraverso alcuni stereotipi perpetrati nella cinematografia.

Father and Son non è un caso isolato, su scale molto maggiori produzioni videoludiche come Assassin’s Creed della Ubisoft hanno contribuito a far conoscere un piccolissimo borgo medievale come Monteriggioni (Siena) nel mondo. Alcuni capitoli sono stati ambientati nel rinascimento italiano e la villa di uno dei protagonisti era virtualmente ubicata nel piccolo borgo fortificato, ebbene a distanza di 8 anni dal rilascio del gioco su console e pc oltre 20.000 persone ancora visitano annualmente Monteriggioni grazie al passaparola ingenerato da un “semplice” videogioco.

Questi sono solo alcuni esempi, a me professionalmente vicini, di un più ampio movimento denominato “Turismo Creativo” che nasce proprio lontano dai grandi attrattori e fonda la sua essenza su luoghi altri in cui il residente stanziale ed il residente temporaneo (quello che prima chiamavamo turista) si incontrano e valorizzano le proprie rispettive creatività in un regime di co-creazione."

Fabio Viola

Fonte: Attivaree Fondazione Cariplo