Effetto Festival
Il Festival di approfondimento culturale individua nella centralità della parola dal vivo il mezzo privilegiato per veicolare messaggi su vari contenuti disciplinari. Incontri, dibattiti, conversazioni, tavole rotonde: tutte formule con le quali sono costruiti i palinsesti dei programmi che puntano alla partecipazione ed inclusione del pubblico. E sui valori di partecipazione e coinvolgimento, che si gioca il successo di questa forma culturale. Come dimostrato infatti dalla ricerca compiuta nel 2008 del Prof. Guido Guerzoni, Università Bocconi, intitolata “Effetto Festival[1], questi eventi producono economia, indotto e trasformazione tangibile del territorio al quale si propongono, non solo in termini infrastrutturali, ma sociali, stimolando energie creative nelle comunità di riferimento. Grazie alla loro ripetizione nel tempo, che implica una progettualità a lungo termine, e non sensazionalismo a breve termine, come nel caso delle Notti bianche, il festival in Italia si sta sviluppando, con eccellenze che hanno raggiunto una certa maturità e quasi toccano un lustro dalla loro nascita.
Il festival ha una duplice natura: è un momento di formazione personale che il pubblico cerca, ma soprattutto spazio di confronto sociale, come una sorta di agorà della contemporaneità dove crescere e costruire trasversalmente in una molteplicità di enti e pubblici.
Alcune Istituzioni votate al supporto delle comunità locali e del territorio hanno colto perfettamente il valore del fenomeno e hanno declinato progetti lungimiranti a favore dei propri cittadini. È il caso dei Festival della Mente di Sarzana e Dialoghi sull'uomo-Festival di antropologia culturale di Pistoia.
Dal 2004, quando è nato da un'idea di Giulia Cogoli, incaricata dal Prof. Matteo Melley, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, il Festival della Mente di Sarzana ha visto un costante sviluppo, che gli ha fatto raggiungere in pochissimo tempo un profilo di riconoscibilità nazionale. Nell’ultima edizione, il Festival ha lanciato un messaggio in controtendenza rispetto l’attuale situazione che affligge la Cultura: “la Cultura sconfigge la crisi”. 84 eventi, sold out, incremento della partecipazione di pubblico e dei relatori invitati di profili interdisciplinari e internazionali. Fin dalle origini, il progetto è stato animato dall'obiettivo di rivitalizzare un'area con prevalenza di popolazione anziana, parlando di creatività, di processi che generano idee, argomenti di attrazione per le menti giovani del territorio, spesso pronte a lasciare la comunità in cerca di realtà più dinamiche.
Un capitolo del citato studio “Effetto festival”, voluto da Melley, è dedicato proprio al festival di Sarzana, dimostrando che dopo otto anni dalla sua nascita, ha creato un indotto su diverse filiere produttive (servizi di accoglienza, biblioteche e librerie, consumi culturali...), arricchendo l’economia, ma soprattutto la popolazione in termini formativi. Questa dichiarazione di Giulia Cogoli, direttore artistico, descrive bene la visione: “Secondo me, in Italia, esiste un forte desiderio di approfondimento culturale che solo in minima parte è soddisfatto. Nella TV pare essere scomparso, il mondo universitario è molto chiuso per chi non vi partecipa e quest'esigenza è parzialmente soddisfatta dalla rete. Abbiamo un problema, però, quando a questo fattore si unisce un bisogno di confronto e di partecipazione fisica, condivisione che è venuta meno con la crisi di valori politici che in un modo o nell'altro assorbivano tale necessità, con l'assenza di riunioni, confronto forte fino alla fine degli anni 80. Il ruolo del festival è doppio perciò: da una parte offre approfondimento culturale, dall'altra garantisce lo scambio e partecipazione umana forte della quale c'è moltissima esigenza”.
Per preparare la prima edizione è stato condotto uno studio di fattibilità, con obiettivi di qualità e sostenibilità: l'area più favorevole è risultata il Comune di Sarzana, rispetto al capoluogo La Spezia, troppo poco a misura d'uomo. Fondazione Cassa di Risparmio ha bypassato logiche istituzionali per la ricerca delle migliori condizioni per il pubblico e la fruibilità, proponendosi direttamente al Comune, che ha accolto di buon grado coinvolgendo le associazioni di categoria. La Società Città di Sarzana-Itinerari Culturali S.c.r.l. riunisce i due soci - Fondazione e Comune - nel condiviso impegno della gestione del festival, per il quale erogano i contributi necessari. Melley manifesta un cambio di prospettiva in queste parole: “io lo chiamo la trasformazione da sponsor a investitore culturale, piuttosto impegnativa perché ha obbligato le Fondazioni ad assumersi una responsabilità diretta sull’efficacia dell’iniziativa, andando ben oltre alla visibilità immediata che interessa allo sponsor. L’investitore invece assume una responsabilità di un risultato e quindi sulle proprie spalle poi sconta il successo, l’insuccesso, la ricaduta più o meno di quella iniziativa”.
La prospettiva è quella della progettazione partecipata e della condivisione con il territorio, attraverso le assemblee aperte. Fondazione destina annualmente il 77% del suo patrimonio a progetti auto-prodotti, affidando la gestione all'ente strumentale Fondazione Eventi Unipersonale, no-profit, che eroga servizi necessari al buon sviluppo di eventi culturali. Con il tempo, l'ente ha sviluppato competenza anche per supportare altre Istituzioni nell'organizzazione di manifestazioni sul territorio di pertinenza.
In virtù di questa best practice, riscontrata con la fruizione personale e diretta dell'evento, il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Prof. Ivano Paci, ha invitato Giulia Cogoli a ideare un festival per la sua città. Per la cultura difficilmente risulta valida la riproposizione di format predefiniti, nonostante rechino una storia di successo: l'accettazione della comunità che li fruisce è fondamentale per la sopravvivenza stessa della manifestazione. Dunque anche per Pistoia, Cogoli ha compiuto uno studio di fattibilità per verificare la sostenibilità del Festival, ascoltando i reali bisogni della città e non solo del suo committente. Le parole del Presidente Paci trasmettono una nuova sensibilità: “é possibile attraverso il festival concorrere a creare un pensiero comune, una cultura condivisa intorno a certi problemi, aldilà poi delle preferenze che ciascuno è libero di manifestare. Manca nel nostro Paese, dove prevalgono gli individualismi, dove prevale la cultura dell'io. Se siamo dunque capaci di recuperare un po' il sentire del bene comune, ci sembra di aver dato un buon contributo alla soluzione dei problemi della comunità.”.
Per la cornice tematica Giulia Cogoli ha lavorato con lungimiranza, introducendo un nuovo contenuto non ancora approfondito nel panorama italiano e capace di dare strumenti di lettura e interpretazione della nostra quotidianità: la prospettiva della ricerca dell'antropologia culturale. Per l'ultima edizione, appena conclusa, si è parlato della pratica del dono come strumento per la costruzione delle relazioni sociali, fondamento della nascita di ogni società, citando le riflessioni dell'antropologo francese Marcel Mauss.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia ha creduto fortemente nel suo festival, sostenendolo completamente dalla nascita, con un investimento che per il 2011 si attesta sui 350mila Euro. Il Comune contribuisce in termini di logistica e risorse umane, mobilitando i suoi dipendenti, ma anche gli studenti e gli insegnanti che donano volontariamente il loro tempo ed entusiasmo per coordinare le giornate di dialogo. La progettazione dei contenuti viene condivisa fra la direzione artistica, la Fondazione e il Comune: attraverso l' assemblea pubblica, viene invitata al confronto l'intera popolazione pistoiese, con l'intento dell'assoluta trasparenza. Questo favorisce la costruzione di appartenenza del bene comune Festival. Come dichiara il Presidente Paci: “ La città aspetta l’evento Festival, al quale in qualche modo si prepara. Esso rappresenta davvero un momento di forte messa in comune di conoscenze, di interesse intorno a un tema che fa veramente da catalizzatore delle discussioni, anche dell’acquisto di libri, insomma di una serie di cose che altrimenti non si verificherebbero”.
Queste due esperienze raccontano il festival come contenitore sociale, dove tutti sono chiamati a contribuire alla sua realizzazione, dall’accoglienza dei visitatori, in qualità di ambasciatori del territorio, al dibattito collegiale sui contenuti culturali di alto livello intellettuale, nonché costruiscono percorsi di approfondimento anche a “riflettori spenti” durante l'anno, con le scuole e le associazioni locali. Le Fondazioni protagoniste dei due casi si rivelano imprescindibile “corpo intermedio” di raccordo fra gli Enti pubblici e locali e la popolazione, attivatori di dialogo e costruzione di prospettiva per i territori, esempi virtuosi di visione sostenibile.
© Riproduzione riservata
[1] Guido Guerzoni, a cura di, Effetto Festival, Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia – Fondazione Eventi, 2008; G.G., Effettofestival 2009, ibidem., 2009.