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Da spesa a investimento

  • Pubblicato il: 15/11/2017 - 10:03
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Catterina Seia

Cattedrali, santuari, pievi, chiese, musei diocesani, monasteri, biblioteche, archivi. È vastissimo l’elenco del patrimonio ecclesiastico diffuso capillarmente in Piemonte e Valle d’aosta. Luoghi carichi di storia di arte sacra, dal valore inestimabile. Beni unici e preziosi da conservare e valorizzare. Volano di evangelizzazione e cultura, ma anche opportunità di lavoro in vari ambiti. Ne è un esempio il progetto Città e Cattedrali, sviluppato per valorizzare il patrimonio ecclesiastico presente nelle due regioni. Ideato dalla Fondazione CRT e dalle Diocesi piemontesi e valdostane in collaborazione con la Regione piemonte e le soprintendenze. Investiti dal 2010 al 2015, oltre 70 milioni di euro. Dalla conservazione alla valorizzazione turistica, ora l’approccio si fonda su una prospettiva tutta nuova: il coinvolgimento delle comunità locali.
11500 chiese, 13 km lineari di archivi, 5 milioni di volumi, beni disseminati su tutto il territorio, dalle valli alpine sperdute alle grandi città della pianura”, questo è il patrimonio culturale ecclesiastico del Piemonte e Valle d’Aosta, in 17 Diocesi,  sul quale lavorano 1250 volontari e oltre cento operatori professionali. Oggi in una  rete che non ha eguali in tutto il paese e che affonda le radici in un percorso avviato nel 2005 con un significativo intervento di recupero delle 18 cattedrali del territorio. Restauri, messa in sicurezza, conservazione, azioni per una migliore consultazione sono tutte opere rese possibili anche dal significativo contributo economico offerto dai fondi 8Xmille. Questo è il progetto Città e Cattedrali, ideato dalla Fondazione CRT e dalle Diocesi piemontesi e valdostane in collaborazione con la Regione piemonte e le soprintendenze, per la conservazione e la valorizzazione dei Beni Ecclesiatici del territorio.
Nel solo periodo 2010-2015 sul territorio piemontese e valdostano sono stati attivati progetti per quasi 70 milioni di euro, di cui la metà provenienti dai fondi 8Xmille destinati, 3 milioni per la conservazione e la valorizzazioni di archivi, biblioteche e musei, un milione per il restauro di organi storici, “interventi- sottolinea Don Gianluca Popolla, incaricato regionale per il Piemonte e la Valle d’Aosta per i beni culturali ecclesiastici ed edilizia di culto, nonché direttore del museo Diocesano di Susa-, che hanno offerto un’iniezione di liquidità per il lavoro specializzato di artigiani, restauratori e professionisti. In questi ultimi anni, oltre al recupero, affinchè questa spesa diventi investimento, si stanno attivando progetti legati al mondo universitario, al terzo settore, al mondo della disabilità che offrono opportunità di lavoro soprattutto tra i giovani”. Un patrimonio storico che ha un grande valore sociale anche rispetto alle trasformazioni che investono il nostro tempo  e può aiutare a  migliorare la qualità della vita.
Per favorire il percorso auspicato da Don Popolla è necessario che anche  la valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico avvenga in modo integrato, superando la semplice conservazione fisica dei beni e l’attrattività turistica delle opere d’arte in essi contenute. Questo approccio, che  è presupposto del progetto “Città e Cattedrali”, si concentra sul coinvolgimento della comunità locale in tutte le fasi del percorso. Prendersi cura del patrimonio oggi significa investire nel capitale culturale e sociale di un territorio, promuovendone la rigenerazione, altrimenti la sua trasmissione alla prossima generazione sarà impossibile», considera don Popolla.
Infatti i beni ecclesiali sono diventati parte fondante di progetti di integrazione, come quello con Recosol (Rete comuni solidali) che promuove il dialogo tra comunità di valle e migranti, che coinvolge i giovani delle scuole superiori, oppure come la partecipazione al bando In Itiner@ della Compagnia SanPaolo per la valorizzazione del patrimonio monumentale mirando nel contempo a trasmettere i valori culturali dei luoghi coinvolti tramite l’integrazione di giovani e nuove popolazioni.
Persone e innovazione tecnologica. Il sistema di «Città e Cattedrali» si articola in 500 luoghi aperti, 15 itinerari, 16 tematiche artistiche, 9 categorie architettoniche, ed è animato dai volontari diocesani e di di associazioni laiche, vero  cuore del progetto «di comunità», ad altissimo grado di partecipazione. Ma per consentire la fruizione di luoghi preziosi non presidiati, il progetto esplora le possibilità dell’innovazione tecnologica, con un progetto pilota: la cappella di San Bernardo di Aosta a Piozzo (Cn,  Diocesi di Mondovì) e la Cappella di San Sebastiano a Giaveno (Diocesi di Torino), sono i luoghi in cui si sta sperimentando un innovativo processo di accesso automatizzato, senza presidio umano. Il percorso, a cura della Consulta Regionale per i Beni Culturali Ecclesiastici del Piemonte e della Valle d’Aosta (il tavolo al quale siedono i rappresentanti delle Diocesi, responsabili del settore, provenienti in gran parte dela mondo laico)   e della Fondazione Crt, consente di identificarsi e prenotare la visita attraverso il  www.cittaecattedrali.it.  Come racconta bene Maria Teresa Martinengo su La Stampa., “con la app per Ios e Android scaricabile sullo smartphone, in visitatore potrà quindi accedere alle Cappelle,  inquadrando il codice QR e sarà identificato tramite l’applicazione e l’ingresso della cappella, dotato di maniglione antipanico e rallentatore di chiusura, si aprirà automaticamente.  All’interno, i visitatori troveranno un sistema multimediale che, selezionata la lingua tra le quattro disponibili, illustrerà l’edificio dal punto di vista storico, artistico, devozionale. Gli aspetti artistici saranno valorizzati anche da un sistema di micro proiettori a luci mobili. Quando poi il visitatore lascerà l’edificio, la porta si chiuderà automaticamente. Un  meccanismo  molto sofisticato di controllo c rileverà le persone presenti all’interno del luogo verificandone il numero rispetto alla prenotazione, memorizzerà le facce per la sicurezza (i beni scelti non contengono beni mobili). I sensori del sistema veicoleranno ad un server centrale i dati su temperatura, umidità, vibrazioni sismiche, eventuali vandalismi o modifiche dell’affresco, allarmando in quel caso i referenti per la custodia.”  Il progetto altamente sperimentale, non destinato a sostituire l’accoglienza calda dei visitatori, può rappresentazre una strada per  rendere fruibili qui e nel resto d’Italia luoghi che oggi non possono esserlo e favorire la conservazione del patrimonio diffuso.
 
In sintesi, l’idea è quella di attivare percorsi virtuosi che permettano al patrimonio culturale ecclesiastico di tornare ad essere un incubatore di creatività e innovazione sociale.La valorizzazione di questo immenso patrimonio diventa occasione di promozione della diversità e di dialogo interculturale, rafforzando il senso di appartenenza ad una comunità, favorendo una comprensione e un rispetto maggiori tra i popoli, contribuendo a ridurre le disparità sociali, agevolando l’inclusione sociale, promuovendo il dialogo intergenerazionale”.
Sembra, come ricorda don Popolla,  che le parole di papa Francesco abbiano lasciato il segno «Questa è un’operazione sensibile che recupera la funzione “sociale” e “umana” del patrimonio culturale ecclesiastico, arricchendo di significato, di senso e di utilità la bellezza contenuta nelle chiese e nei musei d’arte sacra, a partire dalle tante opere che raccontano “storie di umanità”: tele e sculture raffiguranti genti in fuga da guerre e miserie che trovano riparo sotto ampi veli accoglienti, il perdono in un abbraccio, ferite curate, il gelo della morte rischiarato dai raggi di luce...».
 
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