Cinque anni con il SUD
Roma. Innovazione, qualità, trasparenza: termini non usuali nella retorica meridionalista.
Ma, da cinque anni a questa parte, la Fondazione con il Sud ne ha fatto la propria bandiera, operando per promuovere e potenziare le strutture immateriali per lo sviluppo sociale, civile ed economico del Meridione, in particolare delle sei regioni che rientrano nell'obiettivo prioritario 1 del Regolamento CE n. 1260 del 21 giugno 1999 (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia).
Nata nel 2006 dall’accordo tra ACRI, in rappresentanza del mondo delle fondazioni bancarie, e dal Forum del Terzo Settore, Consulta Nazionale Permanente del Volontariato presso il Forum, Convol-Conferenza Permanente Presidenti Associazioni e Federazioni Nazionali di Volontariato, Csv.net-Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, Consulta Nazionale dei Comitati di Gestione-Co.Ge., la Fondazione ha attuato una politica partecipativa fin dalla sua costituzione.
Sono infatti ben 77 le fondazioni bancarie che la sostengono, avendo versato 210 dei circa 315 milioni di euro del patrimonio iniziale, mentre i restanti 115 milioni provenivano dai fondi speciali volontariato (ex D.M. 11.09.2006). Oltre a tali risorse, nei primi anni di attività le Fondazioni aderenti hanno versato ulteriori contributi finalizzati a sostenere l’attività erogativa per oltre 122 milioni di euro. Con l’accordo nazionale Acri-Volontariato del 23.06.2010, infine, le Fondazioni si sono impegnate a continuare a versare, per il quinquennio 2010-2014, ulteriori 24,4 milioni di euro annui in conto esercizio per l’attività istituzionale della Fondazione.
Nella pressoché totale assenza di fondazioni bancarie sul territorio, che, ove presenti, sono comunque piccole ed hanno dotazione erogativa esigua, tutto questo rappresenta già di per sé un’innovazione.
Lo stesso può dirsi per la struttura operativa della Fondazione: un team giovane, presieduto da Carlo Borgomeo, per quattordici anni Presidente della Società per l’imprenditorialità giovanile, poi Amministratore delegato di Sviluppo Italia; e diretto dal giovane Pietro Ferrari Bravo, in Fondazione sin dalla nascita della stessa e proveniente da importanti esperienze nel no-profit americano (in precedenza manager della KPMG di San Francisco, e presso la Development Gateway Foundation di Washington DC, in entrambi i casi nelle attività di grantmaking internazionali).
Altrettanto innovativi sono i modelli di partecipazione ai bandi: i progetti finanziati nascono dal basso, dalle reali necessità di un territorio, e sono le associazioni di volontariato, culturali, di promozione sociale etc. a farsene catalizzatori e intermediari, aggregando una massa critica di attori sociali attorno ad un’idea, coinvolgendo semmai in secondo momento gli enti e le istituzioni pubbliche. Nasce così il concetto di «progetto esemplare», proposte che vanno dal recupero dei beni confiscati alla cura ed integrazione degli anziani non autosufficienti e dei disabili, dall’educazione dei giovani e dalla formazione di eccellenza alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico e culturale, dallo sviluppo locale alla tutela ambientale. «Tutti progetti che hanno in comune il potenziale di esemplarità espresso, cioè dei forti contenuti, una partnership ampia e rappresentativa della comunità locale – mondo non profit, istituzioni ed enti locali, privati, ecc. – e un significativo potenziale in termini di impatto sul territorio» sottolinea il Direttore Pietro Ferrari Bravo.
Un successo che testimonia come, se alla cultura si tagliano i fondi, essa riemerga comunque, vuoi come spinta alla rigenerazione urbana, o come processi di pianificazione partecipata. È il caso dell’appena inaugurato MandarInArte, un progetto di valorizzazione e del riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie nel Mezzogiorno: sui terreni confiscati a Giovanni Prestifilippo, nel palermitano, l’Associazione Acunamatata Onlus, in collaborazione con organizzazioni ed istituzioni locali, si è posta l’obiettivo di recuperare, riqualificare e valorizzare l’edificio su di essi edificato e il mandarineto che lo circonda, trasformandoli in luogo di incontro, condivisione e scambio interculturale. Gli immigrati e la popolazione locale, infatti, saranno coinvolti non soltanto nella produzione e nella lavorazione della risorsa più rappresentativa del territorio, il mandarino tardivo, ma anche nella realizzazione di spettacoli teatrali e musicali all’interno delle mura del bene confiscato.
E questo è solo uno degli ultimi progetti finanziati: si pensi che, nel quadriennio 2007-2010, ne sono stati sostenuti ben 144 (tra cui un finanziamento straordinario per l’Abruzzo a seguito del terremoto dell’aprile 2009), per oltre 59 milioni di euro, con un valore medio unitario dei contributi assegnati di circa 400.000 euro.
Convinti, inoltre, che l’infrastrutturazione sociale e la valorizzazione del bene comune rappresentino «le basi per lo sviluppo dei territori», in Fondazione hanno adottato un ulteriore strumento di partecipazione, le «fondazioni di comunità», per costituire le quali è necessario l’impegno di un’intera comunità e dei suoi principali attori socio-economici. Ad oggi ne sono state finanziate tre e nei prossimi anni si punta ad arrivare a quindici: è richiesto uno sforzo iniziale per la creazione di un capitale di base, ma, partendo dall’assunto che il coinvolgimento e la partecipazione sono fondamentali perché un progetto del genere riesca, la fondazione ritiene questo uno strumento importantissimo per la crescita e la «liberazione» di un territorio.
Tutti i progetti sono accompagnati nella loro realizzazione, non solo nel senso del tradizionale monitoraggio e controllo economico, ma vengono realmente sostenuti nel superare eventuali difficoltà di percorso e trovare anche nuove opportunità di sbocco: non è un caso che la fondazione stessa abbia simbolicamente voluto indicare la propria partecipazione allo sviluppo del meridione modificando il suo nome da fondazione «per il sud» a fondazione «con il sud».
Anche i criteri di trasparenza adottati sono alquanto inediti: la fondazione, infatti, ha vinto due anni fa l’oscar di bilancio, lo storico Premio promosso dalla Ferpi, che segnala i migliori bilanci sotto il profilo della trasparenza, della chiarezza e della completezza.
Stessa trasparenza riscontrabile sul sito internet della fondazione, dal quale è possibile scaricare tutti i bilanci annuali e i documenti programmatici e sul quale sono tempestivamente inserite le schede dei progetti finanziati. Quelli ritenuti validi ma che non è possibile finanziare, vengono comunque inseriti in una pagina appositamente dedicata, il cosiddetto “scaffale dei progetti”, a disposizione di chiunque voglia visionarli e magari prenderne in carico, parte o in toto, il sostentamento.
E infine la formazione: la fondazione investe da anni in un percorso formativo dei quadri del terzo settore, che coinvolge l’intero mondo del no-profit, «importante soprattutto perché favorisce lo scambio di esperienze e modelli e la presa di coscienza che il terzo settore, in particolare al Sud, può giocare un ruolo importante nello sviluppo», sempre secondo il direttore Ferrari Bravo.
In un momento di crisi quale quello attuale, in cui il divario nord-sud si accentua a causa delle nuove povertà e della frammentazione del tessuto civile, si deve ragionare in termini diversi sul concetto di Stato: «non più come soggetto unico nell’avviare politiche di sostegno e sviluppo sociale, quanto piuttosto pensare a un «diverso» Stato nelle politiche di welfare. Il mondo del terzo settore ha l’opportunità di porsi come attore del cambiamento e avviare processi di innovazione sociale, in un’ottica di costruzione di percorsi di welfare partecipato».
© Riproduzione riservata