Belle a fior di pelle
Milano. S’intitola «Pelle di donna» e si muove in un territorio ibrido e affascinante la mostra ideata da Martina Mazzotta e da lei curata con Pietro Bellasi, per un progetto della Fondazione Mazzotta e di Boots Laboratories, famoso marchio inglese della bellezza fondato nel 1849.
La mostra, alla Triennale dal 24 gennaio al 19 febbraio (catalogo Mazzotta), è «un progetto sperimentale e fuori dagli schemi, spiega Martina Mazzotta. Intreccia infatti astronomia e dermatologia, storia dell’arte e storia della scienza, antropologia e filosofia, psicologia della percezione e moda, storia della cosmesi e del costume, con due soli precedenti, a Londra e a Liverpool nel 2008, ma entrambi di taglio strettamente scientifico».
La mostra si compone di opere d’arte dal Settecento a oggi, con molti interventi site specific («di artisti-umanisti spesso di poca visibilità, marginali rispetto alle mode attuali ma di grande valore», continua la curatrice), e poi documenti, manoscritti, oggetti, tutti sul tema della pelle, della bellezza e dell’identità femminile.
Dopo il confronto, impressionante, fra l’epidermide e la superficie di corpi celesti, ci si inoltra alla «Scoperta della pelle», titolo di una sezione specifica, con le cere della scultrice e anatomista settecentesca Anna Morandi, si penetra nel «Paradiso dell’igiene-Inferno della pudicizia», dall’800 in poi, con oggetti e opere di Sam Shaw, Mel Ramos e John Kacere, si attraversa il «tunnel di mostri», realizzato con la Cineteca italiana di Milano e si penetra nel cuore della mostra con il «Volto della bellezza, il ruolo della pelle», che esplora il concetto di bellezza femminile nei secoli e il valore dell’incarnato: tra gli artisti rappresentati, Canova, Mucha, Redon, Alberto Martini, Man Ray, Warhol, Wesselman, ma anche i contemporanei Giuliana Cuneaz, Robert Gligorov, Abel Herrero, Andres Serrano e Yoshie Nishikawa. Documenti del Museo del Tatuaggio di Milano e foto di Lazhar Mansouri affrontano il tema «Pelle e identità». Chiudono il percorso un laboratorio scientifico interattivo e una stanza polisensoriale con opere di Bruno Munari, Karl Prantl, Pietro Pirelli e Giuseppe Penone e pezzi dall’Istituto dei Ciechi di Milano e dal Museo Tattile Anteros di Bologna.
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