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Art Bonus, eppur si muove

  • Pubblicato il: 16/11/2015 - 19:48
Autore/i: 
Rubrica: 
NORMA(T)TIVA
Articolo a cura di: 
Francesca Sereno

Dal primo gennaio 2015 è in vigore l'Art Bonus, il credito di imposta per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo. I risultati dei primi mesi della sua applicazione sono stati presentati il 21 ottobre a Roma, in una sede in perfetta linea con il tema: l'auditorium di Mecenate. Una partenza incoraggiante: 773 mecenati, 34 milioni di euro erogati, 225 enti beneficiari

 
Introdotto dall'art.1 del D.L. 31.5.2014, n. 83, «Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo», convertito con modificazioni in Legge n. 106 del 29/07/2014, l'Art Bonus1 è una normativa attesa da anni per incentivare le erogazioni liberali da parte dei privati - individui o enti, indipendentemente dalla natura e dalla forma giuridica - a sostegno della cultura e dello spettacolo e che finalmente trova applicazione.
Una manovra destinata a diventare una «pietra miliare», una «felice intuizione» del ministro Franceschini, secondo Ludovico Ortona, amministratore unico di Arcus, che gestisce gli aspetti operativi attraverso il sito www.artbonus.gov.it. Il portale, strutturato in maniera chiara e di facile consultazione, ha tra gli obiettivi principali quello di fornire le procedure per l'applicazione del credito di imposta e di favorire l'incontro tra domanda e offerta. I beneficiari pubblicano l'intervento per il quale cercano risorse, i mecenati trovano tutte le informazioni necessarie per erogare il proprio contributo. Al tempo stesso è possibile conoscere i dati (in continua evoluzione, il dato definitivo sarà noto con la dichiarazione dei redditi), su interventi da finanziare, costo complessivo dell'intervento, numero di mecenati, ammontare erogato. A supporto della promozione della misura fiscale, Arcus ha inoltre realizzato la campagna video «Art Bonus, siamo tutti mecenati».
Il ministro Franceschini, da parte sua, afferma che nonostante da più parti si auspicasse questa misura fiscale per incentivare l'intervento delle aziende, non si è assistito ad una «ressa di imprese» pronte ad erogare risorse al settore culturale.

Eppure i dati presentati non sono per nulla sconfortanti. Alla fine di ottobre sul sito erano registrati 773 mecenati che hanno erogati circa 34 milioni di euro a 225 enti beneficiari per 272 interventi.
Andando nel dettaglio i beneficiari sono stati prevalentemente i Comuni (137 che hanno raccolto 11 milioni di euro), seguiti a distanza da Mibact (27 che ha beneficiato di 662 mila euro), Teatri di tradizione (16 per 2,2 milioni di euro) e Fondazioni lirico-sinfoniche (11 per circa 15 milioni di euro).
I 773 mecenati erano così suddivisi: 567 persone fisiche, che hanno erogato quasi un milione di euro, 159 imprese, con un sostegno di 26 milioni di euro, e 47 enti, che hanno erogato 6 milioni di euro. Alcuni di essi, individui e persone giuridiche, sono noti, altri no in quanto hanno liberamente scelto di rimanere anonimi.
La maggioranza degli interventi, 190 su 272, hanno riguardato la manutenzione e il restauro di beni culturali pubblici.
Ciò che agevola l'intervento dei privati, a detta di alcuni di loro, non è soltanto lo sgravio fiscale, ma anche una procedura applicativa semplice, in controtendenza rispetto alla consueta “macchinosità” della burocrazia italiana .
Il maggiore beneficiario attualmente è la Fondazione Teatro alla Scala di Milano che ha ricevuto come erogazioni liberali più di 11 milioni di euro; al secondo posto l'Anfiteatro Arena di Verona che, per un intervento di restauro valutato sui 14 milioni, ha percepito 9 milioni di euro da Unicredit e Fondazione Cariverona.
Unicredit, presente in 17 paesi, con 140 mila dipendenti, di cui il 40% in Italia, ha deciso di investire per il recupero di un monumento simbolo del territorio in cui l'azienda è molto radicata e dove è già sostenitore della fondazione lirico-sinfonica della città. L'Arena di Verona inoltre è il terzo anfiteatro per dimensioni dopo il Colosseo e l'Anfiteatro di Capua. E l'intervento di Unicredit, a detta di Carla Mainoldi, responsabile di Group Giving, Events &Art Management, vuole «essere di stimolo per altri donatori».
Tra i maggiori beneficiari c'è anche la Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, primo iscritto al portale: per la ristrutturazione del teatro (che richiede un costo complessivo di più di 18 milioni di euro) ha raccolto 3,3 milioni di euro di erogazioni liberali. Il consigliere delegato della fondazione, Valerio Marabini, sottolinea che i risultati non arrivano a caso; da trent'anni con impegno e passione svolge il ruolo di fund raiser. L'Art Bonus ha solo avuto un effetto moltiplicatore, ma non è uno strumento passivo, perché abbia effetto «bisogna cercare personalmente i donatori, stanarli» e per questo motivo ha scritto «più di 200 lettere, effettuato 150 visite, inviato centinaia di e.mail..».
L'aspetto della promozione dell'agevolazione fiscale è ben chiaro ad alcuni sindaci, che si sono attivati per fare conoscere i loro progetti di beni culturali da valorizzare. La convinzione comune a queste amministrazioni è che l'opportunità data dal Mibact debba essere inserita nelle politiche - culturali ed economiche - della città.
Il Comune di Prato, ad esempio, nel mese di ottobre ha presentato ai cittadini cinque progetti dedicati ad altrettanti luoghi storici: Centro Pecci, Castello dell'Imperatore, Monte dei Pegni, Officina Giovani, Palazzo Martini. A partire dall'11 novembre i cittadini possono votare online il progetto più convincente sul quale verrà poi concentrata la richiesta di donazioni.
Mantova, il sindaco ha presentato l'Art bonus nella sede della Confindustria, chiaro segno di voler coinvolgere gli imprenditori. L'obiettivo ambizioso è definire un nesso diretto tra recupero ed utilizzo del patrimonio, cercando di immaginare forme di gestione inedite. Sono stati candidati tre simboli della città: Palazzo Te, Teatro Scientifico di Bibiena e Torre della Gabbia.
Un caso singolare è quello di Cinisello Balsamo, che, come afferma il suo stesso sindaco, a differenza di altri comuni non può vantare attrazioni culturali significative. L'immagine di questo comune è tendenzialmente negativa, sintetizzabile in «ambiente degradato e povertà». Ed è per questo che l'amministrazione ha scelto di rilanciare la città partendo da ciò che rappresenta il proprio orgoglio: Villa Ghirlanda, una villa storica del Seicento. Recentemente nell'edificio sono stati scoperti degli affreschi il cui restauro richiede un costo complessivo è di 166mila euro. Organizzando cene di gala, eventi in villa come spettacoli teatrali, pic nic, visite guidate è partita la campagna di raccolta fondi «Riveliamo il passato per dargli un futuro» che ad oggi è arrivata a 33 mila euro, donati da imprese e cittadini, a cui se ne devono aggiungere altri 40mila in arrivo dal principale sostenitore, l'azienda della grande distribuzione Il Gigante.
L'Art Bonus è dunque anche un'occasione di stimolo per gli enti ad organizzarsi per raccogliere risorse. La comunicazione, concordano mecenati e beneficiari, è lo strumento chiave affinché questa agevolazione fiscale raggiunga l'obiettivo di coinvolgere i privati nella valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Ma l'Art Bonus è un'opportunità se i fondi raccolti trovano destinazione immediata. Come ben sottolinea Sofia Bosco, direttore della sede di Roma del FAI, «se non si vedono risultati concreti in breve tempo, il donatore perde la fiducia». Il FAI ha attivato una campagna di raccolta fondi per l'Abbazia di Santa Maria di Cerrate, in provincia di Lecce, affidata dal 2012 all'ente dall'Amministrazione Provinciale in concessione trentennale. Attualmente l'ammontare delle erogazioni liberali ha superato i 200mila euro e già alcuni interventi di restauro sono stati attuati. Bosco sottolinea inoltre che soprattutto al Sud «il radicamento ad un bene del territorio non è esclusivamente locale, perché ci sono molte persone sparse nel mondo - magari originarie del luogo di appartenenza del bene o che hanno un particolare attaccamento a quella terra - che sono disposte a sostenerne la valorizzazione». La condizione, ovviamente, è che il progetto sia valido.
L'Art Bonus insomma invita gli operatori a cambiare mentalità, a diventare loro stessi «imprenditori»; chiedere risorse ai privati significa anche pensare a un modello di gestione dove l'aspetto scientifico-culturale si integri con quello gestionale. Inoltre, come afferma James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera, «se si vogliono più risorse dai privati, è necessario coinvolgerli maggiormente nella gestione e nella governance». Il tema genera un fervido dibattito sulle modalità di partecipazione, ad esempio a proposito di quanti privati è opportuno inserire nella governance dell'ente; risposte standard ed adeguate a tutti i casi ancora non ce ne sono, esistono però esempi virtuosi come Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino e Fondazione Palazzo Strozzi a Firenze, dove il connubio pubblico-privato ha generato risultati soddisfacenti in termini di visibilità, sostenibilità, audience.
Resta evidente l'importanza di individuare modelli di gestione in cui i privati coinvolti – aziende, enti, individui – siano portatori di interessi collettivi. I segnali ci sono.
 
 

 
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