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All'impresa familiare tessile Bonotto la Prima edizione del Premio Imprenditori della Cultura

  • Pubblicato il: 15/11/2017 - 10:02
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Rubrica: 
FONDAZIONI D'IMPRESA
Articolo a cura di: 
Cristina Casoli

Stefano Baia Curioni, presidente di Palazzo Te, ha avviato un percorso di lettura e condivisione delle grandi figure imprenditoriali del nostro paese, con la mostra in corso su Antonio Ratti. Il programma proseguirà con le figure di Arnoldo Mondadori e Adriano Olivetti e si arricchisce del Premio Imprenditori della Cultura, in collaborazione con AIDAF assegnato all’impresa tessile Bonotto, di Molvena, nota per il successo internazionale del suo modello di “Fabbrica Lenta”, che più volte abbiamo ospitato su queste colonne come fonte di grande ispirazione.

 
Mantova. Sabato 11 novembre è stata assegnata la prima edizione del  Premio Imprenditori della Cultura 2017, ideato dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, in collaborazione con il Comune,  la Confindustria Mantova  con AIDAF – Associazione Italiana delle Aziende Familiari.
Vincitrice  è l’impresa familiare del settore tessile Bonotto di Molvena (Vicenza), fondata da Luigi Bonotto nel 1912 e oggi alla quarta generazione, della quale molte volte ci siamo occupati su queste colonne, sia per l’omonima fondazioni che, in occasione dell’ingresso nel gruppo Zegna, non ha cambiato guida e DNA.
 
L’azienda Bonotto è stata premiata per aver dimostrato una nuova concezione del fare impresa, capace di includere beni comuni, azioni di sostegno a pratiche culturali nei territori e nelle comunità, alla conservazione e fruizione del patrimonio culturale, alle arti in senso generale, all’educazione, ai mestieri e alla formazione del capitale sociale condiviso. L’azienda ha saputo rafforzare la sua competitività nazionale e internazionale e la crescita delle competenze gestionali con lo sviluppo di un progetto culturale in grado di accrescere la legittimità e il riconoscimento del suo capitale simbolico e ha, inoltre, integrato l’azione interna ed esterna all’impresa con una esplicita coerenza etica e valoriale tradotta, non solo in principi, ma anche in azioni organizzative, in regole e in istituzioni capaci di far vivere i suoi valori etici e di rilanciarli nelle trasformazioni contemporanee. Nata come impresa familiare per produrre cappelli di paglia, durante gli anni ha subito una crescita anche internazionale che l’ha resa un punto di riferimento per l’industria della moda globale. Giovanni e Lorenzo Bonotto hanno ideato il concetto di “Fabbrica Lenta”, una filosofia di lavoro in grado di coniugare il recupero delle radici artigianali con una forte componente di ricerca e di sperimentazione. Un modo per opporsi alla produzione in serie a basso costo che si concretizza nell’uso di macchinari meccanici, non elettronici, privi di automatismi e nella valorizzazione dell’artigianalità.  
Questa concezione deriva da una continua osmosi con il mondo dell’arte e della cultura che caratterizza la storia dell’azienda rendendo il lavoro prima processo culturale e poi business. Infatti, per decenni, la fabbrica ha ospitato numerosi artisti Fluxus e della Poesia Concreta, Visiva e Sonora che hanno donato o realizzato appositamente alcune loro opere, dando vita a uno spazio straordinario.  Bonotto è un esempio unico di fabbrica attiva che ospita una collezione d’arte nei propri ambienti, mostrando un forte legame concettuale e fisico tra arte e industria. La Fondazione Bonotto oggi tutela e promuove questo patrimonio collaborando con le principali istituzioni italiane e internazionali, dalla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia all’Auditorium Parco della Musica di Roma, dal Centro Studi sulle Ricerche Verbovisive Internazionali “SCORE”, al Prix Littéraire Bernard Heidsieck-Centre Pompidou di Parigi.
L’idea del Premio è nata nell’ambito della mostra Il tessuto come arte: Antonio Ratti imprenditore e mecenate, la prima di una serie di esposizioni che indagheranno il rapporto tra cultura di impresa e umanesimo. Seguiranno altre due mostre, dedicate rispettivamente alle figure di Arnoldo Mondadori e Adriano Olivetti. L’intento, come dichiara il Presidente del Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te Stefano Baia Curioni, è quello di «sollecitare l’attenzione collettiva verso uomini e donne che nella nostra contemporaneità hanno saputo ripercorrere con modalità innovative ed esiti singolari il cammino del fare impresa” con forti radici culturali.
Il Premio è un riconoscimento agli uomini di impresa che hanno saputo trasformare la qualità dell’agire imprenditoriale in capacità di fare cultura a favore della comunità e del territorio, attraverso un approccio etico e valoriale;  non intende celebrare l’eccezionalità, ma mettere in luce l’eccellenza che caratterizza la quotidianità di molte realtà imprenditoriali contemporanee valorizzando progetti culturali sostenuti da imprese di piccole e medie dimensioni operanti nelle regioni della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia Romagna.  La scelta di circorscrivere la dimensione territoriale è forse l’unico neo del percorso avviato da Palazzo Te per valorizzare l’eccezionalità della storia imprenditoriale italiana.
«Se il futuro dell’economia è basato sulla cultura e sulla conoscenza» afferma il Sindaco di Mantova Mattia Palazzi «se le politiche di sviluppo di un territorio devono passare attraverso un articolato percorso di formazione delle competenze, delle visioni, della fiducia e dell’imprenditorialità, allora è evidente che la cultura intesa in senso generale e la cultura di impresa, devono trovare nuovi e numerosi momenti di intersezione e collaborazione».
La giuria che ha decretato il vincitore di questa prima edizione è composta da autorevoli studiosi di impresa, cultura e società e da rappresentanti del sistema industriale mantovano: Pierluigi Sacco, Presidente della giuria e Professore di Economia della Cultura all’Università IULM; Giulia Bianchi, responsabile sviluppo collezioni in Lubiam; Guido Corbetta, professore del dipartimento di Management e Tecnologia all’Università commerciale Luigi Bocconi; Mauro Magatti, direttore del Centre for the Anthropology of Religion and Cultural Change (ARC), Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Maurizio Migliarotti, amministratore delegato di MOL Group Italy; Carlo Zanetti, imprenditore e Presidente della Camera del Commercio di Mantova.
Il vincitore riceve in premio una riproduzione della Medaglia di Federico II, realizzata da Giovanni Pomedelli tra il 1523 e il 1530, un simbolo del territorio mantovano di cui un esemplare appartiene alla Collezione Gonzaghesca di Palazzo Te. L’opera di oreficeria presenta sul verso il volto di Federico II e la scritta “Federicus II Marchio Mantuae V” e sul recto il Monte Olimpo e la scritta “Fides”. Supportano il progetto la  Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Mantova e lo sponsor Serenissima.
 
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