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Dieci parole chiave per la nona annualità della Spinola Banna per l’Arte. Ne parliamo con Gail Cochrane

  • Pubblicato il: 23/06/2014 - 15:49
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola

Creazione. Con la presenza di Alberto Garutti al workshop breve curatoriale la storia si ripete, rinnovandosi. Fu l’artista italiano, nel 2005, il primo invitato ad inaugurare l'attività della Fondazione Spinola Banna per l’Arte, così come sarà nuovamente lui a vestire i panni di master dal 23 al 28 giugno, per stimolare riflessione e processi con una rinnovata metodologia progettuale: da workshop a collaborazione teorica tra artista e curatore. Nella Fondazione nata dall’idea di Gianluca Spinola, si ritrova una visione inusuale di società dove i valori etici, sociali e filosofici si rifanno alla platoniana idea della polis: pensiero libero, fluido e consapevole.

Coltivazione. Formazione. Riflessione. Gail Cochrane, direttore artistico, ci racconta infatti che: «giunti al suo nono anno di attività, abbiamo pensato ad uno scarto metodologico che valorizzasse il patrimonio acquisito in termini di giovani artisti ospitati - oltre 150 dall’inizio dell’attività ad oggi, di visiting professor e di risultati eccellenti conseguiti da queste sinergie. Il consueto bando di concorso è stato messo in pausa per un anno con l’intento di offrire un'ulteriore chance formativa di approfondimento alla generazione di artisti nata negli anni 80. Per questa ragione la stagione 2014 della Fondazione Spinola Banna per l'Arte è strutturata come un ritorno alle origini, che prende avvio dalle risorse umane e dal bagaglio teoretico fin qui delineato». Un nuovo tentativo di delineare processi di apprendimento professionalizzanti, una pausa fertile per fare un punto rispetto alla qualità dell’offerta formativa e alla bontà delle intenzioni e delle relazioni attivate.
Partendo da questa concezione semiotica di luogo e metodo di creazione, sono state pubblicate delle mappe concettuali che certificano l’attività 2004 – 2014 e evidenziano la visione strategica di produzione di pensiero realizzata dalla Fondazione, primo programma di residenza comprensivo di alta formazione sul panorama culturale italiano.

Inclusione. Connessione. Posizione. Le mappe giocano su segmenti e colori connessi e, raccogliendo in frame le varie tipologie di attività svolte (borse di studio, convenzioni, concorsi, mostre, talk, presentazioni, residenze artistiche e workshop), disegnano un network, una comunità inclusiva fatta di persone, città, enti sostenitori, università e istituzioni che si sono incrociate negli anni e hanno aderito attivamente ad un network in continua espansione.

Discussione. Partecipazione. Dedizione. Un posto fecondo di stimoli grazie alla pratica partecipativa, dunque, dove la scala geografica è importante per il lavoro svolto: «a Banna, forse inconsapevolmente, attività artistica e genius loci si sono ben compenetrati. Questa dinamica sarebbe stata difficile in altri posti perché non esistono le stesse stratificazioni: una corte si offre come custode del pensiero, la porta di entrata che si apre sulla campagna e libera lo sguardo sull’orizzonte, il terrazzo è – allo stesso tempo – sfondamento sull’ambiente circostante e raccoglimento nell’area interna. Avevamo l’ambizione di creare un luogo dove la riflessione potesse esser libera, lontano da categorizzazioni troppo strette. La maggioranza delle persone coinvolte hanno apprezzato di essere in questo luogo e penso sia importante la vicinanza con Torino, che ci permette di fare visite guidate a mostre, conferenze o momenti da seguire». La possibilità di ritrovare una dimensione umana ricrea un processo comunitario, il tempo restituisce una dinamica generativa di idee e progetti che spesso vanno oltre il periodo del workshop.

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