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VERSO PISTOIA 2017

  • Pubblicato il: 14/02/2016 - 13:02
Autore/i: 
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Claudio Bocci

La designazione di Pistoia a Capitale italiana della cultura per il 2017 è la rappresentazione simbolica di come sia possibile partecipare e vincere un titolo pensato per premiare, in primo luogo, la vision e la connessa qualità progettuale della politica pubblica. «Un ‘modello di città media europea che promuove la cultura e il sapere come condizione di cittadinanza». A partire dallinnovazione urbana, enzima della capitale italiana della cultura 

Il 25 gennaio scorso, con la designazione di Pistoia a Capitale italiana della cultura per il 2017 si è conclusa la prima fase del programma introdotto dal Mibact nel 2014 (d.l. 31 maggio 2014 n.83, meglio noto come Art Bonus) che ha profondamente innovato il panorama delle misure di sviluppo urbano centrate sulla cultura. Alla competizione hanno partecipato 10 città: Aquileia, Como, Ercolano, Parma, Pisa, Spoleto, Taranto, Terni, oltre a Mantova, già indicata Capitale italiana della cultura per l’anno in corso. La designazione di Pistoia che, nell’immaginario collettivo non rappresenta, a torto, una primaria destinazione turistica, costituisce la migliore rappresentazione simbolica di come sia possibile partecipare e vincere un titolo pensato per premiare, in primo luogo, la vision e la connessa qualità progettuale della politica pubblica. In effetti, la candidatura di Pistoia, guidata dal project manager Giuseppe Gherpelli, rintraccia le sue radici in un lungo lavoro che l’Amministrazione della città ha sviluppato negli ultimi anni e che è stato utilmente messo a frutto nel dossier premiato dal Mibact; il documento sottolinea la consapevole volontà di fare di Pistoia «un ‘modello di città media europea che promuove la cultura e il sapere come condizione di cittadinanza e leva della crescita, che non consuma suolo ma riconverte il patrimonio pubblico e privato attraverso processi di riqualificazione e rigenerazione urbana». Un ulteriore elemento distintivo messo in evidenza dal dossier di candidatura riguarda il capitale sociale della comunità pistoiese, ai primi posti in Italia come territorio ad alto potenziale di coesione ed integrazione sociale, riconosciuto anche a livello internazionale con l’assegnazione, prima città italiana, del Social Business City, consegnato nel 2012 dal Premio Nobel per l’economia Muhammad Yunus. Non è irrilevante, inoltre, il lavoro svolto dall’Amministrazione comunale in materia di pianificazione strategica e di progettazione integrata, dapprima attraverso un ufficio di Staff al Sindaco e, successivamente, con la costituzione di Pistoia Futura, l’organismo di marketing strategico chiamato a programmare il futuro della città, considerata nel suo ambito territoriale sovracomunale. In questa consapevole visione dello sviluppo spicca Il Ceppo, il progetto-bandiera che riguarda la rifunzionalizzazione di un antico ospedale risalente al 1277 e collocato nel quadrante nord del cuore antico della città. Il complesso progetto di rigenerazione urbana non tradirà l’antica vocazione del plesso ospedaliero che, oltre a diverse funzioni culturali e creative, ospiterà il Museo della sanità pistoiese. Il nuovo polo culturale della città, peraltro, ha appena restituito alla fruizione pubblica il fregio robbiano, la straordinaria opera in terracotta invetriata cinquecentesca di grande richiamo turistico, anche a livello internazionale. L’idea-forza, tuttavia, è quella di realizzare, nell’area del Ceppo, la Casa della Città, un osservatorio permanente sulla promozione e sulla diffusione della cultura urbana basato sulle migliori esperienze degli Urban Center europei, con una forte connotazione educativa rivolta alla cittadinanza e un radicale ripensamento delle forme organizzative dell’offerta culturale, al fine di assicurare una più estesa e qualificata fruizione a tutti i cittadini, dall’infanzia alla terza età e, in particolare alle giovani generazioni. Pistoia, riconosciuta dall’Unicef “città amica delle bambine e dei bambini” per il livello dei suoi servizi educativi, dedica grande attenzione al suo ruolo di comunità educante, in grado di garantire fin dai suoi primi mesi di vita dei suoi cittadini la trasmissione del sapere e della conoscenza come diritto di cittadinanza. Nella visione della città toscana, educazione e cultura rappresentano il fondamento di una comunità che progetta il futuro avendo memoria di sé. La partecipazione dei cittadini, peraltro, ha avuto un ruolo fondamentale anche nella elaborazione del dossier di candidatura apportando un valore aggiunto di assoluto rilievo: con le sue 323 associazioni attive in una città di 92.000 abitanti, Pistoia vanta un ragguardevole tasso di partecipazione culturale (una associazione ogni 300 abitanti) confermando un forte tasso di coesione sociale. Il dialogo tra Amministrazione e comunità cittadina si è alimentato, sin dal 2012, da tre edizioni di Leggere la città (la manifestazione ispirata all’opera del grande architetto pistoiese Giovanni Michelucci), in cui si è sviluppato un vivace confronto tra esperienze nazionali e internazionali sui processi di trasformazione delle aree urbane  e sulla città intesa come bene comune, spazio pubblico funzionale all’esercizio diffuso delle democrazia e dalla quale scaturiscono nuove idee e nuovi progetti. Il quotidiano, ampio rapporto con i cittadini ha consentito di raccogliere stimolanti spunti progettuali e di poter contare su una comunità fortemente orientata a far valere il ruolo centrale della cultura per innescare lo sviluppo economico e sociale dello spazio urbano. L’insieme di valori individuati dalla candidatura, intessuti su una solida visione dello sviluppo urbano, non è sfuggita alla Commissione ministeriale guidata dal Prof, Marco Cammelli che, in sede di aggiudicazione del titolo, non ha mancato di sottolineare i tre punti fondamentali che hanno orientato la scelta della Giuria: la qualità progettuale del dossier, la significatività del progetto e la sua sostenibilità, nella sua accezione più larga. Nel complesso, la candidatura di Pistoia, nonostante il breve tempo intercorso tra il lancio del bando e la consegna dei dossier presentate dalle città candidate, si avvicina moltissimo alle migliori pratiche dell’esperienza della Capitale europea della cultura. Il programma europeo, che tra il lancio del bando, la designazione e la realizzazione della Capitale europea della cultura lascia intercorrere circa 7 anni,  mette in luce straordinarie potenzialità di policy culturale favorendo l’introduzione di strumenti di pianificazione strategica, di progettazione integrata e di proficuo rapporto tra pubblico e privato, con esiti assai interessanti sulla riqualificazione e rigenerazione urbana, sulla crescita economica e sui processi di inclusione sociale. E’ per questo, che Federculture (anche sulla base delle riflessioni giunte da Ravello Lab – Colloqui Internazionali che nel corso degli anni ha ospitato numerose città Capitali europee della cultura), ha segnalato l’esigenza di lanciare al più presto il bando per la candidatura per il 2018, concludendo la fase sperimentale e transitoria che guarda a Matera 2019, e promuovere con altrettanta celerità il bando per la Capitale italiana della cultura per il 2020, al fine di lasciar intercorrere il tempo necessario alle città che intendono candidarsi al complesso percorso di pianificazione strategica e di progettazione integrata e partecipata che, anche nell’esperienza europea, si è dimostrata ineludibile condizione per lo sviluppo dei territori. Nel suo intervento in occasione della cerimonia di assegnazione della Capitale italiana della cultura, lo stesso Cammelli ha sottolineato come la “progettazione integrata in campo culturale non solo è possibile ma è necessaria ed proprio su questo approccio che si giocherà lo sviluppo a base culturale dei nostri sistemi locali”. Peraltro, le città delle regioni meridionali potranno presto contare sul Fondo Progettualità Culturale che, assegnando importanti risorse alla progettazione integrata di area vasta comprendente almeno 150.000 abitanti, può costituire uno strumento fondamentale per costruire candidature competitive per la nuova generazione di capitali italiane della cultura che seguirà a Matera 2019.
 
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Claudio Bocci è Direttore Federculture e Consigliere delegato Comitato Ravello Lab