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Un premio al paesaggio

  • Pubblicato il: 13/06/2013 - 19:38
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Articolo a cura di: 
Anna Follo

E’ «La rinascita dell’Alto Belice Corleonese dal recupero delle terre confiscate alla mafia», di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, il progetto scelto dalla Direzione generale per il paesaggio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per rappresentare la candidatura italiana alla terza edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa.
Il riconoscimento biennale, nato per celebrare la Convenzione Europea del Paesaggio, sottoscritta a Firenze nel 2000, invita tutti gli stati membri dell’Unione a presentare un progetto di tutela e salvaguardia del paesaggio ritenuto emblematico.
L’edizione 2010-2011 è stata vinta dal progetto italiano «Carbonia Landscape Machine», orientato alla tutela del paesaggio come patrimonio identitario, determinante per lo sviluppo sostenibile delle comunità locali.
La scelta di candidare l’associazione presieduta da Don Luigi Ciotti, impegnata dal 1995 con il progetto Libera Terra a sostenere le cooperative che si occupano di produzione agricola sulle terre confiscate alla criminalità organizzata, è stata determinata dall'eccellenza del metodo implementato, conforme ai principi e ai criteri enunciati dalla Convenzione Europea del Paesaggio: sostenibilità, esemplarità, partecipazione, sensibilizzazione.
La metodologia d’implementazione è stata riconosciuta come benchmark, dunque punto di riferimento per l’applicazione di un sistema che è esportabile e riproponibile in altri contesti a rischio di abbandono o degradati.
Come riportato nella valutazione effettuata dalla direzione generale per il paesaggio che ha deciso di candidare il progetto, i punti di forza di questa metodologia riguardano «la valorizzazione del paesaggio, con il recupero e restauro dei manufatti rurali, il ripristino di antiche colture, di tradizioni e sapienze locali. [Tutto ciò] costituisce il felice esito di un modello di attività che Libera sperimenta e propone come sostenibile, riproducibile, fondato sulla partecipazione attiva e sulla sensibilizzazione collettiva per la lotta alle mafie e alla corruzione.Le pratiche di gestione attuate nel Corleonese propongono strategie di sviluppo sostenibile efficacemente applicate anche dalle altre cooperative confederate con Libera (…) Le attività intraprese dalle cooperative sono tutte basate su criteri democratici che investono aspetti etici, economici e culturali per nuovi modelli di qualità della vita: finalità, questa, promossa dalla Convenzione Europea del Paesaggio».
In particolare le attività di restauro e recupero agricolo garantiscono la sostenibilità degli interventi di Libera. Per quanto riguarda la partecipazione il sistema di gestione democratico e orizzontale implementato nel Corleonese è prototipo per le attività svolte dalle altre cooperative confederate con Libera in altri territori. A livello di sensibilizzazione, l’esperienza imprenditoriale promossa da Libera è base di divulgazione di buone pratiche, che ha generato diverse attività formative.
Progetti di riqualifica sensibili al genius loci e al carattere identitario dei luoghi non sono estranei anche alle altre associazioni dirette da Don Ciotti, sorge immediato un confronto fra le attività di Libera e il lavoro del Gruppo Abele, impegnato in un lungo lavoro di recupero della Certosa della Mortera in Val di Susa. La Certosa ha ospitato fino agli anni ‘90 la comunità di clausura delle monache certosine; il Gruppo Abele ha rispettato la natura di questo luogo e dal 2011 lo ha trasformato in luogo di riflessione e convergenza. Secondo Don Ciotti, «ci sono luoghi dove convergono molte strade. Non animate vie cittadine, o autostrade su cui sfrecciano migliaia di automobili, ma percorsi più sotterranei: di senso e di vita. La Certosa Gruppo Abele è uno di questi luoghi (…) Per quasi 500 anni questo stupendo complesso nei boschi sopra Avigliana è stato un’oasi di silenzio, contemplazione e preghiera. Un autentico ponte fra terra e cielo».
Dal settembre 2011 la Certosa, di proprietà di REAM SCGR - ente strumentale della Fondazione CRT per il socially responsabile investing - è stato trasformato in un campus con 90 posti letto e un auditorium per ospitare percorsi di educazione e workshop.
I progetti guidati da Don Ciotti vanno da nord e sud, ma sono accomunati dalla sensibilità nell'ascolto delle esigenze del territorio e dall'implementazione di metodologie capaci di fare scuola e diventare metro di riferimento per altre realtà.

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