Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Tutto su Renoir

  • Pubblicato il: 22/10/2013 - 16:25
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Raffaella Roddolo

Torino. Dopo le ballerine di Degas, les femmes di Renoir. Grazie all’accordo siglato tra la Fondazione Torino Musei, il Musée d’Orsay e Skira, che lo scorso anno aveva portato le danzatrici di Degas alla Promotrice di Torino, dal 23 ottobre al 23 febbraio la Gam - Galleria Civica d’Arte moderna e contemporanea dedica una grande retrospettiva a Pierre-Auguste Renoir (1841-1919), con una sessantina di opere in prestito dai parigini Musée d’Orsay e Musée de l’Orangerie. I due curatori, Riccardo Passoni, vicedirettore della Gam, e Sylvie Patry, conservatore capo del Musée d’Orsay, hanno scelto un percorso tematico che si propone al contempo come rassegna esaustiva della carriera dell’artista, scandita in nove sezioni: «L’età della Bohème», ovvero gli anni all’Ecole des Beaux-Arts, ritratti di amici e due dei primi nudi («Il ragazzo con il gatto», 1868, e «Femme demi-nue couchée: la rose», 1872 ca); «Nous adorons les femmes de Renoir» (Proust), galleria di ritratti femminili tra cui «Madame Darras» (1868 ca) e «Madame Georges Charpentier» (1876-77); La «recherche heureuse du côté moderne» (Zola), sui nuovi divertimenti en plein air dei parigini («La balançoire», 1876, «Danse à la campagne» e «Danse à la ville», 1883); «Le métier de paysagiste», che documenta il viaggio ad Algeri del 1881 e la passione per il lungosenna, ma anche per il paesaggio della Costa Azzurra ammirato gli ultimi anni dalla tenuta «Les Collettes» a Cagnes-sur-Mer. Nella sezione «Infanzia» è esposto il «Ritratto del figlio Pierre» (1885), delle collezioni Gam, acquistato nel 1952 su interessamento di Lionello Venturi, dopo che, ricorda Passoni «il direttore, Vittorio Viale, si era lasciato sfuggire l’acquisto di una Bagnante». Seguono le sale dedicate alla musica («Les jeunes filles au piano», dal titolo del primo dipinto di Renoir, 1892, a entrare nelle collezioni di un museo francese ed esposto a Torino accanto, tra gli altri, a «Yvonne e Christine Lerolle al piano» del 1897-98 ca), ai fiori («Beau comme un tableau de fleurs»), e al nudo («Le nu, forme indispensable de l’art») con «Grand nu» (1907), «La toilette (Donna che si pettina)» (1907-08), «Odalisque dormant» (1915-17).
La chiusura è affidata a «Le bagnanti» (1918- 19), emblematico delle ricerche effettuate dall’artista alla fine della sua vita, quando, con le dita ormai deformate dall’artrite reumatoide, confidava all’amico Matisse: «Il dolore passa, la bellezza resta. Non morrò sino a che non avrò completato il mio capolavoro». L’ultimo decennio di vita di Renoir è segnato anche dalla sua partecipazione alla Biennale di Venezia, nel 1910, come ricorda Riccardo Passoni, che ha dedicato all’argomento il suo contributo in catalogo (Skira): «Ho indagato le reazioni degli artisti italiani che visitarono la monografica di Renoir alla Biennale veneziana del 1910. Il maestro francese era presente con ben 37 opere e diversi artisti che pur avevano maturato scelte avanguardiste manifestarono un assenso fortissimo nei confronti della sua pittura, rammentandone l’impressione ricevuta anche a distanza di anni. Boccioni lo ricordava ancora nel 1916, ma non dimentichiamo Soffici, Carrà, Morandi e De Chirico, che scrive di Renoir nel 1920 e nel 1930 avrà la sua svolta renoiriana».
© Riproduzione riservata