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A tutto Isgrò

  • Pubblicato il: 14/02/2014 - 15:12
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Federico Castelli Gattinara e Silvia Mazza
Emilio Isgrò davanti al suo «Seme d'arancia»

Roma. Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, Me, 1937) attivo dagli anni Sessanta e stranoto per le sue «Cancellature», è stato eletto artista dell’anno da Radio3, il canale culturale di Radio Rai. Si tratta di un’iniziativa inaugurata nel 2010 con Carla Accardi e proseguita anno dopo anno con Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone e William Kentridge. Poliedrico e indisciplinato, come lo ha definito Ferruccio de Bortoli, Isgrò sta passando un momento di grande visibilità, con mostre e partecipazioni importanti tra cui l’antologica alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma (chiusa lo scorso 6 ottobre), fino alla proclamazione di Radio3 che ha già fruttato intere pagine delle sue ironiche e inquietanti «Cancellature» sui maggiori quotidiani nazionali (un gesto, diventato la sua cifra espressiva, nato nel 1962 facendo l’editing a un testo di Giovanni Comisso, «un mare di cancellature, sono parole sue, il cui peso era più forte delle parole»). Per tutto l’anno una sua «Italia cancellata» servirà da logo ai programmi e alla comunicazione di Radio3 la quale, a sua volta, permette di seguire da vicino tutte le attività dell’artista.
Intanto, dopo le accese polemiche degli ultime anni (cfr. n. 328, feb. ’13, p. 2), l’11 gennaio (per concludersi il 21 marzo) è partito il restauro del «Seme d’arancia», la sua scultura di oltre sei metri di altezza voluta e realizzata come simbolo di un nuovo corso per Barcellona Pozzo di Gotto, città natale di Isgrò e una delle località più tormentate della Sicilia, donata dall’artista nel 1998 e gravemente danneggiata dal tempo e da atti vandalici. Nell’ambito del progetto «Visioni contemporanee», con il cantiere si avvia un percorso partecipato, affidato a Marco Bazzini, già direttore del Centro Pecci di Prato. L’intervento prevede il ripristino della finitura superficiale della scultura che non svolge più la sua funzione estetica e protettiva.

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da Il Giornale dell'Arte numero 339, febbraio 2014