Storie da collezione. Arte, aging e neurodiversità
Il progetto della Fondazione Credito Bergamasco e del Banco Popolare, dimostra come sia possibile trasformare il patrimonio artistico in uno strumento accessibile e inclusivo dedicato alla cura delle persone e al benessere sociale. Partendo dagli anziani e dai bambini portatori di neurodiversità, realizzando nuove narrazioni, sia come auto-racconto che come strumento di partecipazione
Quando si parla di patrimonio artistico, welfare sociale e innovazione culturale, la sfida più grande, oggi, è trovare le giuste connessioni: virtuose, sostenibili e generatrici di valore per più soggetti possibili. Possibilmente replicabili.
Il progetto Storie da Collezione va in questa direzione. All’origine c’è la consapevolezza che i patrimoni storico-artistici hanno un ruolo sempre più evidente sia da un punto di vista culturale – come aggregatori di identità e memoria – sia da un punto di vista socio-economico, in termini di capacità di attrazione, di creazione di coesione e benessere sociale e di stimolo concreto alle attività di produzione creativa di un territorio.
Per ogni Istituzione le domande sulla missione paiono essere: a quali bisogni risponde la programmazione culturale e quale impatto nel supporto della crescita culturale, sociale, scientifica e quindi anche economica, di un territorio? Quale ruolo viene attribuito al patrimonio acquisito?
Il progetto Storie da Collezione è nato da una riflessione sulle potenzialità sociali del patrimonio storico-artistico e in particolare delle collezioni. Da tre anni ha preso avvio una sperimentazione che porta avanti una visione e una pratica precise: vede coinvolti una collezione d’arte privata – quella della Fondazione Credito Bergamasco e Banco Popolare – e alcune comunità di persone speciali come gli anziani che vivono nelle Case di Riposo e bambini e ragazzi affetti da neurodiversità.
La Fondazione non solo mette a disposizione il patrimonio ma, di fatto, ricopre un ruolo molto attivo che riguarda la progettazione e il coordinamento del progetto, così come l’ideazione e la visione su cui si è sviluppato.
L’idea nasce dalla convinzione che l’arte sia un dispositivo di attivazione, sociale e culturale, capace di aumentare la qualità di vita e il benessere delle persone in generale, ancor di più se si rivolge a comunità particolari, dove è necessaria una cura maggiore. A completare l’impostazione, il progetto riconosce un ruolo centrale alla narrazione, sia intesa come attività di racconto (e auto-racconto) sia come strumento di partecipazione. Lo sviluppo dell’idea ha portato alla realizzazione di un modello di progettazione preciso: un gruppo di opere, appartenenti alla collezione d’arte della Fondazione Credito Bergamasco e Banco Popolare, è stato scelto per diventate parte di una serie di piccole mostre, poi ospitate in diverse Case di Riposo del territorio lombardo e veneto e al Polo Scientifico di Bosisio Parini (LC) dedicato allo studio e alla riabilitazione funzionale delle neurodiversità in età evolutiva.
Tutte le esposizioni del progetto sono inaugurate al pubblico interno ed esterno. In queste occasioni, le opere sono presentate al pubblico interno con modalità specifiche orientate a facilitarne la comprensione, e al pubblico esterno - parenti, amici, operatori ma anche pubblico generico – interessato a visitare le mostra. Ogni esposizione dura circa due mesi. In questo periodo sono organizzati i workshop di taglio narrativo che rappresentano la particolarità più innovativa del progetto: laboratori in cui si è sperimentato con successo un metodo di fruizione focalizzato sulla persona e sulla sua storia di vita, messa in relazione con le opere d’arte esposte.
L’idea fondante del progetto Storie da Collezione è quella di creare un incontro fra una collezione d’arte e un gruppo persone su un piano completamente nuovo. Ciò che si offre ai partecipanti non è una conoscenza dell’opera, nelle sue caratteristiche storiografiche o iconografiche: quello che si propone è la possibilità di creare una connessine personale, responsive si direbbe oggi, con la collezione. Ogni partecipante sceglie un’opera e la associa liberamente a una storia, un ricordo, un aspetto della propria vita, offrendo a tutti questo racconto.
In questo passaggio, ricoprono un ruolo fondamentale le figure di facilitazione che attivano i workshop, presentano le opere come inneschi e aiutano le persone a entrare in contatto con alcune caratteristiche: un colore, un volto, un paesaggio, un’emozione prevalente. Quello che accade è una risposta fortissima da parte dei partecipanti che dimostra come sia trasversale e primario il bisogno di accedere a contenuti artistici, indipendentemente dall’estrazione culturale e sociale e dai diversi livelli di alfabetizzazione – si pensi alle comunità di anziani geograficamente più particolari come quelle delle zone di montagna – a cui si associa il bisogno, altrettanto vitale, di raccontarsi e di condividere la propria vita.
A valle di ogni workshop, sono realizzate delle pubblicazioni che raccolgono i racconti di ogni partecipante e l’opera a cui sono associati. Queste pubblicazioni sono presentate alla conclusione della mostra, in plenaria con tutti i partecipanti e i loro famigliari. Questo momento è molto importante perché rappresenta una nuova condivisone: si riascolta la propria storia, dentro una cornice comune, e si consolida il senso di appartenere a una comunità in cui rispecchiarsi e trovare conforto.
La collezione assume, quindi, il valore di attivatrice di memoria e identità, stimola e ingaggia la comunità facendo emergere il patrimonio di storie di vita di ognuno. Si condividono ricordi, luoghi, nomi, volti, esperienze ed emozioni che, insieme, compongono un’altra collezione – di storie – preziosa e unica quanto quella rappresentata dalle opere d’arte a cui sono ispirate. In questo modo, non solo la collezione d’arte continua ad essere una delle espressioni più alte del concetto di patrimonio, ma diventa dispositivo di active ageing attraverso la forma del racconto, in cui memoria, cultura e valori si intrecciano completamente.
Le storie che nascono direttamente dalle persone – prima in forma orale e poi scritta – sono caratterizzate da contenuti personali e universali che diventano patrimonio di tutta la comunità. Offrire la propria storia di vita, grande o piccola che sembri, proprio quando sta sfuggendo, è un grande atto d’amore, per se stessi e per chi ci sta accanto; è un atto che rende ricco chi offre e chi riceve. Questo il senso della parola benessere sociale che si crea e rimane in queste comunità.
Alle edizioni svolte nelle Case di Riposo, si aggiunge quella realizzata con i ragazzi del Polo Bosisio Parini, che ha inaugurato una nuova strada e vinto la sfida di portare l’idea in un contesto molto particolare. Di fatto, rappresenta il primo progetto in cui, all’interno dello stesso percorso, l’arte è diventata qualcosa di accessibile e, in virtù di questo, attivatrice della vita emotiva e delle competenze relazionali di ragazzi con disabilità di diverso tipo, che compromettono le loro capacità cognitive, talvolta, anche in modo grave. In questo caso i workshop sono stati co-progettati con il personale della struttura dando vita a una metodologia inedita. La risposta dei partecipanti è stata intensa e significativa, tanto da considerare questa esperienza solo la prima tappa di un percorso più lungo.
Storie da Collezione, oggi, rappresenta una modalità concreta che le Fondazioni e le imprese, le Istituzioni culturali in genere hanno a disposizione per valorizzare il loro patrimonio: attivare, o riattivare, la propria collezione d’arte e viverla secondo nuove logiche di intervento; aggiungere al lavoro conservativo – che rimane necessario e fondamentale – un impegno creativo, che si faccia interprete di partecipazione e coinvolgimento dei pubblici a cui far vivere esperienze di fruizione con opere di taglio generativo dedicate alla cura e al benessere.
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Per informazioni:
www.storiedacollezione.info
AA.VV., Storie da Collezione, L’arte e la narrazione come dispositivi di attivazione sociale e culturale, Libri Aparte, Bergamo 2014.