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Sesso e design in Triennale. Se c’è Eros piacciono di più

  • Pubblicato il: 11/01/2013 - 20:15
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Articolo a cura di: 
Alba Cappellieri
Jemima Stehli

Milano. Che il design sia radicalmente cambiato rispetto a quello dei padri fondatori è un dato di fatto, non fosse altro perché più di altre discipline del progetto subisce le sterzate dello spirito del tempo. Non più circoscritto ai perimetri definiti e limpidi del prodotto e finalmente libero dai rigidi dogmi del razionalismo, il design è finalmente consapevole del ruolo culturale che è chiamato ad assolvere, e per questo si avvia ad affrontare le questioni ontologiche che attraversano le nostre esistenze: dalla morte all’ambiente, dal tempo al corpo, dalla religione al denaro. Sesso incluso.

Il Triennale Design Museum dedica al rapporto tra sesso e design una mostra importante e sofisticata tanto nella forma quanto nei contenuti, che con notevole lungimiranza e senza cedere a facili sensazionalismi o stranezze esasperate anticipa una riflessione approfondita sul ruolo del design nella cultura contemporanea.
≪Capita, a volte, che gli oggetti parlino il linguaggio del sesso≫, afferma la curatrice Silvana Annicchiarico, ≪capita che lo evochino, lo alludano, lo invochino. Non lo fanno con la frequenza e con la quotidianità con cui lo facevano nella Grecia classica o nell’antica Roma, ma il fantasma del sesso nel design contemporaneo è molto più presente di quanto i sostenitori del funzionalismo e del razionalismo modernista non siano disposti ad ammettere. La sessualità s’incorpora nelle cose, genera forme, mette in circolo senso e ne fa strumento di conoscenza. Per chi le progetta, ma anche per chi le usa. Questa mostra non vuole essere né una mostra sull’erotismo né sulla sessualità. Ha piuttosto l’ambizione di essere una mostra che studia come il sesso si deposita negli oggetti di uso quotidiano≫.

Il sesso cui si fa riferimento non e quello goliardico e voyeuritisco ma quello vitale, sacrale e portatore di vita, che stabilisce relazioni tra corpi e oggetti e viceversa. Grande protagonista e qui il corpo e i suoi segreti. Corpi enigmatici o allusivi come quelli che affollavano le ossessioni oniriche di Carlo Mollino, ironici e naturali come nelle foto di Ettore Sottsass, morbidi e insolenti come quelli di Piero Fornasetti. Cuore della mostra è l’Atlante anatomico del corpo erotico reificato, che rintraccia radici storiche, mitiche e antropologiche per arrivare fino ai giorni nostri, con circa 300 fra reperti archeologici, disegni, fotografie, oggetti d’uso e opere di artisti e designer internazionali. Una selezione ampia e sfaccettata che include dai vasi etruschi a figure rosse agli amuleti fallici di epoca romana, dal divano «Mae West» di Salvador Dalí fino al sorprendente e provocatorio «The Great Wall of Vagina» di Jamie McCartney, formato dai calchi dei genitali di 400 donne. L’Atlante disegna una geografia sofisticata e poco consueta. A ragione, Annicchiarico ci fa notare che  siamo reduci da una cultura razionalista che ha espulso qualsiasi elemento organico, ludico e naturalistico ed e pertanto arrivato il momento di fare i conti con Eros, uno dei fantasmi più esasperati, ma al contempo più rimossi, della contemporaneità. La parte più emozionante della mostra sono le installazioni site specific affidate a otto progettisti internazionali: Andrea Branzi, Nacho Carbonell, Nigel Coates, Matali Crasset, Lapo Lani, Nendo, Italo Rota e Betony Vernon. Otto visioni molto diverse, capaci d’indagare con linguaggi eterogenei le sfumature di Eros. Da non perdere l’opera di Nendo che ha cercato≪il momento in cui eros e design s’intrecciano in quel piacere spirituale fornito dal contatto con un oggetto≫. Ci riesce presentando vasi membrana candidi e sottilissimi che un ventilatore fa vibrare, tremuli e instabili come il desiderio. Il contraltare di questo erotismo impalpabile e rarefatto e dato dalla natura lussureggiante e prosperosa del giardino di Italo Rota, un Eden a manovella che ci avvolge nella sua oscurità e densità. Qui ognuno e libero di perdersi, perché, come sostiene Gaetano Pesce, ≪Sex is perhaps the catalyst behind all progress. Love is its crowing glory and disappointment its destiny.

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da Il Giornale dell'Architettura, numero 112, gennaio 2013