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Servizio civile: un modello italiano per l’Europa

  • Pubblicato il: 15/03/2015 - 21:37
Autore/i: 
Rubrica: 
DOVE OSA L'INNOVAZIONE
Articolo a cura di: 
Luca Martelli

Nei prossimi giorni è attesa l’uscita del nuovo bando per il Servizio Civile Nazionale che attiverà nel 2015 36.000[1] posti. Si tratta dell’impiego di volontari più significativo dal 2006, quando ne furono avviati 46.000 e segna una forte discontinuità con gli ultimi 9 anni, un periodo di incertezze e di forti riduzioni ai finanziamenti.
Quando parliamo di servizio civile, ci riferiamo a progetti di volontariato, in cui nel 2014 sono stati inseriti circa 12.000 giovani, impegnati per un monte ore annuale di circa 1.400 ore, a fronte di una retribuzione di 433,80 euro mensili. Sono donne e uomini tra i 18 e i 28 anni; li vedete prestare servizio nei laboratori per disabili, incontrandoli nella sezione storica di una biblioteca o all’accoglienza in un museo, spesso senza capire quale sia il loro ruolo o forse incuriositi dalla loro età. Eppure il servizio civile raccoglie un’esperienza che viene da lontano e che riporta a lotte per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza: un lungo percorso che dall’Italia unitaria arriva, faticosamente, al 1998 quando la legge 230 ne riconosce la dimensione di scelta soggettiva. Il servizio militare obbligatorio verrà abolito nel gennaio del 2005, e una nuova legge la numero 64 del 6 marzo 2001 cercherà di ripensare l’obiezione in termini contemporanei, trovando una sintesi tra le motivazioni portate dai primi obiettori e i rischi legati ad una routine forzata che un servizio alternativo alla leva aveva evidenziato negli ultimi anni di coscrizione.
Dal primo bando, attivato nel dicembre del 2001, più di 300.000[2] giovani hanno scelto volontariamente di prestare un anno di servizio presso enti pubblici, organizzazioni non governative e cooperative sociali, impegnandosi nell’assistenza (l’ambito che raccoglie il maggior numero di progetti) nella promozione culturale, nell’ambiente o nel servizio civile all’estero.
Per comprendere l’evoluzione di questa esperienza va ricordato come in questi 14 anni siano profondamente cambiati il mondo delle politiche giovanili ed il mercato del lavoro.
Dopo i primi bandi che faticavano a coprire i posti a disposizione, accanto a motivazioni etiche ed esperienziali, con la complicità della crisi, il servizio civile ha gradualmente ampliato la sua appetibilità non solo come integrazione al reddito, ma come ricerca sempre più consapevole di formazione, competenze, orientamento: basti pensare alla possibilità, in molti casi unica, di lavorare un anno presso enti pubblici (archivi, musei, biblioteche, parchi, consorzi socio-assistenziali) che da tempo hanno interrotto (o fortemente ridimensionato) politiche attive di assunzione dei giovani.
Un interesse che non va ascritto solamente alla crisi. Negli anni il Servizio Civile Nazionale ha sviluppato un format con specifiche attività di monitoraggio e una selezione sempre più competitiva, con una graduatoria pubblica e procedure che portano gli enti accreditati - in Italia sono circa 3.000-, a selezionare i giovani con colloqui individuali e di gruppo. Un percorso in cui vengono erogate due tipologie di formazione, una specifica, legata al progetto e all’ambito di attività, e una generale, pensata per non depotenziare la mission etica, normativa e storica del servizio.
In questa direzione, va sottolineato come 11 Regioni italiane[3] abbiano scelto di applicare nella Garanzia Giovani, il piano europeo pensato per contrastare la disoccupazione giovanile, misure di empowerment legate a modelli organizzativi e gestionali propri del servizio civile che hanno portato all’attivazione di circa 5.000 posti della durata di un anno.
A partire dal 2001, in un passaparola di esperienze tra pari età, il servizio civile ha progressivamente rafforzato la sua immagine, come dimostra una recente ricerca promossa dall’Istituto Toniolo, in collaborazione con l’Università Cattolica, che vede il 79,5% dei giovani italiani under 30 considerare favorevolmente il Servizio Civile Universale, un’esperienza futuribile, ancora in fase di definizione, che guarda all’Europa e riduce il periodo di servizio (8 mesi), denotando però una conoscenza minima dell’esperienza nazionale nel suo insieme (meno del 10% lo conosce bene e il 35% ne ha sentito parlare vagamente)[4]. Una conoscenza del servizio civile che risulta ancora poco diffusa, ma che va messa in relazione ai dati elaborati dall’Ufficio Nazionale e riferibili ad una costante crescita delle richieste, arrivata nel 2013 a 6 domande per posto disponibile.
In questo clima l’aumento delle risorse stanziate a livello nazionale e la proposta avanzata dall’Italia durante il semestre di presidenza per la creazione di un nuovo servizio civile europeo, mettono il nostro Paese nelle condizioni di poter esercitare una leadership nella sperimentazione di un progetto internazionale: un’opportunità sostenuta dalla Commissione Europea con il finanziamento di un primo progetto pilota[5].
Così dopo un periodo di difficoltà, un modello italiano viene rilanciato, evitando la dispersione di un patrimonio organizzativo costruito negli anni e capace di reinventarsi continuamente nonostante i pesanti tagli di risorse.
Un servizio civile rigenerato guarda al futuro con maggiore fiducia potendo finalmente ambire ai cambiamenti che ne dovranno qualificare ulteriormente l’azione in termini di programmazione, formazione, valutazione, riconoscimento delle competenze.
Nel nuovo corso italiano si aprono nuovi scenari di intervento e i progetti legati al patrimonio artistico e alla promozione culturale, il 30% dell’attività totale[6], rappresentano uno strumento innovativo per costruire reti, condividere esperienze, mettere a sistema eccellenze didattiche in partenariati misti, formati da musei, associazioni di volontariato, cooperative sociali.
Il recente bando organizzato con Expo[7] dimostra come il servizio civile possa dialogare in maniera più dinamica con grandi eventi, ritagliandosi un proprio spazio nella programmazione culturale italiana.
La necessità di ampliare gli ambiti di co-progettazione coinvolgendo enti pubblici ed aziende e la possibilità di ripartire il finanziamento tra una pluralità di soggetti beneficiari degli interventi, determineranno lo sviluppo futuro del servizio civile, che visti i numeri del 2015, si candida ad essere un percorso di cittadinanza attiva e di esperienza professionalizzante per migliaia di giovani.
 
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Luca Martelli è project manager, consulente per beni e servizi culturali; nel 2007 è co-fondatore della cooperativa sociale Aurive
 
 
 

[1] Biella D., Servizio civile, entro due settimane il bando nazionale da 36mila posti, in «Vita», 2 marzo 2015.

[2] Dati elaborati dall’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, www.serviziocivile.gov.it/menusx/servizio-civile-nazionale/scn-in-cifre/....

[3] Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Molise.

[4] “Il 79,5% dei giovani promuove il Servizio Civile Universale”, in «Vita», 20 gennaio 2015, www.vita.it/it/article/2015/01/20/il-795-dei-giovani-promuove-il-servizi....

[5] Si tratta di “IVO4ALL”. Il progetto partito all’inizio di febbraio ed affidato ai governi di Italia, Francia e Germania, con altri quattro paesi osservatori (Repubblica Ceca, Lettonia, Regno Unito e Lussemburgo) si propone di favorire l’internazionalizzazione dei sistemi nazionali di volontariato e di individuare misure per garantire parità di accesso a tutti i giovani con minori opportunità.

[6] Dati relativi alla progettazione 2013 del Servizio Civile Nazionale.

[7] 140 giovani verranno selezionati per un bando straordinario inserito nelle iniziative di Expo 2015, con l’obiettivo di promuovere il dialogo dei paesi ospiti nei cluster tematici e la partecipazione della società civile.