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Servizi aggiuntivi, tutto da rifare

  • Pubblicato il: 17/03/2013 - 12:39
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NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Edek Osser

Roma. L’Autorità di Vigilanza sui Contratti pubblici di lavori, servizi  e forniture ha bocciato i bandi di gara per i servizi al pubblico dei musei e siti archeologici (bookshop, caffetterie, biglietterie, ristoranti ecc.) lanciati dal Mibac nel giugno 2010. In oltre due anni, delle 23 gare previste soltanto due sono andate in porto (Ravenna e Paestum); tutte le altre sono state annullate, ritirate o bloccate dai Tribunali Amministrativi Regionali. Tra queste, le concessioni per i maggiori musei e siti italiani, quelli di Roma, Napoli, Pompei, Firenze, che rappresentano la metà del valore complessivo di tutte le concessioni previste : ben 335 milioni di euro su un totale di 675 per 66 siti.
Fin dall’inizio era sembrato che i bandi varati dal Ministero fossero in contrasto con una serie di norme sui Contratti pubblici. La censura dell’Autorità non è dunque una decisione inaspettata e accoglie i ricorsi presentati fin dall’inizio da Confcultura. Il nuovo direttore generale della Valorizzazione del Mibac, Anna Maria Buzzi, sta già lavorando alla riscrittura dei bandi. Dopo la censura ha dichiarato: «Terremo in debita considerazione i rilievi dell’Autorità di vigilanza che  condivido in parte». Ora è urgente uscire da uno stallo che ha reso insostenibile la situazione di concessionari dei servizi e soprintendenze: quasi tutte le concessioni sono infatti scadute, alcune da anni, si lavora attraverso una serie di proroghe, a rischio di «danno erariale». È inoltre evidente che lo stallo ha bloccato qualunque investimento nei servizi museali delle imprese che li gestiscono. Anzi, lo stato di provvisorietà e di incertezza in cui si trovano a operare ha provocato un loro progressivo peggioramento. Una crisi nella crisi: proprio i servizi al pubblico, ristoro, bookshop ecc. avrebbero dovuto aiutare i musei con una accoglienza migliore per adeguarsi alle richieste di milioni di visitatori. Tutto questo non ha certo favorito la «collaborazione tra pubblico e privato» che era parso lo slogan più citato per superare la difficilissima situazione dei nostri beni culturali.
da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 16 marzo 2013