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Quando il museo ospita la “Fondazione”

  • Pubblicato il: 05/12/2011 - 08:54
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Anna Follo
Logo Museo Carlo Zauli

Faenza. E’ al Museo Zauli che la Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio di Faenza incontra la città per presentare le proprie linee programmatiche 2012-2014. Una scelta che evidenzia come il Museo sia riconosciuto come un punto di elaborazione e confronto e come la collaborazione tra fondazioni e istituzioni culturali stia diventando sempre più sistematica ed integrata.
Alberto Morini, presidente della Fondazione di origine bancaria conferma l’impegno verso la  collettività faentina,  sottolineando nel contempo come la progettualità debba confrontarsi con la brusca frenata dell’economia nazionale. Le stime del Documento di economia e finanza per il periodo 2011-2014 sono state riviste al ribasso (http://www.fondazionemontefaenza.it/Inside.cfm?area=PROGRAMMAZIONE&sezio...) "nel triennio 2012-2014, una stima prudenziale indica in c.a. €180.000/230.000 per ogni singolo anno, il livello delle risorse per l’attività istituzionale, in linea con quello stimato dell’esercizio 2011, ridottosi sensibilmente (…) a seguito dei minori dividendi percepiti dalla società bancaria conferitaria.(…), l’attuale difficile situazione congiunturale induce ad una previsione di massima cautela.”
Il peggioramento del ciclo economico potrebbe portare alla necessità di un forte sostegno del “sociale” (Settore Famiglia e valori connessi) con tagli agli altri settori che nel passato hanno ricevuto importanti sostegni. Vengono dichiarate con chiarezza le nuove modalità di intervento: incrementare la cooperazione con la banca conferitaria,  evitare dispersione degli interventi, incentivare iniziative con connotazione progettuale definita,  soluzioni di cofinanziamento, ispirate a criteri pluriennali.  Lo strumento del bando, che presenta ottimi risultati nella  progettualità  della domanda, sarà rafforzato e si porrà un  freno alle erogazioni ripetitive, di fatto una voce fissa delle entrate del beneficiario.
Presentarsi in un museo, esprime la volontà di continuare ad investire in cultura.

E a  Matteo Zauli, direttore del Museo, chiediamo quale relazione si è sviluppata tra la Fondazione e il Museo?

Nell’ultimo decennio il rapporto si è evoluto, configurandosi in  un sostegno continuo, via via sempre più importante nello sviluppo dei nostri progetti. Da una iniziale dazione economica destinata al mantenimento dello spazio, la collaborazione è divenuta progettuale con un orientamento verso la formazione, dei creativi e del pubblico:residenze d’artista, attività di educazione sono elementi forti di un percorso condiviso. Credo che la Fondazione ci abbia scelto per questa occasione in primis perché rappresentiamo, in sintesi, l’innovazione nella storia, la trasformazione nella continuità: questo luogo ospitava la produzione d’arte del proprio tempo cinquant’anni fa, come trenta e come oggi, seppure in una veste ovviamente molto diversa.

La serata ha coinvolto il food designer Zenzero Zelante e del complesso jazz Enrico Ronzani Trio, artisti che riflettono i  campi di ricerca del Museo Zauli che ha all’attivo incontri come “Il Gusto dell’Arte” e il progetto “Notturni”. .  Quali le ragioni di questa contaminazione?

Sono giovani espressioni eccellenti del nostro territorio, simbolo di una delle finalità principali del Museo: creare presupposti, accendere scintille per una creatività diffusa e opportunità per i giovani artisti che hanno scelto la nostra città per vivere e sviluppare il proprio talento. Grazie al Festival dell’arte contemporanea abbiamo ospitato i grandi protagonisti del nostro tempo. Concepiamo il nostro museo infatti come un luogo di approfondimento della cultura contemporanea in senso più ampio possibile, anche se ovviamente la crisi economica imporrà una definizione delle priorità.

Dal 2003 portate avanti il progetto di “Residenza d’Artista” che impegna artisti contemporanei d‘eccellenza- quali in passato Eva Marisaldi, Mathieu Mercier, Sislej Xhafa e Alberto Garutti- a misurarsi con il medium della ceramica, risorsa del territorio, dispositivo non utilizzato frequentemente nel tempo presente. Quali sono i  risultati del percorso e gli sviluppi futuri?

Risultati sorprendenti. La formula, che unisce artista e studenti d’arte e design nellaa realizzazione di  progetti in ceramica, permette ai ragazzi di conoscere in profondità e quindi capire veramente l’opera e il processo creativo di ogni artista invitato. Si creano così in modo molto rapido i presupposti per l’apprendimento. Le opere prodotte tendono ad allargare a dismisura le prospettive della ceramica stessa. E sempre più artisti, notiamo, vogliono sperimentale un materiale duttile, ma ricco di personalità propria, antico ma ancora ricchissimo di ipotesi future, sia accettando con entusiasmo i nostri inviti in residenza, sia commissionandoci nuovi lavori.
Questi anni di lavoro hanno dimostrato come il lascito fondamentale di ogni residenza è l’incontro con l’artista, più che l’opera prodotta, e non escludiamo di percorrere nuove vie, ampliando gli inviti a livello internazionale, anche- e proprio perché siamo- in momenti di crisi.

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