Palaexpo inventa una nuova chiamata ai Privati
Roma. Un milione e mezzo di visitatori per il 2012, sono i numeri dell’agglomerato Palazzo delle Esposizioni (PdE), Scuderie del Quirinale e la Casa del Jazz, le istituzioni culturali gestite dall’Azienda Speciale Palaexpo, ente strumentale di Roma Capitale.
Un complesso che macina un budget annuo di 20 milioni di euro, coperto per la metà dal Comune di Roma e con 4 milioni assicurati da Fondazione Roma ancora per tutto il 2013, nonostante le dimissioni di Emmanuele Emanuele dalla Presidenza, arrivate questa estate.
Un budget sostanzioso, se confrontato con i mezzi delle altre Istituzioni museali nazionali, che ha fatto più volte pensare al Comune di ridimensionare il suo impegno e percorrere la strada per una liberalizzazione, che ha destato non poche polemiche.
Abbiamo parlato con l’Avv Michele Gerace, 30 anni, il più giovane membro del Consiglio di Amministrazione, Presidente, l’Osservatorio sulle Strategie Europee per la Crescita e l’Occupazione[1], della sfida che apre il PdE, che partirà a breve con una call for proposals.
Obiettivo ambizioso introdurre un progetto di gestione della programmazione culturale «mista» pubblico-privato, basata sulla partecipazione, per favorire l’emersione di idee dalla «classe creativa emergente» della società civile e garantire la costante apertura del PdE per il pubblico. Vediamo di cosa si tratta nella sostanza.
Lei è sceso in campo con considerazioni sulla strategia europea. Cosa pensa dell'approccio dell'Unione sulle tematiche culturali?
Ritengo abbia tratti schizofrenici. Da una parte si dibatte per l’introduzione del nuovo piano di stanziamenti sotto il nome di Europa Creativa. Dall’altra, a livello di Piano Nazionale di Riforma, PNR, che annualmente i Paesi membri devono inoltrare all’Unione Europea, non compare in alcun capitolo strategico la parola «Cultura».
Ultimo limite della nostra azione in riferimento a Bruxelles, è che noi bussiamo alle porte, ciascuno per se stesso. Non c’è un coordinamento di forze, mentre Paesi come la Germania risultano più efficaci perchè fanno sistema e si presentano compatti con una sola voce.
La Cultura genera valore economico ed è anti-ciclica rispetto ad altri settori manifatturieri. Peccato che la sua integrazione nei piani di sviluppo sia ancora lontana da venire. Noi, con PdE, vogliamo portare il nostro piccolo e locale contributo.
Quale?
L’ Azienda Speciale Palaexpo rappresenta un caso: 100% pubblica, con un socio unico che è Roma Capitale, è un’Azienda che programma la propria offerta culturale in forza di un budget che supera i 20 milioni di euro, che vuole stare sul mercato con le proprie gambe.
Il contributo comunale, variabile tra il 35-45% del volume di spesa (del quale solo il 17% è destinata al costo del personale) raggiunge il 100%, grazie all'incoming delle nostre attività. Questo ha permesso il rinnovo della fiducia e del sostegno dell’Amministrazione pubblica.
Da tempo abbiamo avviato public-private partnerships assieme a chi ha ritenuto di voler condividere con a noi l’offerta culturale. Da questo ci siamo ispirati, per lavorare su una call for proposals.
In cosa consiste la call for proposals ?
È una chiamata rivolta a tutto quel sistema di imprese ed enti cooperativi culturali, che possono esprimere il loro elevato tasso creativo ed innovativo, proponendoci progetti espositivi.
Il banditore sarà un partner che, assieme a noi, vorrà promuovere la call for proposals.
Noi mettiamo a disposizione gli spazi del Palazzo per i partner, che, facendosi carico della sostenibilità del progetto, potranno produrre eventi culturali al nostro interno anche nel periodo estivo, dove più alta e' la concentrazioni di turisti a Roma, ma che attualmente vede il PdE chiuso. Il partner potrà romuovere ed esportatare il progetto espositivo su scala internazionale. Noi rimaniamo il «trampolino di lancio».
Quando si attiverà il progetto e con che modalità?
Per ora stiamo incontrando potenziali partner. Non abbiamo un concept specifico, ma costruiremo un tema dialogando con gli attori coinvolti, definendo assieme ogni dettaglio.
Unico vincolo è che i nostri partner non impongano eventi di natura commerciale, ma mantengano un profilo istituzionale in favore della Cultura. Ovviamente stiamo cercando profili di enti che credano che la Cultura sia un investimento e non un costo. Invece che partire da una nostra idea espositiva, offriamo lo spazio e il nostro know how per un’idea che provenga dalla società civile, dalla galassia dei tanti creativi che non sempre trovano cittadinanza nei luoghi espositivi istituzionali.
Siamo dunque una forma pilota di gestione mista, con collaborazione pubblico/privato a favore della società, stimolando la partecipazione attiva nella programmazione culturale e più estesamente, nella vita culturale della città e del Paese.
Anticipiamo un modello di politica culturale basato sulla partecipazione attiva, perché no, di E – governance della cultura, per lo sviluppo delle politiche culturali nel quadro dello sviluppo economico.
PdE ha una struttura organizzativa eccellente, ricettiva e aperta alle innovazioni.
Che rapporto con le altre istituzioni romane?
Contiamo che la call diventi uno stimolo per altre Istituzioni, verso una congiunta collaborazione. Con le più importanti istituzioni culturali vorremmo lavorare su una programmazione pluriennale per garantire opportunità per tutti senza sovrapposizioni, per dare valore ad ogni inziativa senza disperdere energie nella difesa del proprio operato.
Speriamo che la call divenga paradigma di un genius loci. Di un nuovo modo di intendere la cultura, aprendo ad una gestione gestione partecipata down to the top come questa. La nostra idea è definire i partner entro febbraio o marzo per lanciare la call e avere un primo progetto a fine luglio.
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