Omaggio ai maestri
Milano. Erano gli anni Settanta quando Luigi Ghirri (1943-92), fotografo, docente e curatore, ideò il progetto ambizioso di rileggere il paesaggio italiano, profondamente trasformato dalla ricostruzione postbellica ma ancora fedele in molti luoghi all’immagine rurale del passato, segnata ma non sfregiata dalla mano dell’uomo.
Coinvolse nell’impresa 19 fotografi in gran parte italiani (Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Gianantonio Battistella, Vincenzo Castella, Andrea Cavazzuti, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Vittore Fossati, Carlo Garzia, Guido Guidi, Shelley Hill, Mimmo Jodice, Gianni Leone, Claude Nori, Umberto Sartorello, Mario Tinelli, Ernesto Tuliozi, Fulvio Ventura, Cuchi White), molti dei quali poi diventati veri maestri, chiedendo loro di documentare anche il «paesaggio umano» della nostra terra. Senza enfasi né retorica ma con profonda empatia, essi composero una mappa dell’Italia del tempo, ignorando deliberatamente il «pittoresco» o il «monumentale » per puntare su realtà semplici e quotidiane. Le loro immagini radicalmente nuove, che diedero il via alla scuola italiana di paesaggio, furono esposte nel 1984 alla Pinacoteca di Bari e riunite nel volume Viaggio in Italia (Il Quadrante). Oggi quelle 200 fotografie datate dal 1972 al 1983 sono fra i tesori del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, che, nel ventennale della morte di Ghirri, ne espone 100, restaurate dal Mibac con la Direzione generale per il paesaggio, belle arti, architettura e arti contemporanee. La mostra, curata da Roberta Valtorta, si apre l’11 luglio in Triennale (fino al 26 agosto) ed è accompagnata dalle immagini di Giovanna Calvenzi della mostra di Bari e dal film di Maurizio Magri «Viaggio in Italia. I fotografi vent’anni dopo» prodotto dal MuFoCo nel 2004 e oggi ristampato. In contemporanea, con Johan & Levi Editore, Triennale presenta fino al 26 agosto un’altra mostra da non perdere: «Ugo Mulas. Esposizioni dalle biennali a vitalità del negativo», a cura di Archivio Mulas e Giuliano Sergio. Vi sono riunite 120 opere, molte inedite, che documentano la prodigiosa felicità di rapporto di Mulas (1928-73) con l’arte contemporanea.
Dalle Biennali di Venezia degli anni Cinquanta con i loro protagonisti, alle immagini scattate nei grandi musei del mondo, dalle opere di «Sculture in città» (la mostra del 1962 a Spoleto a cura di Giovanni Carandente) alle residenze dei collezionisti americani, fino a «Vitalità del negativo », la storica mostra organizzata da Graziella Lonardi Buontempo (Roma, 1970), le fotografie di Mulas regalano l’emozione di rivivere al meglio la grande arte di quegli anni (cfr. n. 209, mag. ’11, pp. 49 e 50).
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da Il Giornale dell'Arte numero 322, luglio 2012