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Luoghi e paesaggi «per sempre, per tutti»

  • Pubblicato il: 14/05/2015 - 18:02
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI PER LA CULTURA
Articolo a cura di: 
Francesca Sereno

Come valorizzare il patrimonio culturale? Il XIX Convegno Nazionale del FAI (Fondo Ambiente Italiano) del 17 aprile scorso ha fornito spunti interessanti da casi virtuosi. Con un filo conduttore: rendere l'arte e la cultura accessibile e comprensibile, a partire dai cittadini
 
 
 
Il XIX Convegno Nazionale del FAI - Fondo Ambiente Italiano, intitolato «Per sempre, per tutti», è stata l'occasione per riflettere sul significato che possono assumere la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale italiano, uscendo finalmente dal cliché fuorviante  della «cultura petrolio d'Italia».
 
Parola di un’organizzazione che da 40 anni promuove «una cultura di rispetto della natura, dell'arte, della storia e delle tradizioni d’Italia» recuperando, restaurando e aprendo al pubblico importanti testimonianze del patrimonio artistico e naturalistico italiano, ricevute tramite donazione, eredità o comodato.
Il principio ispiratore è che la tutela del patrimonio «è parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità», alimenta il senso di appartenenza al proprio territorio e di conseguenza la condivisione e il rispetto di valori e principi.
 
Il nostro è un Paese dove si fatica a sentirsi parte di una comunità e a condividere il bene comune.  Palazzo Teti Maffuccini, a Santa Maria Capua Vetere, dove nel 1860 vi alloggiò Garibaldi e fu sottoscritta la resa dei borbonici, ne è emblema. Oggi questo edificio versa nel degrado più totale. All'esterno, soffocato dal cemento, circondato da rifiuti e con la facciata transennata; all'interno, infissi divelti e solai sfondati, affreschi devastati dall'umidità. Finito nelle mani di cosche mafiose a cui poi fu confiscato, qualche anno fa fu annunciata la sua destinazione a museo del Risorgimento, progetto di cui non si è più parlato. Il degrado del palazzo rappresenta un esempio di resa di fronte alla tutela di una testimonianza delle origini dell'unità del nostro Paese.
 
Per fortuna esistono modelli virtuosi di recupero e valorizzazione di beni con impatti positivi sia sul paesaggio che sulla comunità.
Uno di questi è l'Abbazia di San Fruttuoso a Camogli del X secolo, dal 1983 uno dei beni architettonici del FAI, grazie alla donazione dei proprietari Frank e Orietta Pogson Doria Pamphilj. Le opere di restauro hanno consentito il ripristino dell'assetto originario del Chiostro, dell'Abbazia, delle tombe dei Doria e della Sala capitolare. Oltre alla visita all'Abbazia, raggiungibile solo via mare, è possibile soggiornare nella foresteria, accedere alla spiaggetta sottostante, scoprire prodotti tipici ed artigianali della Liguria, partecipare ad iniziative promosse dal FAI come concerti di musica classica e leggera. E' diventato un luogo incantevole, molto apprezzato dai visitatori locali e dai turisti, con certificato di eccellenza su Trip Advisor.
 
A Tivoli il FAI ha recuperato e riaperto al pubblico nel 2005 Villa Gregoriana, un'area naturale di grande valore storico e paesaggistico tra la sponda destra dell'Aniene e l'antica acropoli romana, prima di allora una vera e propria discarica a cielo aperto. Visitare il parco, a detta di alcuni, significa «capire il territorio di Tivoli», che non contempla solo le famose Villa Adriana e Villa d'Este. Con la guida dei volontari del FAI, che con entusiasmo raccontano la storia del luogo e quello che è stato fatto, è possibile passeggiare in una valle incantata, tra cascate, grotte e vedute mozzafiato. Ma anche seguire con loro i lavori di manutenzione ordinaria, le potature e le diverse lavorazioni, sperimentando una conoscenza del verde non solo teorica ma pratica.
 
 
Un altro esempio virtuoso è la Reggia di Venaria Reale che grazie all'imponente restauro da 200 milioni di euro di fondi nazionali ed europei, concluso nel 2007, è stato trasformato da rudere a motore di economia e splendore. Nel 2011 la Reggia è stata visitata da 950mila persone, rendendolo il quinto sito museale italiano più visitato. Secondo un'indagine Ispo, un Italiano su tre  la conosce, la ama, vorrebbe visitarla. Senz’altro ha influito una promozione mirata a raggiungere e stupire anche quei target tendenzialmente poco inclini alla visita di luoghi storico-artistici: film, spot televisivi come quello andato in onda su Sky, che promuoveva l’avvio del campionato di calcio tra gli stucchi mozzafiato della Galleria di Diana, pubblicità delle collezioni d’alta moda, gli Mtv Digital Days. Senza contare il primo esperimento di sonorizzazione di un capolavoro, sempre la Galleria di Diana, intrapreso da Brian Eno due anni fa. E con il crescere dei visitatori negli anni, è cresciuta del 12% anche l’occupazione.
 
La sensibilizzazione del pubblico è un tema molto caro anche a Piero Angela che, insieme a Paco Lanciano, ha ideato e condotto il progetto Foro di Augusto. 2000 anni dopo: un viaggio nel tempo attraverso una ricostruzione storica e multimediale, promossa da Roma Capitale e prodotta da Zètema Progetto Cultura. Il progetto, a detta di Piero Angela, è costato 820mila euro al comune che ha chiesto un prestito alle banche, rientrato in breve tempo con gli incassi.
Grazie a filmati e ricostruzioni che mostrano i luoghi così come si presentavano nell’antica Roma e alla voce di Piero Angela, trasmessa da un’audio-guida in 8 lingue oltre l’italiano (italiano, inglese, francese, russo, spagnolo, tedesco, cinese e giapponese), è possibile rivivere i Fori da un'angolazione totalmente differente e suggestiva: una rappresentazione emozionante ed allo stesso tempo ricca di informazioni dal grande rigore storico e scientifico.
Nel 2014, primo anno dell'iniziativa, si sono svolte 563 repliche con 110.000 spettatori. Tale successo ha creato le condizioni per ripetere l'iniziativa anche nel 2015 e per intraprendere un nuovo viaggio all’interno dei Fori Imperiali, passeggiando tra i resti del Foro di Cesare: il pubblico potrà accedere all’area archeologica dopo aver attraversato la galleria sotterranea dei Fori Imperiali, aperta per la prima volta dopo gli scavi del secolo scorso.
 
Riscoprire il proprio patrimonio culturale significa anche coinvolgere la comunità locale e rivitalizzare il senso di appartenenza al proprio territorio. E' questa convinzione che ha guidato la costituzione della Fondazione Archeologica Canosina (FAC) nel 1993 a Canosa, con l'intento di promuovere ogni iniziativa affinché la storica località fosse dotata di un'adeguata struttura museale a carattere nazionale, superando la frammentazione dell'offerta dei suoi siti archeologici. La FAC ha avviato dagli esordi collaborazioni con le istituzioni pubbliche, arrivando a siglare nel 2009 con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza ai Beni archeologici della Puglia e il Comune di Canosa, il «Protocollo d’intesa» per la gestione di tutte le aree archeologiche del territorio di Canosa.
In particolare la FAC gestisce la manutenzione ordinaria, i servizi agli utenti (apertura, informazione ed accoglienza, logistica della fruizione), la promozione dell'offerta culturale.
La fondazione è passata dai 17 soci iniziali agli attuali 1200. Ma il vero successo, come afferma il presidente Sabino Silvestri, è «avere cambiato la mentalità dei cittadini che portano i loro amici a visitare la nostra storia. L'archeologia non è più un fastidio, ma un occasione di sviluppo».  Tra gli obiettivi raggiunti: il sostegno della Banca di Credito Cooperativo per il restauro di alcuni monumenti, la sponsorizzazione di alcune pubblicazioni da parte di aziende, inoltre all'interno del progetto della Regione Puglia «Adotta un monumento», 3 adozioni su 42 sono del territorio canosino.
 
Un altro caso di recupero di un bene culturale con un occhio di riguardo alla comunità locale è Palazzo Strozzi a Firenze, uno dei più bei palazzi rinascimentali italiani. Di proprietà della famiglia Strozzi, nel 1937 venne acquistato dall'Istituto Nazionale delle Assicurazioni, restaurato e successivamente ceduto allo Stato nel 1999.
La Fondazione Palazzo Strozzi è stata istituita nel luglio 2006 dal Comune, dalla Provincia, dalla Camera di Commercio e da un’Associazione di partner privati con lo scopo di gestire gli spazi comuni di Palazzo Strozzi.  Fin dal suo avvio, la fondazione ha dichiarato in modo chiaro che la sua missione era «non solo mostre», considerate uno strumento per raggiungere l’obiettivo principale: aiutare Firenze a diventare una città contemporanea e dinamica, incentivando turismo di qualità, una maggiore crescita economica e una qualità della vita migliore per i suoi cittadini. Come afferma il direttore Arturo Galansino «Respiro globale (portare a Firenze mostre internazionali) – Agire locale (fare entrare i cittadini)».  All’interno degli spazi del Piano Nobile e della Strozzina vengono organizzate esposizioni d’arte che spaziano dall’arte antica al Rinascimento fino all’epoca moderna e all’arte contemporanea. Completano l’offerta una mostra permanente dedicata a Palazzo Strozzi, il caffè e il museumshop che si affacciano sul cortile rinascimentale, luogo in cui vengono organizzati concerti, performance, installazioni di arte contemporanea, spettacoli teatrali e molto altro.I risultati sono notevoli. Il 2014 è stato un anno record: una crescita del 70% dei visitatori, arrivati complessivamente a quota 370mila, grazie a 3 mostre, altre 4 iniziative e 39 appuntamenti culturali. Meno di un terzo delle risorse deriva da finanziamenti pubblici, il resto da Ente Cassa di Risparmio di Firenze, fonti private e risorse proprie. (cfr. in questo numero, Non ereditiamo il mondo dai nostri padri ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli).
Anche l'arte contemporanea può contribuire al benessere delle comunità, se non attraverso il recupero delle proprie radici, come strumento per migliorare luoghi e paesaggi. Un'esperienza interessante in tal senso è quella dei Nouveaux Commanditaires, adottato nel 1991 dalla Fondation de France di Parigi, che ha raccolto la sfida di dare voce ai cittadini. I cittadini che hanno necessità le esprimono ad un mediatore che ne parla ad un'artista. L'artista, sulla base dei bisogni sociali emersi, realizza un intervento artistico.
E' così che Ettore Spalletti con l'opera «Salle des départs» reinterpreta nel 1996 l’obitorio dell’ospedale Raymond Poincaré a Garches, alle porte di Parigi,  offrendo «all’ultimo saluto» un ambiente intimo e privo di simboli religiosi. Michelangelo Pistoletto ha creato il Lieu de recueillement et de prières pluriconfessionnel presso l'Institut Paoli-Calmettes, centro regionale della lotta e della ricerca sul cancro di Marsiglia. Ad oggi si contano 235 interventi in Europa che spaziano da giardini a centri sportivi, da strade a spazi culturali, e così via. In Italia il modello dei «Nuovi Committenti» è promosso dalla Fondazione Olivetti in Italia, che collabora con la Fondation de France e le associazioni di mediatori francesi e belghe che lo applicano.
 
L'elenco di esperienze significative potrebbe ancora proseguire e servirebbe ulteriormente a confermare che la valorizzazione del patrimonio culturale assume una valenza importante nel recupero di memoria e di identità di una collettività, alimentando senso di appartenenza al proprio territorio. Ma anche l'arte contemporanea crea valore per la comunità quando è in grado di ispirare nuove soluzioni alle esigenze delle persone. In fondo tutta l'arte è stata contemporanea nel proprio tempo.