La suggestione della memoria in un archivio
Pieve Santo Stefano (AR). Un visionario, oltre che giornalista della vecchia scuola, scrittore e giramondo: questo era Saverio Tutino, ideatore e realizzatore di un progetto che ha del poetico, nostalgico, romantico e nello stesso tempo una grande valenza documentaristica di estrema attualità, l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, fondato nel 1984 e dal 1991 riconosciuto come Fondazione.
C’è del pathos anche nella storia della sede ospitante, il paesino di Pieve, quasi al confine tra Toscana, Umbria e Romagna, oggi «Città del diario»: pare che si trovasse proprio sulla linea gotica durante la seconda guerra mondiale e che per questo sia stato raso al suolo dai tedeschi nel 1944 e ricostruito dagli abitanti nel dopoguerra. Un paese che aveva perso la sua memoria e che ha voluto per questo ospitare la memoria collettiva che scaturisce dai diari raccolti nell’archivio.
Come funziona: la sede del municipio di Pieve ospita un archivio pubblico che raccoglie scritti di gente comune in cui si riflette, in varie forme, la vita di tutti e la storia d’Italia. Si tratta di diari, epistolari, memorie autobiografiche, che hanno costituito una vera e propria casa della memoria: nel corso degli anni sono stati raccolti circa 7000 documenti, tra diari, lettere, memorie etc.
Uno dei momenti più intensi è sicuramente quello che riguarda la memoria contadina di Clelia Marchi, scritta su un lenzuolo matrimoniale: una contadina di Poggio Rusco ha scritto la storia della sua vita in un lenzuolo del corredo, largo più di due metri e, riga per riga ha raccontato il lavoro nei campi e il grande amore per il suo Anteo: «Le lenzuola non le posso più consumare col marito e allora ho pensato di adoperarle per scrivere». Un’opera straordinaria divenuta simbolo dell’Archivio dei diari, alla quale è dedicata una stanza nel Palazzo Pretorio dove è possibile navigare tra le righe scritte da Clelia, grazie alla tecnologia touchscreen.
Ovviamente molteplici sono le iniziative che si sono succedute nel corso di questi quasi trent’anni di attività, in primis il premio per la pubblicazione di scritture autobiografiche, il Premio Pieve, che ha fortemente incentivato la raccolta documentaria.
E poi collaborazioni con il mondo televisivo e cinematografico, che ha sovente attinto alle fonti documentarie per trarre spunti per sceneggiature: spicca l’incontro con Nanni Moretti, che ha portato alla realizzazione del ciclo I Diari della Sacher.
E ancora uno spettacolo teatrale realizzato da Mario Perrotta per portare in giro per l’Italia il testo tratto da Il paese dei diari.
Le sezioni materialmente più corpose dell’archivio sono quelle dedicate alle migrazioni, degli italiani all’estero e quelle più recenti dei migranti che arrivano nel nostro paese per sfuggire a persecuzioni e guerre. Anche i conflitti mondiali hanno lasciato delle tracce molto forti in questa raccolta.
Esistono poi delle sezioni in qualche modo più ludiche, come quelle delle scritture adolescenziali degli anni ’80-90, sovente raccolte nelle mitiche Smemoranda!
Ma, dato che i tempi cambiano e le modalità di fruizione anche, con l’avvento delle nuove tecnologie anche l’archivio ha deciso di adeguarsi alla modernità ed ha iniziato un progetto di digitalizzazione dell’intera raccolta, grazie al contributo della Fondazione Telecom che ha fortemente creduto nell’idea delle Impronte digitali, al punto da realizzare un suggestivo video-racconto per promuoverlo.
Le tre fasi del progetto, che dovrebbe concludersi nel 2016, porteranno alla completa digitalizzazione e relativa possibilità di fruizione dell’archivio da qualunque utente in ogni angolo del pianeta. Le attività di comunicazione comprendono anche la diffusione dell’iniziativa attraverso la modalità dello storytelling, il racconto, come medium per la diffusione al grande pubblico, in special modo via social network.
«Si tratta di un salto di qualità enorme, che mette innanzitutto al riparo dalla deperibilità i materiali costituenti la raccolta, e ne consente un più ampio, potenzialmente illimitato, utilizzo. Inoltre, grazie ad accordi con il Ministero per i Beni Culturali e la Regione Toscana, il progetto sta crescendo sempre più e acquista maggiore visibilità ed importanza» precisa il Direttore scientifico dell’archivio, prof. Camillo Brezzi.
«Altro progetto in corso - aggiunge il Direttore - è la collana Storie Italiane, edita da Il Mulino, che ha già pubblicato 12 volumi: si tratta di diari o antologie tematiche, come ad esempio i due volumi curati da due storici che raccontano rispettivamente l’epoca del boom economico e la guerra civile del ’43-’45. Libri a pieno titolo considerabili come testi storici, ma che, essendo privi di note, sono anche una piacevole lettura.
A settembre, inoltre, sarà inaugurato un piccolo museo del diario, che consentirà al visitatore una fruizione esperienziale differente, oltre alle mostre tematiche già periodicamente allestite nella sede attuale.
Tutto questo si inquadra anche nell’ottica della promozione del territorio in questione, attraverso la Memory Route, progetto realizzato dall'Archivio dei diari in collaborazione con il Comune di Terranuova Bracciolini e la Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari, come percorso turistico per la provincia di Arezzo sul filo della memoria.
Infine, tra le attività attualmente in corso c’è da segnalare un interessante progetto di Mail Art, tenuto dall’artista Maria Zamboni, che utilizza uno dei più longevi movimenti artistici della storia, basato sullo scambio di messaggi creativi in forma di lettere, buste, cartoline postali, collage, poesia visiva, libri d’artista e persino oggetti tridimensionali: un'arte che non viene creata per essere collocata in un museo o per essere mercificata, bensì arte spontanea che viene scambiata gratuitamente senza fini di lucro. Il prossimo anno, nell’occasione del trentennale, ci sarà una chiamata alle arti per i mail artisti di tutto il mondo.
Per chiunque volesse mettere a disposizione il proprio diario, non resta che seguire le procedure indicate sul sito: un grande lavoro per mantenere viva la memoria collettiva del nostro paese.
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