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La freccia nell'Arco è la ripresa

  • Pubblicato il: 28/02/2014 - 14:00
Autore/i: 
Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Roberta Bosco

Madrid. In generale questa edizione di ARCOmadrid sarà ricordata come quella della ripresa, anche se per i galleristi spagnoli resterà sempre quella della «finta riduzione dell’Iva».
L’Italia, invece, non solo è riuscita a mantenere una presenza importante, ma ha anche stabilito un record. Infatti, in trentatré edizioni della fiera madrilena non ci sono state mai tante gallerie italiane in un programma curatoriale, ben sei delle ventisei che Manuel Segade ha selezionato per Opening. «Torniamo a Milano soddisfatte per gli ottimi nuovi contatti, ma anche per le vendite di una scultura e un disegno del giovane Andrea Romano», assicura Valentina Suma della galleria Fluxia, una delle new entries con le siciliane Collicaligreggi di Catania e La Veronica di Modica. Quest’ultima ha suscitato grande interesse con uno stand interamente dedicato al progetto «Lavorare per un mondo senza povertà» di Adelita Husni-Bey, che riassume in una serie d’immagini la comparazione incrociata di statistiche fornite dalle grandi organizzazioni finanziarie internazionali che normalmente non sono mai messe in relazione, come il livello di competitività e il tasso di suicidio o le percentuali della spesa pubblica destinate all’educazione e alla difesa. La serie di sei immagini costa 14mila euro, ma si vendono anche separatamente.
Particolarmente elogiata la proposta della bolognese P420 con uno stand che pur essendo molto concettuale, non rinunciava all’attenzione formale, con sculture di Paolo Icaro e una mini retrospettiva di Irma Blank, artista tedesca che libera la scrittura dal giogo del significato, eliminando prima la leggibilità e l’aspetto semantico e poi anche la forma, mantenendo la relazione solo nello strumento, la Bic che usa nei suoi ultimi lavori.
Salvo l’inusuale presenza italiana, che come d’abitudine più che vendere ha stabilito buoni contatti e riscosso molto interesse, non ci sono state particolari sorprese e come sempre ognuno vive la fiera secondo quanto ha ottenuto e quante mostre è riuscito a «combinare» per i suoi artisti.
La buona notizia è che è stata chiaramente l’ARCO della ripresa, più ottimista e tranquilla, nonostante il «pasticciaccio» dell’Iva. «La presunta riduzione dell’Iva è una truffa. Sembra un modo di risolvere i problemi cancellando i galleristi dal sistema dell’arte e spingendo gli artisti a vendere direttamente le loro opere ai collezionisti che in questo modo subiscono un'aliquota del 10% anziché del 21%», affermava, riassumendo un’opinione generale, Tony Estrany della barcellonese Estrany de la Mota che l’anno scorso non ha partecipato alla fiera come forma di protesta contro la disparità di trattamento tra le gallerie madrilene e tutte le altre, ma in particolar modo quelle provenienti da altre regioni della Spagna.
Gli acquisti istituzionali, che hanno salvato la fiera negli ultimi anni, non sono mancati, ma in questa edizione il ritmo l'hanno segnato i 300 collezionisti privati invitati dal direttore di ARCO, Carlos Urroz, che ha destinato agli inviti di questi potenziali acquirenti un milione dei 4.5 del budget 2014. Per quanto riguarda le istituzioni, rappresentate da 150 tra direttori di musei, biennali e collezioni, basta basarsi sul Museo Reina Sofía di Madrid, il transatlantico dell’arte contemporanea spagnola, che nel 2012 aveva comprato diciassette opere per 700mila euro e quest’anno ha acquistato lo stesso numero di pezzi (quasi tutte serie, come 80 diapositive di Candida Höfer, 30 disegni di Eva Lootz e 68 foto di Sergio Zevallos) per 200mila euro, 150mila meno che nel 2013.
Sono diminuiti anche gli acquisti («Concierto barroco número 4» di Néstor Sanmiguel Diest e due fotografie della finlandese Elina Brotherus) della collezione della Fondazione ARCO, in deposito dal 1996 nel Centro Gallego de Arte Contemporáneo di Santiago di Compostela. Il fondo di 300 opere di 224 artisti chiave dalla seconda metà del Novecento a oggi, è stato recuperato dalla Comunità di Madrid, che dall’anno prossimo lo esporrà nel CA2M Centro de Arte Dos de Mayo di Móstoles, nella periferia della capitale. Sembra che il Richter da 8,5 milioni e il Picasso da 1.250.000 euro siano rimasti nelle rispettive gallerie, Michael Schultz di Berlino e Leandro Navarro di Madrid, mentre una delle trionfatrici dell’edizione 2014 è stata Y Gallery New York, presente nel programma SoloProjects/Focus Latinoamérica, che ha venduto praticamente tutti i ritratti di politici come Barack Obama y Angela Merkel, firmati dal peruviano Miguel Aguirre. Carmen Thyssen si è interessata a Julian Opie, Erik Benson e Alex Katz, ma non ha rilasciato dichiarazioni sui suoi acquisti finali.
Per finire, i 15mila euro del Premio Illy SustainArt riservato agli artisti di Solo Projects sono andati all’argentino Diego Bruno rappresentato dalla galleria Mirta Demare di Rotterdam. La stessa cifra, dotazione della 9ª edizione del Premio ARCO/Beep di Arte Elettronica è stata suddivisa in tre opere: «Ejercicios de medición sobre el movimiento amanerado de las manos» di Manuel Arregi (Espacio Mínimo di Madrid), “Tropologías II (del archivo del Dr. Ripoche)” di Andrés Pachón (Ángeles Baños di Badajoz) e “On Kawara Time Machine” di Manuel Fernández (Moisés Pérez de Albéniz di Madrid). Quest’ultimo è un classico del net.art, inspirato alla celebre serie «I’m still alive» dell’artista giapponese, che Fernández ha convinto a lasciarsi coinvolgere nell’opera che si manterrà vincolata alla vita dello stesso On Kawara e sarà terminata solo con la sua morte.
La triste partecipazione della Finlandia lascia sperare che sia vera l'indiscrezione, non ancora confermata, che il Paese ospite della prossima edizione sarà la Colombia.

da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 24 febbraio 2014