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La cultura si fa, non si può solo dire

  • Pubblicato il: 09/12/2016 - 10:36
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Articolo a cura di: 
Franco Broccardi

La cultura si fa (si deve fare) impresa: senza pensare di perdere il proprio valore intrinseco e in quanto impresa non può prescindere da competenze sui temi di gestione, accountability, sostenibilità, finanziamento, tecnica economica e fiscale opera. Il 15 dicembre, alla Triennale, l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano (che ha costituito una specifica Commissione dedicata all’Economia della Cultura) in collaborazione con Federculture chiama a raccolta i suoi iscritti per parlare di semplificazione, leva fiscale, cooperazione tra amenti pubblico e privato, con i relativi centri di competenza ministeriale. Una strada per rafforare il ruolo delle imprese culturali, normando nel rispetto della loro rilevanza pubblica, economica e sociale. E rafforzare il ruolo dei Commercialisti all’interno del rapporto tra politica e sistema culturale

Parlare di cultura è tornato di moda. Finalmente, potremo dire, ma parlarne non può bastare.
Perché la cultura si fa, non si può solo dire. Alessandro Bollo, cofondatore di Fondazione Fitzcarraldo, ha scritto tempo fa che “la cultura, quella con la C maiuscola, ha continuato a pensare a sé stessa come un patrimonio di natura sostanziale, non negoziabile; un valore in sé. In un momento in cui le risorse scarseggiano, tale approccio non pare più sostenibile, non solo a livello economico, ma anche dal punto di vista sociale.
La cultura si fa (si deve fare) impresa: senza pensare di perdere il proprio valore intrinseco, anzi valorizzandolo, deve saper razionalizzare le forze e gli investimenti, deve essere trasparente e rendere conto. E in quanto impresa la cultura non può prescindere (anche) da chi ogni giorno sui temi dell’accountability, della sostenibilità, del finanziamento, della tecnica economica e di quella fiscale opera, si impegna e si sporca le mani.
Il prossimo 15 dicembre, alla Triennale di Milano, si terrà un convegno organizzato dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano (che ha costituito una specifica Commissione dedicata all’Economia della Cultura) in collaborazione con Federculture (che, a sua volta, ha riunito un team di esperti per elaborare soluzioni a favore degli operatori culturali nei rapporti con la finanza e il fisco). Il tema di base sarà proprio il ruolo dei Commercialisti all’interno del rapporto tra politica e sistema culturale e, a partire da questo, andrà a toccare argomenti di forte attualità del settore quali la semplificazione, la leva fiscale, i finanziamenti pubblici e privati alla cultura, le sue responsabilità e la sua eccezione. Il sistema e il suo futuro fatto, necessariamente, di imprese culturali da normare tenendone conto la rilevanza pubblica, economica e sociale.

Non solo parole, quindi, ma proposte, scosse, possibili soluzioni in un dialogo che nell’arco di una mattinata coinvolgerà MIBACT, MEF, Commissione cultura della Camera e operatori culturali e finanziari.
Perché un meccanismo funzioni serve che ogni ingranaggio sia sollecitato e operi secondo le proprie caratteristiche e le proprie capacità, nessuno escluso. Serve collaborazione e cooperazione tra gli operatori compresi. Serve la politica, servono chi in quel settore vive e lavora e che la funzione politica ha l’obbligo di sollecitarla sulla base delle proprie esigenze, serve chi per professione, come un traduttore, ha il ruolo di naturale crocevia tra conoscenza e azione.

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Franco Broccardi
partner studio Lombard DCA – Milano
presidente Commissione Economia della Cultura ODCEC - Milano
 
Ph| CC Wikipedia - Entrata principale della Triennale di Milano