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La bottega rinascimentale nell’era digitale: ConiglioViola sbarca a Milano con la mostra “Le Notti di Tino di Bagdad”

  • Pubblicato il: 24/03/2017 - 10:02
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Articolo a cura di: 
Neve Mazzoleni

Il duo di artisti torinesi ConiglioViola apre una mostra allo Studio Museo Francesco Messina a Milano, grazie al contributo di Fondazione Cariplo, a cura dell’associazione  culturale Kaninchen-Haus. Con il pretesto letterario dell’opera Le Notti di Tino di Bagdad del 1907, della poetessa Else Lasker- Schüler, presenta un’opera completa e crossmediale, dove dalla tradizione dell’incisione su rame  e dei teatrini delle ombre, si passa alla realtà aumentata, in un grande esperimento post-cinematografico di arte pubblica che si moltiplica anche per la città. Approccio multi-mediale che caratterizza il lavoro di ConiglioViola fino dai suoi esordi: una bottega rinascimentale nell’era digitale

Milano. Siamo accolti nell’ ambiente semioscuro dell’ex chiesa sconsacrata di San Sisto, dove ha sede la Fondazione Francesco Messina. Nel fondo dell’abside, svetta la grande proiezione di un cortometraggio dove figure dalle vesti mediorientali campeggiano nel buio mostrando seducenti e fluttuanti nudità. Sui lati, nell’alternanza delle campate, si alternano pale effimere, dove, in una cornice forma di finestra araba, 26 diversi lightbox in cemento proiettano fondali da Mille e una Notte. Sono le principali scene della fiaba Le Notti di Tino di Bagdad, scritta nel 1907 dalla poetessa tedesca Else Lasker- Schüler, con stile espressionista orientale, attingendo a vari elementi stilistici, fra la cultura ebraica di origine, l’avanguardia, il manierismo letterario. Gli autori di queste opere sono ConiglioViola, duo artistico nato circa 16 anni fa, dal sodalizio tra Brice Coniglio e Andrea Raviola. Dopo essersi separati per un periodo, durante il quale Coniglio ha dato vita a KaninchenHaus - progetto più spinto sulle dinamiche di intermediazione del processo artistico - i due artisti hanno ricollegato le proprie ricerche intrecciandole in un percorso comune all’insegna della produzione artistica.
Per il progetto le Notti di Tino di Bagdad, ConiglioViola ha selezionato 26 momenti autonomi dal testo originale, che ha inciso prima su rame e poi sceneggiato in episodi cinematografici da fruire con la realtà aumentata. Infatti, solo scaricando la app appositamente prodotta, Rabbit, i fondali si animano delle figure principali della storia. Tino è una principessa costretta ad abbandonare la sua vita per rendere immortale la poesia.
La mostra ha uno sviluppo su due livelli: l’aula centrale della chiesa dove si sperimenta la realtà aumentata, godendo dell’alta qualità estetica dei lightbox e il livello inferiore della cripta, dove gli artisti propongono i lavori “analogici”, le opere fisiche prodotte durante le fasi del backstage, senza limitarsi ad essere documentazione ma vero oggetto d’arte. Un documentario racconta come sono state realizzate le riprese in chroma key dei performer su fondali neutri, abbigliati con costumi e maschere disegnati dagli stessi ConiglioViola, con qualche influenza dalla cinematografia di Pier Paolo Pasolini, in particolare nel dittico animato “Tino und Apollides”. Seguono poi una selezione di incisioni su rame, che svelano la preziosità di una tecnica così antica e legata al mondo orientale, che gli artisti sanno maneggiare con mano abile ed elegante, producendo teatrini delle ombre, con bestiari fantastici. Ma la mostra propone anche le incisioni tratte dai bozzetti di scena, dove prendono forma le prime immagini di Tino e degli altri protagonisti, tradendo una mano sapiente anche nel disegno anatomico, che completa lo slancio verso le sperimentazioni multi-mediali nell’espressività del duo. E compaiono anche le fotografie, esse stesse opere compiute. Una proiezione proveniente dall’alto sul pavimento della cripta, a grandezza naturale, coinvolge lo spettatore sopra un ideale palcoscenico digitale, in relazione al suo fondale di rame esposto in corrispondenza. 
Dunque la commistione di stimoli è ampia, dal teatro delle ombre, alle maschere, fino alla presenza di attori, per concludersi con una produzione cinematografica, dall’approccio crossmediale. Gli artisti non hanno badato a vincoli di alcuna natura, muovendosi con agilità fra tecniche tradizionali e tecnologie correnti, descrivendo un’ampia parabola storico-artistica, che fila senza interruzioni, conducendo lo spettatore in un viaggio di senso coerente.  Non c‘è sensazione di straniamento, di provocazione, di esposizione alla tecnologia troppo artificiale: la mostra si fruisce con coinvolgimento, perché di base è narrata bene e lascia quel margine di incompiutezza, che invita il pubblico a completare. In questo senso, ConiglioViola dimostra una maturità profonda nel gestire la regia generale dell’opera completa. È curioso incrociare gli spettatori che nella penombra si attivano con smartphone alla mano e cuffiette nello scoprire la magia dei lightbox animati. L’ingaggio è alto e nello stesso tempo discreto, senza mettere a disagio lo spettatore, perché la realtà aumentata non aggiunge contenuti nella storia di Tino, ma li libera, completa e amplifica, attraverso l’attivazione diretta del pubblico, che entra con il suo passo e respiro. 

La sinergia con gli ambienti della chiesa e le opere di Francesco Messina ruota attorno all’assonanza dei corpi umani, scultorei per il Maestro del Novecento, luminosi, effimeri e dinamici per ConiglioViola, calibrandosi con equilibrio nell’ambiente architettonico. 
L’esperimento non finisce nella sede museale, ma si articola in altre dieci sedi nella città di Milano, che ospitano altrettante tappe del racconto. Anche in questo caso, il fruitore è invitato a ricostruire la sua personale storia/viaggio, in forma di gioco quasi “caccia al tesoro”. 
In questo senso si aggiunge un ulteriore elemento di ricerca artistica per ConiglioViola nelle pratiche della letteratura combinatoria, dove lo spettatore si trasforma in co-autore.
A latere della mostra, si dipana un articolato programma di talk, intorno ai temi dell’arte multimediale, della lettura delle città attraverso le pratiche artistiche, dell’arte pubblica nelle sue nuove espressioni anche di protagonismo sociale.
Anche per questo appuntamento, come quello realizzato a Torino lo scorso anno, le Notti di Tino di Bagdad testimoniano come il duo artistico ConiglioViola si muova fra ricerca e produzione artistica e progettazione, fra metodologie organizzative da project manager, attenti alle opportunità che istituzioni offrono attraverso lo strumento dei bandi per la realizzazione di progetti culturali. Questo determina una completezza del loro profilo dove il ruolo di artista si misura con i discorsi sulla gestione e sostenibilità delle produzioni, sviluppando un occhio strategico di ampia visione, dove l’arte esce dai luoghi deputati per incontrare il pubblico e la città.  “Usare il mondo è come usare il pennello. La domanda è sempre come fare a creare qualcosa. Allora un bando diventa uno strumento al pari di una matita. La ricerca di strategie alternative è diventata fondamentale per permetterci di realizzare i progetti che proponiamo, che sempre più trascendono la mera realizzazione di opere per insinuarsi nella comunità, nelle reazioni e nelle relazioni. Il faticoso percorso per apprendere questi metodi è stato funzionale alla realizzazione dei nuovi progetti”,  dichiarano gli artisti. 
Si tratta di una bottega rinascimentale nell’epoca digitale, dove l’approccio è registico, propositivo, articolato in varie attività organizzative, senza perdere di vista la qualità e unicità del gesto artistico. “L’uso di più linguaggi ci permette un’azione combinatoria, per attraversare ambiti disciplinari differenti ed ingaggiare attivamente pubblico nelle rappresentazioni. Per questo, insofferenti al white cube, ci insinuiamo nelle maglie della città. La sperimentazione con vari medium ci ha sempre caratterizzato: nei lavori con la stereoscopia, oppure con le fotografie che diventavano quadri animati o sul web. Non possiamo abitare l’arte attraverso un solo canale auto-referenziale. Le narrazioni devono trovare più strade. Per questo siamo stati al Salone del Libro, o in teatro, oppure campeggiati a latere della Biennale.”

 La mostra prosegue fino al 9 aprile. Per conoscere le dieci tappe in città, è possibile scaricare la mappa dal sito dedicato. 
http://www.tinobagdad.com/it/

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