L’unione fa la forza. Il «cohousing culturale» del Polo del Novecento
Torino. Palazzo San Daniele e Palazzo San Celsosi apprestano a diventare sede del Polo del Novecento. I Quartieri Militari di Corso Valdocco, realizzati da Filippo Juvarra tra il 1716 e il 1728 con funzione difensiva, sono oggetto di un piano di valorizzazione architettonica e urbanistica che si coniuga a un ben più ampio progetto culturale. Questo, avviato in partnership dalla Città di Torino e dalla Compagnia di San Paolo, aspira a trasformare il complesso juvarriano in centro culturale per la tutela e la diffusione dei valori di cittadinanza e democrazia. Il Polo sarà casa della memoria e avamposto dell’eredità del «secolo breve», ma non solo. L’intento è quello di farne il cuore propulsivo della trasmissione e della divulgazione degli ideali positivi scaturiti dal ‘900.
Il Comune di Torino, che nel 2003 si è occupato del recupero di Palazzo San Celso, dal 2009 è stato affiancato dalla Compagnia di San Paolo nell’ambizioso programma. La fondazione bancaria ha stanziato circa 7 milioni di euro per la rifunzionalizzazione di Palazzo San Daniele. I lavori, attualmente in corso, termineranno entro la fine del 2014.
Gli istituti culturali ospitati a Palazzo San Celso, e attivi già da anni, ovvero il Museo Diffuso della Resistenza, della Guerra, della Deportazione, dei Diritti e della Libertà, l’ISTORETO (Istituto Piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea Giorgio Agosti) l’ANCR (Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza) e il Centro Internazionale di Studi Primo Levi, dal 2015 coabiteranno con gli enti che troveranno sede presso Palazzo San Daniele. L’edificio sicuramente accoglierà l’ISMEL, Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro, dell'Impresa e dei Diritti Sociali. Questo, al suo interno, comprende la Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci, la Fondazione Vera Nocentini e l’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini. Attualmente sono in via di definizione i trasferimenti di altri istituti come la Fondazione Carlo Donat-Cattin, l’Unione Culturale Franco Antonicelli e, parzialmente, del Centro Studi Piero Gobetti, con una probabile integrazione delle associazioni partigiane in un secondo tempo.
Il Polo del Novecento avrà quindi una conformazione, sia fisica che concettuale, imperniata su due grandi tematiche: da un lato, Palazzo San Celso, con gli enti depositari della memoria e di importanti fonti documentarie che riguardano la guerra, la Resistenza, la deportazione e i diritti umani; dall’altro lato, Palazzo San Daniele, con gli istituti che si occupano di diritti sociali e dei lavoratori, di temi sindacali e aziendali.
Il tutto sarà reso fruibile in maniera organica e integrata dall’autunno del 2015.
Il progetto, oltre a sedi adeguate per i singoli istituti, prevede la creazione di spazi e servizi condivisi che permettano un’ottimizzazione delle risorse. Gli enti coinvolti, che svolgono una fondamentale funzione per la cultura, negli ultimi anni, come tanti altri, sono stati messi a dura prova dal taglio dei fondi, sia pubblici e che privati.
Per cercare di superare le conseguenze di una crisi strutturale, la Compagnia di San Paolo ha deciso di puntare a una ridefinizione del ruolo di questi soggetti, che ha sempre sostenuto nelle attività progettuali, creando una task force intersettoriale. Ne è derivato il programma del Polo del ‘900: un piano triennale (2014-2016) che tende verso un cambio di paradigmi del management culturale. L'idea di instaurare un modello gestionale innovativo e partecipato mira a potenziare le attività degli istituti conciliandole con un’auspicata sostenibilità economica.
Il processo di riorganizzazione è ancora in via di definizione e si sta sviluppando in stretta collaborazione con tutti i soggetti coinvolti e con l’aiuto di due istituti di ricerca, la Fondazione Fitzcarraldo e la Struttura Consulting, che hanno competenze complementari.
Quello che si sta delineando è un modello gestionale unico in Italia, paragonabile solo al caso del Dana Center di Londra, che però è incentrato su tematiche scientifiche.
Nel rispetto delle specificità di ogni istituto, nei quasi 8.000 metri quadrati del Polo del ‘900 verranno realizzati e utilizzati come spazi comuni: un’area espositiva, una sala polifunzionale, delle aule e laboratori didattici, un bar, un bookshop, una sala proiezioni, un’emeroteca e un centro archivistico-bibliotecario. Quest’ultimo, dove confluirà il patrimonio di tutti gli enti, verrà gestito attraverso un’unica piattaforma informatica che in futuro potrebbe essere condivisa anche con altri soggetti del territorio che si occupano della storia del XX secolo, come ad esempio quelli ospitati presso Palazzo d’Azeglio.
L'accentramento degli istituti ha l’obiettivo di armonizzare i servizi e le attività, introducendo un nuovo modello gestionale e culturale. Ciò permetterà di produrre un’economia di scala e una programmazione integrata e concordata. Tuttavia, l’aspetto più interessante sarà quello di riuscire a fare massa critica come Polo del ‘900, portando a un aumento esponenziale dell’utenza. I fruitori non saranno più costituiti esclusivamente da ricercatori e studiosi ma ci sarà un’apertura verso la cittadinanza. In particolare sono stati individuati due target prioritari a cui rivolgersi: i giovani e i nuovi cittadini.
Il Polo del ‘900 sarà un centro di conservazione e valorizzazione con la mission di trasmettere i temi universali che custodisce alle nuove generazioni, riletti in chiave attuale.
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