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L’arte della Re-evoluzione

  • Pubblicato il: 21/10/2011 - 16:57
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Jenny Dogliani
Anna Pironti

Anna Pironti, responsabile del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, ci parla della sua esperienza appena conclusa al festival di arte contemporanea «Evento Bordeaux 2011», curato da Michelangelo Pistoletto con la sua Fondazione Cittadellarte.

Qual è stato il cardine di una manifestazione così articolata?
L’idea dell’arte come motore non tanto della rivoluzione, quanto della re-evoluzione. Mai come in questo momento credo ci sia bisogno di ripensare il ruolo dell’arte e degli artisti nella dimensione sociale, collettiva, nella ridefinizione urbana e politica, aderente allo spirito del tempo e anche alla costruzione dell’orizzonte di senso.
Michelangelo Pistoletto ha considerato tutte le forme espressive con la stessa dignità, qualunque iniziativa all’interno di «Evento» è stata considerata come evento d’arte, anche le nostre attività. Il che non vuol dire che noi siamo diventati artisti, ma vuol dire che l’esperienza dell’arte per la prima volta viene assimilata a un’esperienza artistica tout court.

Quali sono stati gli ambiti d’intervento?
C’è stato un vero incontro tra architetti, urbanisti, musicisti. Sono stati aperti luoghi chiusi alla cittadinanza. Noi abbiamo lavorato sempre in mezzo alla gente con una serie di attività differenti, molte pensate per i luoghi e molte realizzate ripensando al lavoro di Pistoletto. Abbiamo lavorato moltissimo sulla riva della Garonne sul Quay, luogo di ritrovo per la gente, dove abbiamo realizzato la «Ville modulaire», una costruzione in moduli che Pistoletto mi aveva chiesto, con la volontà di contrappore alla modularità degli edifici di Bordeaux un nuovo skyline. Ci siamo poi occupati di un immenso centro che è un edificio contenente una scuola, un centro sociale, un centro di accoglienza per stranieri, un consultorio femminile e una biblioteca, in una zona che si chiama il Grand Parc, dove poi c’è stata la festa finale, con migliaia di persone. L’ultimo giorno al Grand Parc tutti gli artisti hanno lavorato insieme, animando una grande festa, molto partecipata, con tutte le anime di «Evento»: la dimensione sociale, creativa e architettonica, i musicisti e gli animatori, persone che per vocazione, volontà e mestiere si occupano di attivare situazioni di gioco, divertimento, trasmissione di sapere nella dimensione ludica

Quale eredità lasciate alla cittadinanza e cosa portate via?
Alla cittadinanza lasciamo due wall drawing, uno che ha completamente trasformato l’identità di un edificio, il centro polifunzionale al Grand Parc, edificio assolutamente anonimo, molto grande che ora ha guadagnato una grande visibilità. È un’esperienza che abbiamo condiviso con tutti gli abitanti del quartiere e che nei giorni di «Evento» ha fatto riviere il centro esattamente per le ragioni per cui è nato: luogo di aggregazione, condivisione, scambio, interazione. È la cosa più bella.
Nella zona centrale dietro la piazza della Borsa, abbiamo realizzato un wall drawing nell’antica scuola di Bordeaux piuttosto malandata, con i bambini della scuola.
A noi resta la conferma che quando porti l’esperienza dell’arte tra i piedi della gente è sempre un bell’incontro molto vivace e dinamico, con tutte le difficoltà del caso, la fatica, le incomprensioni, la necessità di doverlo spiegare, qualcuno che è felice, qualcuno che protesta, qualcuno che non vuole essere disturbato.

Qual è stato il rapporto con le istituzioni?
Complesso. Lo Stato è molto presente, la struttura verticistica e burocratica. Per l’organizzazione di «Evento» tutta la parte logistica era stata affidata a una sorta di agenzia, che per conto del comune di Bordeaux si è occupata dell’organizzazione. Il rapporto con la dimensione burocratica è stato impegnativo, ma non difficilissimo.

(cfr. http://www.ilgiornaledellarte.com/fondazioni/articoli/2011/9/110138.html)

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