Il Pecci compie 25 anni. E incassa 30 euro al giorno
Prato. In profonda crisi il Centro Pecci di Prato, unico museo per l’arte contemporanea in Toscana, con l’ambizione di competere con le grandi istituzioni d’Europa. Ora è chiuso fino (pare) al 20 settembre. Bloccate tutte le iniziative già programmate, chiuse biblioteca e sezione didattica, personale in ferie forzate, sindacati in agitazione, preoccupati del rischio licenziamenti. Dal 1° luglio scaduti e non rinnovati i contratti al direttore artistico Marco Bazzini e a quello amministrativoElisabetta Dimundo.
Intanto il raddoppio del Pecci, un grande anello sospeso progettato dall’architetto sino-olandeseMaurice Nio, poggiato sul vecchio edificio costruito nel 1988 da Italo Gamberini, che avrebbe dovuto essere finito nel 2012, è slittato al 2014, il cantiere è bloccato a causa di difficoltà della ditta costruttrice. Costo dell’ampliamento 8 milioni di euro, 6 della Regione e 2 del Comune di Prato.
Parlare di crisi è riduttivo: fin dall’inizio il Pecci ha avuto pochissimi visitatori, tra frequenti chiusure e difficoltà di direzione e di personale. Nel 2012 ha incassato in tutto 11.921 euro con soli 670 biglietti a pagamento: 30 euro al giorno.
Impietosa la diagnosi di Francesco Bonami: «È un centro nato morto, dice il critico. Che senso ha ampliarlo? È nato come una utopia negli anni Ottanta, con una architettura già vecchia, una programmazione artistica sbagliata e un concetto urbanistico da rivedere».
Il presidente del Pecci è il sindaco di Prato Roberto Cenni, che invece si dice ottimista: «Il museo aprirà il prossimo aprile, promette. I due direttori scaduti saranno sostituiti da un manager che abbia sia capacità artistiche che gestionali. Verrà scelto con un bando come fanno gli altri musei del mondo». Contrario a questa ipotesi Ludovico Pratesi, il vice presidente dell’Amaci, l’associazione che rappresenta i maggiori musei italiani d’arte contemporanea:«Serve un grande direttore artistico, un tecnico, ma anche un amministratore capace. Le due funzioni non devono essere confuse».
Di fatto il centro Pecci è da 25 anni in stallo, ostaggio di strategie che l’hanno trasformato in un museo cenerentola.
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da Il Giornale dell'Architettura, edizione online, 8 agosto 2013