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Il nuovo Munch Museum di Oslo: un progetto urbano oltre che culturale

  • Pubblicato il: 15/06/2018 - 13:02
Autore/i: 
Rubrica: 
MUSEO QUO VADIS?
Articolo a cura di: 
Roberto Albano

Un progetto ambizioso, controverso e dibattuto, immaginato per ospitare oltre 28.000 opere dell’artista norvegese e per rappresentare il landmark principale di una città in trasformazione che riscopre il suo rapporto con il mare e ripensa parti consistenti del suo tessuto urbano. Il progetto è stato presentato dal suo direttore Stein Olav Henrichsen, ad ArtLab 18 Milano, organizzato da Fondazione Fitzcarraldo.Uno dei più estesi musei monografici del mondo e ambisce al realizzabile obiettivo di passare dai 200.000 visitatori del 2017 ai circa 500.000 dell’anno di apertura. Non solo un museo, ma un vero spazio urbano”.
Rubrica di ricerca in collaborazione con il Museo Marino Marini


Tra Oslo, capitale della Norvegia di circa 650.000 abitanti situata sulle coste del fiordo omonimo nel sud del lungo paese scandinavo e Edvard Munch, pittore norvegese vissuto tra il XIX e il XX secolo, trasferitosi nella capitale subito dopo la nascita e tra i primi anticipatori del movimento espressionista, esiste un rapporto consolidato che ha consentito ad entrambi di incrementare i reciproci ruoli e la visibilità e che si è palesato attraverso la costruzione e l’allestimento del  Munchmuseet, inaugurato il 29 maggio 1963 nel quartiere di Tøyen, nella parte est della città.
 
Dopo oltre 50 anni, a causa dei flussi sempre più consistenti che nel solo 2017 hanno compreso oltre 200.000 visitatori e della necessità crescente di spazi sempre più ampi, la municipalità, ha deciso di dotare il museo di una nuova sede che sarà completata nel giugno 2020 e localizzata all’interno della grande area di trasformazione del porto, in prossimità della nuova Opera, nel quartiere di Bjørvika.
 
Molti sono gli elementi interessanti del progetto sviluppato in simbiosi tra i progettisti e la direzione del museo in una doppia conduzione finalizzata ad avere aree quanto più rispondenti alle necessità e ai bisogni dell’esposizione.
Un progetto accattivante che colpisce per la sua maestosa armoniosità, per il rapporto con il quartiere di Bjørvika e che si caratterizza per lunga fase di negoziazione che contraddistingue spesso molte delle opere di dimensioni così rilevanti.
 
La città di Oslo nel 2008 decise di costruire un nuovo museo in grado di conservare e valorizzare in maniera adeguata le oltre 28.000 opere del suo artista principale, tra cui 1.150 tele, 27.000 tra appunti, note e disegni e 13 sculture. Nel 2009, a seguito di una importante competizione internazionale,  la progettazione fu assegnata a Juan Herreros, perché fu in grado di rispondere ai principali obiettivi che erano stati posti, tra i quali quello di essere un efficace museo monografico in grado di attribuire all’arte, in continuo mutamento, un importante valore di ispirazione, essere riconoscibile e in grado di rappresentare un vero landmark urbano e contribuire inoltre ad affrontare le grandi sfide della società contemporanea attraverso una sensibilizzazione su temi come i conflitti sociali e ambientali o la povertà.
 
L’aver accolto all’interno della progettazione queste numerose sfide condurrà alla realizzazione di uno spazio urbano, oltre che di un museo, che insiste su una superficie di 25.000 mq, si sviluppa su 13 livelli, rappresenta uno dei più estesi musei monografici del mondo e ambisce al realizzabile obiettivo di passare dai 200.000 visitatori del 2017 ai circa 500.000 dell’anno di apertura.
Non solo un museo dunque, ma un vero spazio urbano che dedica i primi tre livelli, costituenti il più ampio basamento, a coinvolgere non esclusivamente il pubblico interessato ma anche i cittadini con l’inserimento di spazi flessibili dedicati a servizi pubblici oltre che aree per operatori artistici e culturali, a funzioni commerciali e alla ristorazione, con tre ristoranti situati a livelli differenti, oltre che allo svolgimento di attività destinate ai bambini o a target specifici. I piani superiori invece costituiscono il cuore funzionale, operativo e attrattivo del museo, ospitando spazi per workshop e presentazioni, magazzini e uffici e soprattutto il percorso espositivo flessibile e modulabile che, attraverso la scoperta della storia della città e delle opere di Munch, su layer sovrapposti conduce alle terrazze superiori.
 
La stessa scelta progettuale di essere realizzato interamente con una corteccia vetrata formata da materiali riflettenti e ondulati con diversi gradienti di trasparenza offre una dimensione evanescente e dinamica dell’edificio e consente una relazione immediata tra il paesaggio esterno del fiordo e gli interni alla ricerca di un effettivo rapporto con l’ambiente circostante che si consolida sicuramente attraverso le scelte architettoniche, ma anche con la ricerca di attività di coinvolgimento della comunità urbana di riferimento. Il museo ha infatti promosso un programma di arte urbana in estese parti della città al fine di rafforzare il legame con il contesto e rappresentare effettivamente un punto di riferimento per la comunità locale e non solamente un mausoleo per i turisti.
 
La ricerca costante del coinvolgimento dei residenti va nella medesima direzione della riduzione delle spese della collettività durante la fase di gestione a regime, ed è per questo che la continua relazione tra progetto e attività previste ha portato alla definizione di differenti scenari di sostenibilità nel lungo periodo che prevedono un funding mix interessante con la contaminazione tra risorse pubbliche e proprie, queste ultime ripartite in tra ticketing (25%), ristorazione (25%), affitti venue e location (25%) e sponsorship (25%).
 
Un progetto controverso e molto dibattito sia per quanto concerne le scelte localizzative e di altezza sia per gli ingenti costi di realizzazione (si parla di $314 Milioni - news.artnet.com), ma che può realmente rappresentare per la città di Oslo un volano innovativo di sviluppo culturale e che vuole soddisfare l’ambiziosa promessa che lancia continuamente ai visitatori reali e potenziali: "No one leaves the Munch Museum Unispired".
 
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