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Il genio rivoluzionario di Serra e Brancusi

  • Pubblicato il: 14/10/2011 - 00:44
Autore/i: 
Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Jenny Dogliani
Brancusi

Bilbao. Nell’architettura visionaria di Frank O. Ghery, sede del Guggenheim di Bilbao, le sculture ambiziose e rivoluzionarie di Richard Serra incontrano quelle sinuose ed eleganti di Constantin Brancusi. Un accostamento insolito, in grado d’innescare inaspettati e violenti cortocircuiti estetici ed emotivi. A questi due pionieri, profondi innovatori della scultura moderna e contemporanea, il Guggenheim Museum di Bilbao dedica la retrospettiva «Brancusi-Serra», aperta fino al 15 aprile. Realizzata in collaborazione con la Fondation Beyeler di Riehen, Basilea, la mostra comprende 30 pezzi di Brancusi e 9 di Serra, allestiti in un percorso teso a mettere in luce le modalità con cui i due artisti hanno cambiato e influenzato l’arte del XX secolo.
Utilizzando materiali tradizionali, dal bronzo al legno, al marmo, Brancusi propone una visione poetica e intimistica del mondo, riduce la forma e la figura verso una dimensione essenziale e apre la strada agli esiti delle correnti dell’astrattismo. Tra le sue opere in mostra figurano «La muse endormie» del 1911, «Le basier» del 1923-25, «La negresse blanche I» del 1923 e molte altre ancora.
Monumentali e spesso destinate ai grandi spazi pubblici, invece, le sculture di Serra nascono dal ferro, dal metallo, dalle luci al neon; a dispetto delle dimensioni sono forme minimaliste, che dialogano con lo spazio, la gravità e la tensione insita nei materiali stessi. Oltre alla gigantesca installazione ambientale «The Matter of Time», parte della collezione permanente del museo, lo scultore di San Francisco presenta lavori quali «Belts» del 1966-67, «Circuit Bilbao» del 1972 e «The Consequence of Consequence» del 2011.
Nonostante il diverso stile e linguaggio, entrambi gli artisti invitano lo spettatore a un’esperienza fenomenologica dell’oggetto scultoreo, rafforzata, in questo caso, dai volumi plastici e irregolari dell’architettura ospite.
Guardare la storia dell’arte da diverse prospettive, insomma, collezionare, conservare e studiare, ma anche capire, apprezzare e divertirsi attraverso un’arte che parla a tutti. È questa la mission del museo che anima la rassegna e le attività collaterali che l’accompagnano, come i laboratori per bambini, invitati a elaborare il valore geometrico delle sculture esposte e a sperimentarne tecniche e processualità. Per i più grandi, invece, un forum internazionale dal 10 al 12 novembre, in cui curatori e professionisti del calibro di Frederich Teja Bach, Oliver Wick e Brigitte Franzen e artisti quali Tony Cragg e Susan Philipsz s’interrogheranno, infine, sulla natura dello spazio, il ruolo dello spettatore, le risorse e la sostenibilità dei materiali.


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