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Il Barbiere di Siviglia on the road con Opera Camion

  • Pubblicato il: 14/09/2016 - 16:20
Autore/i: 
Rubrica: 
CULTURA E WELFARE
Articolo a cura di: 
Francesca Sereno

Il progetto «Figaro! Opera Camion», realizzato dal Teatro dell’Opera di Roma in co-produzione con il Teatro Massimo di Palermo, rappresenta una originale sperimentazione per fare uscire l’opera lirica dal cliché del genere «polveroso ed elitario» e raggiungere un pubblico più vasto ed eterogeneo. Un progetto che supera le logiche di marketing in senso stretto e riporta al centro il tema del valore della cultura per la qualità della vita culturale della comunità

Le fondazioni lirico-sinfoniche sono le istituzioni di spettacolo che ricevono la quota maggiore del Fondo Unico per lo Spettacolo: il 45% sul totale (dato 2014). Circa 184 milioni di euro provenienti dallo Stato, a cui si aggiungono i contributi degli enti locali.
Anche sul fronte del sostegno derivante dallo strumento dell'Art Bonus - il credito di imposta del 65% introdotto dal governo nel luglio 2014 a favore di imprese o singoli cittadini che decidano di sostenere, con elargizioni in denaro, istituzioni culturali o dello spettacolo - gli enti lirici la fanno da padrone: i dati del 2015 rivelano che queste istituzioni hanno raccolto 29,5 milioni su un totale di circa 60,7 milioni complessivi destinati al mondo della cultura italiana.
Nonostante questo apporto economico non irrilevante gli enti lirici, tranne poche eccezioni, presentano bilanci in disavanzo e calo del pubblico.
Tralasciando il tema dei «conti in rosso» (affrontato dall'art 11 del Decreto Cultura d.l. 8 agosto 2013, n. 91 convertito con modificazioni nella legge 7 ottobre 2013, n. 112 il cui Piano di risanamento ha coinvolto 8 tra le 14 fondazioni italiane), da più parti si continua a dibattere relativamente all'aspetto della scarsa partecipazione.
Come emerge da una ricerca condotta dall'Osservatorio dello Spettacolo della Regione Emilia Romagna, il pubblico non solo continua a diminuire, ma è caratterizzato da tre variabili che non promettono un rilancio: età avanzata, elevato livello di istruzione e fidelizzazione al proprio teatro.
Le cause sono molteplici, dalla totale assenza di educazione musicale nelle scuole ad un'offerta ancora troppo tradizionale, da una comunicazione che non tiene sufficientemente conto dei nuovi strumenti a disposizione ad una scarsa valorizzazione di ciò che il bel canto rappresenta all'interno del nostro patrimonio culturale.
Eppure qualcosa si muove. Il palinsesto delle ultime stagioni del Teatro dell’Opera di Roma ha posto l’attenzione a proposte capaci di cogliere le esigenze e i desideri culturali attuali, che partendo dai classici del melodramma ne offrissero una rilettura moderna e ne esprimessero il portato contemporaneo. Esecuzioni affidate a direttori d’orchestra prestigiosi e al tempo stesso innovativi - Stefan Soltesz, Donato Renzetti, David Coleman, Alejo Pérez, David Garforth, Roberto Abbado, per citarne alcuni – e regie originali e creative, pur nel rispetto del dettato musicale – come The Bassarids  con la regia di Mario Martone e la La Cenerentola di Emma Dante - hanno permesso di coniugare classico a contemporaneo suscitando interesse anche verso un pubblico più giovane.
In questa direzione ha preso le mosse il progetto «Figaro! Opera Camion», in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo. Nello scorso luglio un Tir-palcoscenico si è mosso in alcune grandi piazze di Roma e del Lazio per offrire gratuitamente spettacoli d’opera.
L'approccio, pur originale, ha dei precedenti. Nel dicembre scorso negli Stati Uniti, l'opera di Cincinnati ha promosso Opera Express, un camion organizzato come un piccolo teatro d'opera in cui gruppi di di una ventina di persone alla volta assistono a brevi estratti operistici tra cui la Traviata.
Tornando al Teatro dell'Opera, per cominciare si è scelto Il Barbiere di Siviglia, opera popolare per eccellenza, del quale quest’anno ricorre il bicentenario della prima esecuzione a Roma al Teatro Argentina.
La struttura è particolarmente agile: un camion con un container che si spalanca, la parete lunga si apre e diventa una parte del palcoscenico. Sulle altre pareti gli elementi di una scenografia: disegni, oggetti, video. Davanti, al livello del pubblico, l’orchestra con il suo direttore. Sulla scena i cantanti, gli attori, i mimi.
La regia è di Fabio Cherstich, già assistente di Barberio Corsetti, la scenografia e il video dell’allestimento sono creati da Gianluigi Toccafondo, l’artista che «firma» l’immagine del Teatro dell’Opera di Roma, i musicisti provengono dalla Youth Orchestra del Teatro dell'Opera e sono diretti diretta da Carlo Donadio in alternanza con Roberto De Maio, gli interpreti principali sono giovani e di diverse nazionalità: l'israeliana Reut Ventotero nei panni di Rosina (proveniente, come alcuni tecnici, dal progetto Fabbrica Young Artist Program del Teatro dell’Opera), Figaro è il giapponese di Takahiro Shimotsuka, il Conte di Almaviva è il ventenne Manuel Amati, lo spagnolo Abraham García González interpreta Bartolo e il georgiano Akaki Ioseliani Basilio.
Sette le repliche nel territorio laziale che si sono svolte nella seconda metà di luglio. A Roma sono stati individuati quattro piazze in ciascun quadrante del territorio capitolino: Tor Pignattara nel Municipio V, Monte Sacro nel Municipio III; Ottavia nel Municipio XIV e Ostia nel Municipio X. Nel Lazio Figaro! OperaCamion è stato replicato a Rieti, a Tarquinia e a Formia.
La versione ridotta a cinque personaggi dell’opera, anche se gli altri partecipano allo svolgimento dell'azione come mimi, permette una durata contenuta dello spettacolo: tutto si svolge in un solo atto di un'ora e mezza circa in cui è possibile seguire quasi interamente la storia dall'inizio alla fine, ascoltando tutte le melodie più celebri proposte in uno stile frizzante e allegro dagli interpreti che sfruttano ogni angolo del camion e lo spazio esterno circostante.
Il pubblico – in parte seduto su 300 sedie messe a disposizione dai comuni e in parte in piedi stipato intorno - è incredibilmente molto concentrato, visto il contesto, e apprezza, ride e applaude con entusiasmo. I contesti sono diversi, si va dal quartiere popolare e multietnico a quello più residenziale, per arrivare all'atmosfera estivo-balneare di Ostia e alle realtà più «local» dei comuni laziali. Ciascuna rappresentazione è seguita da un pubblico eterogeneo, costituito da varie fasce di età e da diversi livelli sociali, e neppure tanto esiguo: 600-700 persone in media nei quartieri romani e 400-500 nei comuni laziali. Niente male se si pensa che il progetto, costato circa 250.000 euro, è stato realizzato coinvolgendo giovani artisti e tecnici proveniente dal «vivaio» del Teatro dell'Opera (Fabbrica Young Artist Program) e i musicisti della Youth Orchestra sempre dell'Opera, con il sostegno di Roma Capitale, nell’ambito delle manifestazioni realizzate in occasione del «Giubileo della Misericordia», e delle altre amministrazioni comunali ospitanti e la collaborazione con ATCL-Associazione Teatrale per i Comuni del Lazio.
In questi giorni, dal 14 al 20 settembre, il progetto arriva a Palermo, approdando a piazza San Francesco Saverio all’Albergheria per andare nel cuore dello Zen, a piazza Zappa, e infine spostarsi fuori città fino a Cinisi, la cittadina dei «Cento passi» di Peppino Impastato, con una tappa intermedia in piazza davanti al Teatro Massimo. Qualche piccolo cambiamento nel cast, ma la sostanza non cambia.
OperaCamion sembra rispondere alla domanda che si era posto il regista Fabio Cherstich: «come può il teatro musicale raggiungere un nuovo pubblico, eterogeneo e non elitario? Cosa si può fare perché l’opera venga percepita dal maggior numero di persone possibile come momento di condivisione culturale e di intrattenimento intelligente, piuttosto che come evento inaccessibile o ancor peggio mondano? Basta mettergli le ruote e farla uscire allo scoperto, portarla nel pubblico».
E gli ingredienti ci sono tutti, espressi dal sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma Carlo Fuortes: la popolarità dell’opera, e in particolare di un lavoro come il Barbiere di Siviglia, il teatro di piazza, povero per definizione, ma ricco di passione e che cambia luogo tutte le sere, e la grande tradizione rinnovata con la tecnologia.
Come afferma il sovrintendente del Teatro Massimo Francesco Giambrone, «una sorta di Carro di Tespi 2.0», il teatro mobile montato nelle piazze a partire dal tardo Ottocento che riusciva a portare la cultura teatrale a fasce dimenticate di popolazione.
Il tempo rivelerà se e quanto questo progetto avrà effettivamente ampliato la fruizione degli spettacoli d'opera. Sicuramente un primo risultato è quello di riportare la comunità al centro della vita culturale.
Obiettivo che la Fondazione Teatro La Fenice e la Fondazione di Venezia perseguono da due anni con «Opera Metropolitana», un progetto avviato per diffondere la cultura musicale e concertistica nel territorio della Città metropolitana di Venezia attraverso un cartellone ricco di eventi e appuntamenti musicali nelle aree di Portogruaro, San Stino di Livenza, San Donà di Piave, Chioggia, Cavarzere e Riviera Miranese grazie alla collaborazione delle Fondazioni di Comunità che già operano attivamente in questi territori.
Un altro effetto, non così secondario, è la formazione del pubblico. OperaCamion attraverso un linguaggio contemporaneo e una modalità di fruizione più immediata riesce ad avvicinare fasce di utenza generalmente distanti dalla musica lirica. E molto attento alla formazione di un nuovo pubblico è anche il Teatro Regio di Torino che in quest'ultima stagione ha coinvolto bambini molto piccoli – da 6 mesi a 3 anni – in performance di teatro musicale con immagini, voci ed esperienze tattili.
Il cammino è intrapreso, affinchè la cultura non sia appannaggio di pochi eletti ma ritorni a beneficio dei cittadini, non importa di quale estrazione sociale e di quale collocazione geografica e territoriale.
 

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