Focus di Marcella Beccaria sulla Biennale di Venezia
«Ci sono luoghi di culto e ci sono luoghi di cultura». Questa la differenziazione sulla quale Marcella Beccaria invita a riflettere, ribadendo le responsabilità dei musei rispetto ai mutati equilibri del sistema dell’arte contemporanea, all’interno del quale continua a crescere il peso di istituzioni private e facoltosi collezionisti, inclusi non pochi oligarchi russi.
Le parole della curatrice del Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea propongono una lettura trasversale della 54a Biennale di Venezia, in bilico tra mostre collaterali - come quelle organizzate dalla Fondazione Prada, dalla Fondazione Pinault, o quella del Guggenheim dedicata alla collezione di Ileana Sonnabend - ed eventi mondani, dislocati tra isole, yachts e palazzi nobiliari. (cfr. «Camera con vista...sull'altra Biennale» Il Giornale delle Fondazioni 3 giugno 2011).
«Il museo non deve essere un luogo di culto. È assurdo porsi sullo stesso piano di una fondazione privata, che peraltro può disporre di mezzi ben più ampi. Il museo deve innanzi tutto essere un luogo di cultura e ribadire la propria identità che non si limita all’attività espositiva, e neppure al puro allestimento di collezioni».
«Il museo deve lavorare per e con il pubblico, all’interno di un processo culturale ed educativo o rischia – conclude Beccaria – di diventare il doppione più brutto e più povero del grande collezionista privato».
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