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Due diligence e buone pratiche per il mercato dell’arte

  • Pubblicato il: 15/02/2018 - 08:06
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Alessia Zorloni

S’intitola «Building an Art Market 2.0» il convegno internazionale che si è tenuto il 2 febbraio 2018 a Ginevra, in concomitanza con la fiera d’arte Artgenève. L’evento, promosso dall’Art Law Foundation, è stato organizzato per presentare le recenti linee guida elaborate dal team del “Responsible Art Market” per operare in modo etico e responsabile nel mercato dell’arte.


S’intitola «Building an Art Market 2.0» il convegno internazionale che si è tenuto il 2 febbraio 2018 a Ginevra, all’interno del Palaexpo, e in concomitanza con la fiera d’arte Artgenève. L’evento, promosso dall’Art Law Foundation, è stato organizzato per presentare le recenti linee guida elaborate dal team del “Responsible Art Market” (RAM) per operare una corretta due diligence, prima di concludere o meno una transazione nel mercato dell’arte.
L'espressione inglese due diligence indica l'attività di ricerca e approfondimento di dati e di informazioni relative all'oggetto di una trattativa. Il fine di questa attività è quello di identificarne i rischi e i problemi connessi alla transazione, sia per negoziare termini e condizioni del contratto, sia per predisporre adeguati strumenti di garanzia, di indennizzo o di risarcimento. Solitamente intrapresa dal potenziale acquirente, la due diligence viene svolta con la collaborazione del venditore e di un legale.
Il convegno moderato da Anne Laure Bandle, Avvocato e Direttore dell’Art Law Foundation, si è posto l’obiettivo di individuare le aree di rischio legate alla compravendita di opere d’arte e di presentare le recenti linee guida e i principi di buone pratiche promossi dell’iniziativa “Responsible Art Market”. Introdotti da Pierre Gabus (Avvocato e Presidente dell’Art Law Foundation), Sandrine Giroud (Board Member dell’Art Law Foundation) e Mathilde Heaton (Avvocato dell’Art-Law Centre dell’Università di Ginevra) i numerosi relatori, rappresentanti d’istituzioni museali, giuristi esperti del diritto dell’arte e del mercato internazionale dell’arte, hanno affrontato, con sguardi diversi e specifici di ogni disciplina, i fattori di rischio insiti nelle transazioni che coinvolgono beni artistici, in particolar modo legati all’autenticità delle opere, alla provenienza ed esportabilità delle stesse, nonché alle caratteristiche delle parti coinvolte; tutti argomenti oggi al centro del dibattito artistico e giuridico del mercato dell’arte.
La due diligence legale è diventata sempre più importante nel mercato dell’arte internazionale, che notoriamente si distingue per la poca trasparenza, la scarsa liquidità e la presenza di molti intermediari non qualificati accanto a pochi veri professionisti. Una delle caratteristiche economiche che contraddistingue lo scambio dei beni artistici è infatti il loro essere dei “beni fiducia”. Questo comporta grandi difficoltà nella valutazione della qualità dell’oggetto, soprattutto per i consumatori che non hanno sensibilità e competenze storico-artistiche, e determina, di conseguenza, un’elevata asimmetria informativa tra acquirenti e venditori. Infatti, nonostante le gallerie cerchino di rassicurare i collezionisti sul reale valore dei propri artisti, c’è sempre il rischio che esse possano comportarsi in maniera opportunistica.
Emblematico fu lo scandalo che suscitò il caso della galleria Knoedler di New York, una delle gallerie più prestigiose al mondo, che per anni ha venduto croste spacciandole per capolavori di Jackson Pollock, Mark Rothko, Robert Motherwell, Franz Kline, Clyfford Still e perfino Willem de Kooning. Una truffa che fruttava fino a 20 milioni di dollari al pezzo, che esplose nel 2007, quando un collezionista cercò di rivendere, senza successo, una tela di Jackson Pollock, acquistata dalla nota galleria per 17 milioni di dollari, poiché l’opera non risultava pubblicata nel catalogo ragionato dell'artista. A smascherare i falsi fu la società di analisi scientifiche Orion Analitycal chiamata a svolgere le perizie attraverso le analisi chimiche sui pigmenti. La stessa società che nel 2016 è stata poi acquistata da Sotheby's a seguito delle vicende legate ad un altro business milionario di falsi.  In questo caso si trattava di una serie di Old Master contraffatti, attribuiti a Frans Hals, Parmigianino e altri maestri, finiti, attraverso case d'aste e importanti gallerie d'arte, nelle raccolte private di diversi collezionisti. Stessa sorte per i collezionisti proprietari dei 21 quadri di Amedeo Modigliani esposti nel luglio 2017 al Palazzo Ducale e che secondo il perito della Procura di Genova sono tutti falsi. Questi sono solo alcuni dei casi in cui facoltosi collezionisti sono stati coinvolti in frodi aventi ad oggetto opere false e prive di alcuna provenienza.
Nella compravendita di un’opera d’arte il supporto di una consulenza professionale indipendente è pertanto di fondamentale importanza in quanto limita i rischi dell’acquirente: un’accurata due diligence sulla provenienza, un’approfondita indagine di mercato, un attento condition report e un’autorevole second opinion sull’autenticità dell’opera, sono preliminari indispensabili a qualsiasi acquisto. È necessario inoltre verificare con le banche dati dei Carabinieri e dell’Art Loss Register che l’opera non abbia una provenienza illecita. Con l’ausilio dei database on-line, che raccolgono le opere di cui sia stato denunciato il furto o la sparizione, si ricostruiscono analiticamente i passaggi di proprietà dell’opera nel corso del tempo e si esclude il rischio di qualunque futura rivendicazione o pretesa risarcitoria da parte di terzi. Non è un dettaglio irrilevante questo, in quanto secondo le stime del Transnational Crime and the Developing World Report, pubblicato da Global Financial Integrity nel 2017, il traffico illecito nel mondo dell’arte ha un valore annuo tra i 6 e gli 8 miliardi di dollari con ricavi stimati di circa 1,5 miliardi di dollari.
Nell’acquisto di un’opera d’arte non bisogna sottovalutare anche il potere informativo del prezzo, che se non è congruo può essere indice di una provenienza sospetta o di un’opera di dubbia autenticità. Vi sono poi casi in cui la credibilità di una transazione viene definitivamente pregiudicata dall’indicazione di un prezzo inadeguato, dalla richiesta di un pagamento in contanti o da commissioni eccessive, dall’intervento di più intermediari, così come da una limitata esperienza sul mercato internazionale.
Va evidenziato infine che talvolta il prezzo di vendita di un’opera dipende più che dalle qualità intrinseche dell’opera da fattori quali le disponibilità economiche del collezionista, nonché il grado di fiducia che quest’ultimo ripone nel venditore. Si può quindi ipotizzare che sul mercato dell’arte la presenza di asimmetrie informative fa sì che il prezzo di vendita di un’opera, a volte più che essere un indicatore della sua qualità, divenga invece espressione del potere contrattuale della galleria nei confronti del collezionista. Il tema di come il brand del venditore (sia esso una galleria o una casa d’aste) sia in grado di influenzare la percezione del valore di un’opera sarà al centro della lecture del Professor Don Thompson, autore del celebre libro “Lo squalo da 12 milioni di dollari. La bizzarra e sorprendente economia dell’arte contemporanea”, che si terrà martedì 27 febbraio alle h.10.00 all'Università di Milano-Bicocca.
Don Thompson nella sua lectio accompagnerà il pubblico nel mondo del mercato dell’arte contemporanea, raccontando di come operano le case d’asta e delle motivazioni psicologiche che spingono galleristi e collezionisti di tutto il mondo ad acquisti che sembrano folli. L’incontro, organizzato con il patrocinio del BIPAC (Centro Ricerche Patrimonio Storico Artistico e Culturale), e moderato dal Professor Paolo Galli, si terrà in lingua inglese presso l'Auditorium Martinotti, Edificio U6 dell'Università di Milano-Bicocca. È possibile visionare il programma degli interventi e confermare la registrazione visitando il sito .
 
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