Doppio appuntamento tra arte e fotografia alla Fondazione Merz
Torino. Due le mostre inaugurate il 6 marzo dalla Fondazione Merz, che consolidano la collaborazione con Magnum Photos, agenzia fotografica fondata nel 1947 da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger, Maria Eisner e Rita Vandivert.
Continua dunque il lavoro di ricerca e sperimentazione tra la Fondazione e l’agenzia fotografica dopo la mostra del 2012 dedicata al fotografo della rivoluzione di Praga Josef Koudelka, con l’intento di «favorire una sempre maggiore integrazione tra due espressioni visive quali arte e fotografia, per arricchire la lettura di fenomeni artistici e linguaggi visivi» come ha dichiarato Mariano Boggi, presidente della Fondazione Merz.
Fino al 5 maggio il primo piano ospita René Burri: “Jean Tinguely”, curata da Maria Centonze e Lorenza Bravetta. Gli scatti di Burri sono realizzati tra il 1967 e il 1991 nell’atelier dello scultore svizzero, di cui immortala la spontaneità del processo creativo. La Fondazione Merz accoglie 122 scatti, sia in bianco e nero sia a colori della realizzazione di «Le Cyclop», scultura gigantesca, alta 22 metri, che si trova nel comune di Milly-la-Foret a circa 60 km da Parigi, frutto di 25 anni di lavoro da parte di Tinguely.
Integrano la visione gli scatti che illustrano l’allestimento dei lavori di Tinguely all’Esposizione Internazionale di Montreal, poi a Basilea e a Venezia, evidenziandone l’originale personalità .
Al piano interrato è invece allestita una mostra curata da Maria Centonze: Harry Gruyaert e Nicus Lucà:“Dimenticare a memoria”, che presenta le sculture-libro realizzate con pietre fossili da Lucà immortalate negli scatti di Gruyaert.
Nicus Lucà è un artista torinese che ha realizzato una «biblioteca» di 150 sculture a forma di libro, per le quali ha preso in prestito i titoli della grande narrativa mondiale. Il materiale usato da Lucà è la pietra fossile proveniente dalla valle del Tafilalt, immenso giacimento risalente al paleozoico nel Marocco meridionale. Il fotografo belga Harry Gruyaert propone 12 scatti a colori realizzati proprio nella regione del Tafilalt, immortalandone le atmosfere insolite e impenetrabili. Le sculture dialogano quindi con le foto che raccontano il loro luogo d’origine, il punto da cui è stata prelevata la pietra successivamente trasformata in parola nelle scultura di Lucà. “Dimenticare a memoria” è realizzata grazie all’aiuto di Eva Menzio, Lunetta 11, Caterina Fossati e del Riva Monaco Boat Service.
Entrambi i progetti analizzano con modalità differenti lo scambio tra artista e fotografo, evidenziando come proprio il rapporto con la fotografia sia una possibilità per la narrazione dell’opera e per costruire l’identità dell’artista e il suo rapporto col pubblico.
© Riproduzione riservata