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Dare futuro ai patrimoni

  • Pubblicato il: 11/10/2016 - 17:07
Autore/i: 
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Francesca Sereno

Diversi enti no profit, nella sempre più affannosa ricerca di risorse economiche e finanziarie a supporto delle proprie attività, hanno rivolto la loro attenzione ai lasciti solidali, uno dei possibili strumenti di fundraising, che ha come presupposto la condivisione e la diffusione delle cause sociali. Un'opportunità, secondo le stime, potenzialmente in crescita. Per promuovere la cultura del testamento solidale in Italia,  tre anni fa è nato il Comitato Testamento Solidale, di cui fanno parte 16 prestigiose organizzazioni del terzo settore. Il 13 settembre, IV Giornata Internazionale del Lascito Solidale, il Convegno organizzato dal Comitato, presso la Sala della Regine della Camera dei Deputati, è stata l’occasione per comprendere come e in cosa stanno cambiando le scelte di solidarietà degli italiani in questa direzione. Oggi non fa parte del Comitato nessuna organizzazione culturale. L’Italia è un Paese generoso, come dimostrano la tempestiva risposta alla richiesta di contributo in occasione di emergenze come il recente sisma o l’ammontare delle donazioni erogate durante grandi eventi di raccolta fondi come Telethon. Tuttavia la generosità si esprime più sull’onda di un portato emotivo che sulla base di una progettualità di lungo periodo. Il lascito è un gesto di generosità che si concretizza dopo la morte, è la possibilità di lasciare un contributo ad un ente benefico di cui condividiamo i valori. Ma quante persone sono disponibili a contribuire ad una buona causa anche dopo la fine della propria esistenza? E in che modo è possibile raggiungerle?

Dalla ricerca «Gli italiani e il lascito solidale: fotografia di un fenomeno in evoluzione», condotta da GfK Eurisko1, risulta che il numero degli Italiani che dichiarano di aver donato una somma di denaro in beneficenza negli ultimi due anni negli ultimi quattro anni è diminuito passando dal 37% del 2012 al 33% del 2016. Ma il dato positivo è che si registra un aumento della conoscenza in merito ai lasciti testamentari, una opportunità nota oggi a quasi 7 italiani su 10 (passando dal 61% al 66%). Inoltre cresce la propensione degli italiani nei confronti del lascito testamentario: il 14% dei nostri connazionali ha già fatto (3%) o intende fare un lascito solidale (11%) un lascito.  Appena 4 anni fa erano il 9%. 
Questo 14% rappresenta il bacino primario della campagna di sensibilizzazione per fare conoscere il tema lascito solidale e le sue modalità di attuazione.
Il Comitato Testamento Solidale, formato da  ActionAid,  AIL – Associazione Italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma,  AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla,  Fondazione Don Carlo Gnocchi,  Lega del Filo d’Oro,  Save the Children,  ACS – Aiuto alla Chiesa che Soffre,  Amref Health Africa,  Università Campus Bio-Medico di Roma,  Cesvi,  Fondazione Umberto Veronesi,  INTERSOS,  Fondazione Operation Smile Italia Onlus,  Telefono Azzurro,  Fondazione Telethon,  UNICEF, promuove questa pratica fornendo indicazioni e  agisce anche con il supporto del Consiglio Nazionale del Notariato, che collabora con 71 associazioni e che dal 2005 ha realizzato 13 guide sul tema.

In Italia, a differenza dei Paesi del Nord Europa, il tema del «fine vita» è un tabù. Il punto di partenza è dunque quello di avviare un vero e proprio cambiamento culturale, facendo leva su una corretta informazione circa la possibilità di destinare parte del proprio patrimonio, senza ledere i diritti dei propri cari, per cambiare la vita delle persone che ne hanno più bisogno, in Italia e nel mondo.
Per arrivare ad avere una visione positiva di ciò che si può fare dopo la morte e raggiungere livelli di consapevolezza dell’importanza di fare testamento simili a quelli delle popolazioni anglosassoni occorre fare percepire che fare il lascito è qualcosa di importante, un contributo al miglioramento della vita di persone e società. E' altresì importante sapere che il lascito può essere esercitato da tutti, non solo dai più ricchi. Come suggerisce il Comitato, non è necessario lasciare ingenti patrimoni, perché per sostenere il lavoro quotidiano di associazioni impegnate nelle più importanti cause umanitarie e scientifiche, anche un piccolo contributo può fare la differenza. Poi è importante sapere cosa si può lasciare: una somma di denaro, azioni, titoli d’investimento. Ma anche un bene mobile, come un’opera d’arte, un gioiello o anche un arredo e un bene immobile, come un appartamento; infine anche una polizza vita può trasformarsi in un lascito se si indica come beneficiario un ente no profit che ci sta particolarmente a cuore.
Tuttavia affinché il lascito sia valido, è necessario indicare chiaramente l’organizzazione beneficiaria nel proprio testamento, che vuol dire avere la certezza che sia rispettata la propria volontà. Il testamento è un atto di tutela e responsabilità verso i familiari perché permette di disporre, secondo legge, dei propri beni o di parte di essi in maniera chiara e inequivocabile.
La ricerca Gfk Eurisko ci dice che, con l’allungarsi della vita e causa la necessità di aiutare i propri figli a costruirsi un futuro quando si è ancora giovani, quasi un terzo degli Italiani è orientato a scrivere il testamento tra i 60 e i 69 anni, senza aspettare di diventare troppo anziano.

L’Italia è fanalino di coda in Europa nella propensione a scrivere il testamento, insieme alla Spagna, con l’8%, e alla Francia, con uno scarso 5%. Il primato spetta al Regno Unito, con una quota del 49%, seguito da Olanda (33%), Germania (28%, che diventa il 50% tra gli over 50), Belgio (25%) e Scandinavia (20%).
La ricerca ci conferma che il testamento solidale non è più percepito come comportamento riservato ai proprietari di ingenti patrimoni mobiliari o immobiliari: lo pensava il 40% degli italiani nel 2012, mentre oggi siamo scesi al 29%.
E' in atto dunque un «processo di democratizzazione» di questa forma di donazione che non è più percepita come adatta solo a chi non ha figli (dal 45% al 35%), ma come buona pratica per tutti (si sale dal 24% al 30%).

Il Notaio è l'anello di congiunzione tra chi lascita e il beneficiario. Il suo ruolo è dare certezza alla concreta realizzazione del progetto e ridurre al minimo il rischio di controversie. Una seconda indagine, «Come è cambiato il lascito solidale: identikit dei nuovi italiani generosi», condotta su un campione di 1500 notai - circa un terzo dei notai italiani - rivela che in 9000 testamenti su 100.000 è previsto un lascito per il terzo settore. Inoltre emerge che nonostante la crisi economica, negli ultimi 3 anni, la predisposizione degli italiani verso un lascito solidale non ha subito nessuna flessione: lo affermano il 70% dei notai e per il 20% è perfino aumentata. Le maggiori donatrici attraverso testamento sono donne over 55 (65%), ma è in costante aumento anche l’interesse dei giovani. Il 46% lasciti riguarda cifre inferiori a 20mila euro, il 27% lasciti è tra i 21mila e i 50mila, il 15% tra 51 e 100mila ed il 10% lasciti supera i 100mila euro.
Il 70% degli Italiani si rivolge al notaio per avere informazioni, in particolare relativamente ai diritti intangibili dei componenti familiari e alle conseguenze giuridiche del lascito e relativamente a cosa si può lasciare: il 70% dei lasciti sono somme denaro, il 16% beni immobili.
Dietro la scelta di fare un lascito solidale, spiegano i notai del Consiglio Nazionale del Notariato, ci sono ragioni personali come la sensibilità verso una determinata causa (64%), la vicinanza in vita ad una specifica associazione (20%), il desiderio di lasciare un segno di sé fuori dalla propria famiglia (8%), la visione etica della persona (8%).
La strada da fare per raggiungere livelli di consapevolezza dell’importanza di fare testamento simili a quelli delle popolazioni anglosassoni è, però, ancora lunga.
Anche nei lasciti solidali il Regno Unito è ancora al primo posto. La quota di testamenti registrati ufficialmente che includono un lascito benefico è aumentata dal 12,2% del 2007 al 14,4% nel 2012; l’obiettivo è portarli al 16% entro il 2018. In valori assoluti, fra il 1988 e il 2012 il numero totale di lasciti annui è salito da 68.000 a 104.000. Nel 2013 il 6% dei testamenti aperti nel Regno Unito ha visto destinare una quota delle eredità ad una organizzazione umanitaria.  Il valore totale dei lasciti solidali è stimato intorno a 2 miliardi di sterline, in Germania addirittura 5 miliardi di euro, mentre l’Italia si attesta a 1,1 miliardi. Certamente hanno giocato un ruolo propulsore le campagne informative del Comitato ‘Remember A Charity’, attivo dal 2000 e che oggi riunisce ben 140 charities.
Tuttavia due fattori chiave che differenziano il Regno Unito e gli altri Paesi del Nord Europa, sono la mancanza del vincolo di lasciare una quota del proprio patrimonio ai familiari e la cultura protestante prevalente che, al contrario di quella cattolica, affronta diversamente l'aspetto della morte.
Dunque come colmare questo gap? Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale, è convinto che la strada sia da un lato quella di diffondere tra i donatori il concetto di lascito, dall'altro di sollecitare la pratica della donazione sensibilizzando le giovani generazioni.
E' anche importante un quadro normativo adeguato, che ad esempio preveda una fiscalità di vantaggio rispetto ai lasciti.  Una modalità che si fa strada sempre nell'ambito delle volontà testamentarie è la polizza assicurativa il cui fondo in caso di morte sia devoluto ad un ente del terzo settore indicato.
Le potenzialità di ampliare i lasciti solidali esistono. L'auspicio è che il Comitato si rinforzi allargando il numero degli enti aderenti e anche differenziandone le tipologie. Oggi, ad esempio, non fa parte del Comitato nessuna organizzazione culturale, domani... chissà.

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