Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Collezioni d'arte e diritti correlati

  • Pubblicato il: 01/07/2011 - 09:13
Autore/i: 
Rubrica: 
CONSIGLI DI LETTURA
Articolo a cura di: 
Cristina Manasse
Cà Corner della Regina

Secondo un’interpretazione innovativa, il patrimonio comprende anche l’insieme dei diritti collegati alla collezione. Per secoli la finalità principale di musei ed enti culturali detentori di collezioni era la conservazione di un patrimonio, il renderlo accessibile e la promozione dello scambio culturale e della conoscenza; la finalità ora si è ampliata come conseguenza della crescente sfera di attività svolta dai medesimi.

I musei e gli enti culturali, inizialmente solo titolari/custodi/gestori di beni, sono altresì custodi e gestori di diritti, tra i quali i diritti di proprietà intellettuale legati ai beni: detengono e custodiscono i diritti di proprietà altrui, utilizzandoli in svariate forme e con specifici limiti (ad esempio, sul lavoro svolto da terzi a seconda del tipo di clausole contrattuali adottate), ma creano altresì diritti di proprietà intellettuale (le pubblicazioni, materiali audiovisivi, data base sulle collezioni, progetti culturali, attività informativa e didattica per il pubblico, dando vita ad eventi/mostre/collezioni, etc).

Lo sviluppo tecnologico svolge un importante ruolo in questa nuova forma di gestione: la necessità di garantire una maggiore fruizione dei beni forza gli enti a ridefinire modalità e sistemi di gestione dei diritti. Il diritto di proprietà intellettuale, nelle sue varie sfaccettature (e quindi anche il diritto d’autore) ha assunto un diverso ruolo assurgendo a diritto primario. La necessità di garantire un maggiore accesso, la tecnologia digitale, il venir meno di alcune fonti di finanziamento, ha sfidato quello che era il precedente equilibrio tra i concetti di tutela/gestione/accesso e valorizzazione da una parte e la gestione/utilizzo dei diritti di proprietà intellettuale dell’altra, obbligando a fare alcune riflessioni relative a questi ultimi.

I diritti di proprietà intellettuale collegati alle collezioni sono infatti fondamentalmente dei diritti economici; le collezioni possono essere considerate dei veri e propri asset e la gestione di entrambi non deve necessariamente far pensare ad uno sfruttamento in termini negativi, ma al contrario ad un uso più efficiente di un patrimonio che spesso è statico, polveroso. Basti pensare ai prestiti e ai diritti che il mutuante potrebbe rendere economici, e quindi valorizzare, a vantaggio della propria collezione. O a eventuali accordi di licenza, o all’adozione di appropriati sistemi di tutela e protezione del proprio sito onde evitare che il patrimonio (anche in termini di riproduzione) venga disseminato senza autorizzazione, all’adozione di formule contrattuali che tutelino i diritti del gestore della collezione, valorizzando i beni artistici e culturali.
In questa prospettiva viene spontaneo chiedersi se il concetto di valorizzazione, tanto enfatizzato dal nostro legislatore, possa riferirsi anche ad un uso efficiente dei beni e dei diritti collegati.
E quindi anche a un uso dei diritti collegati ai beni, nel rispetto della mission del custode/gestore, adottando policy di gestione di beni e diritti al fine di massimizzarne la valorizzazione.

Cristina Manasse è avvocato specializzata in diritto della proprietà intellettuale e dell'arte. Già presidente dell'Art Cultural Institutions and Heritage Law Commitee dell'IBA (l'associazione mondiale di avvocati), è relatrice a numerose conferenze sia a livello internazionale che nazionale, autrice di articoli e pubblicazioni - soprattutto in lingua straniera - in materia di diritto dell’arte; docente in master e seminari, sia in Italia che all’estero, sul diritto dell’arte e della proprietà intellettuale.

© Riproduzione riservata