Cina testaccina
Roma. Al Macro Testaccio sino al 4 marzo, nell’ambito della Biennale Internazionale di Cultura Vie della Seta si svolgono la collettiva «(Un)Forbidden City. La postrivoluzione della nuova arte cinese» e una personale della coreana Kim Minjung. Presentata dagli artisti Gao Zhen e Gao Qiang, riuniti sotto lo pseudonimo Gao Brothers, curata da Simona Rossi e Dominique Lora, la collettiva riunisce autori scaturiti dai movimenti studenteschi postrivoluzionari e dalla cultura underground. Centro della loro riflessione è l’incontrollato sviluppo della Cina, per la quale prospettano nuovi stili di vita. I linguaggi mescolano nuovi media con pittura, fotografia, performance e installazioni. I Gao Brothers sono tra gli espositori, oltre a colleghi quali, tra gli altri, Lu Feifei, Chang Lei, Wu XiaoJun, Xinmo Li, Shen Ruijun, Gao Shen, Sung Ping e Sun Lei (catalogo Damiani). Curata da Gianluca Ranzi, la personale di Kim Minjung è incentrata su un’opera di circa trenta metri del ciclo «Mountains» (nella foto) avviato nel 1997, in seguito a una lunga osservazione del moto ondoso al sorgere del sole. Il lavoro è ottenuto dalla giustapposizione di sottili carte colorate e l’uso del pennello, della china e della bruciatura.
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