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Botticelli, un sofistico d’altri tempi

  • Pubblicato il: 27/07/2012 - 20:00
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Stefano Luppi
Botticelli

Bergamo. Da oggi fino al 4 novembre una «piccola» mostra all’Accademia Carrara, sede temporanea di Palazzo della Ragione (la monumentale sede neoclassica del museo è in restauro), realizzata con il sostegno di Camera di Commercio di Bergamo, Credito Bergamasco, Fondazione Credito Bergamasco, spiega molto di più di quanto a volte non facciamo costosi e ipertrofici appuntamenti nelle capitali italiane dell’arte. Nella pinacoteca che ha origine grazie ai lasciti di fine Settecento del conte Giacomo Carrara, mecenate e collezionista, si sono analizzati i restauri che negli ultimi tempi hanno riguardato i dipinti di Sandro Botticelli: ne è uscita la rassegna «Botticelli ‘persona sofistica’», titolo desunto dalla nota definizione che Giorgio Vasari diede del grande pittore, considerato appunto sofisticato, inquieto, stravagante e incontentabile. La mostra, curata da Maria Cristina Rodeschini, presenta dunque il notissimo Ritratto di Giuliano de’ Medici realizzato nel 1478 – 1480, la tavola raffigurante la Storia di Virginia (del 1500 – 1510) e il «nuovo» Botticelli dell'Accademia Carrara, idealmente riunito al suo pendant, andato perduto. Quest’ultima opera, raffigurante il Cristo Dolente è stato di recente assegnato alla paternità di Botticelli e ora gli studiosi sono alla ricerca del suo pendant, conosciuto grazie alle fonti scritte, ma di cui si sono perse le tracce in Russia oltre un secolo fa. Certo l’opera maggiormente interessante, vista la sua recente attribuzione, è il «Vir dolorum», dal forte impatto emotivo e dagli effetti luminosi e cromatici di grande raffinatezza, realizzato probabilmente tra il 1495 e il 1500 a tempera e oro su tavola, è stato a lungo trascurato dalla critica. L’opera, restaurata da Carlotta Beccaria nel 2010, rappresenta un chiaro esempio del tardo stile del maestro, in cui la ricerca di drammaticità ed espressività e il forte carattere mistico e pietistico costituisce un richiamo alla spiritualità savonaroliana della fine del XV secolo. Dell’argomento si occupa uno storico dell’arte noto esperto di pittura del ‘400-‘500, Andrea Di Lorenzo che ha ricostruito in catalogo («I Quaderni sul Restauro», Lubrina Editore) anche l’intricata vicenda che ha visto il Cristo separarsi dalla Mater Dolorosa con la quale costituiva un dittico destinato al culto privato. Al pari delle altre opere di Botticelli conservate nella Pinacoteca bergamasca, il Cristo dolente giunse nelle raccolte dell’Accademia Carrara con la donazione del grande storico dell'arte Giovanni Morelli che lo aveva acquistato a Firenze. In seguito, la tavola pendant con la Vergine entrò a far parte della collezione della Granduchessa Maria di Russia, figlia dello zar Nicola I e da allora se ne persero le tracce, probabilmente dopo il 1913 quando venne esposto all’Ermitage di San Pietroburgo (c’è una piccola foto nell’opuscolo pubblicato in quella occasione). Ma appunto gli amanti di Botticelli hanno altre possibilità per ammirare lavori importanti e noti, come il ritratto del giovane Giuliano de’ Medici, fratello minore di Lorenzo il Magnifico, morto nel 1478 nella Congiura dei Pazzi, un attentato, fallito, con il quale alcuni principi italiani e papa Sisto IV tentarono di sradicare il dominio mediceo da Firenze. Dell’opera esistono tre versioni (le altre sono conservate a Berlino e Washington): il giovane nobile, dipinto in una posa azzimata in camicia bianca, sarebbe senz’altro un ritratto commemorativo realizzato a seguito della morte, ma non si riesce a capire se rispetto alle altre versioni sia un prototipo o una ulteriore «versione» dell’artista fiorentino. Il dipinto è stato oggetto di un delicato intervento conservativo, sostenuto da Italia Nostra-sezione di Bergamo ed eseguito da Carlotta Beccaria per la superficie pittorica e da Roberto Buda per il supporto ligneo, i quali con la direzione di Amalia Pacia della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici di Milano, si sono preoccupati anche di recuperare il supporto rimuovendo la rigida «parchettatura» applicata in precedenti interventi che aveva causato sulla tavola pericolose fenditure. Il terzo quadro esposto, raffigurante la Storia di Virginia, realizzato tra il 1496 e la fine del secolo, ha il suo pendant nella Storia di Lucrezia conservato all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston: erano parte di una spalliera, manufatto molto diffuso nelle camere da letto signorili dell’ultimo quarto del Quattrocento. Riprendendo la vicenda narrata dallo storico Tito Livio, Botticelli rappresenta gli episodi cruciali della triste storia della giovane Virginia: il rapimento da parte del capo dei decemviri Appio Claudio e del suo legato Marco Claudio, la morte per mano del padre nel tentativo di salvarne l’onore, e la rivolta popolare che ne scaturì. Le vicissitudini di Virginia, come quelle di Lucrezia, divennero chiaro esempio di castità e fedeltà, spesso raffigurate nei forzieri nuziali, fino a diventare allegorie adottate dall’Umanesimo civile italiano. In questa occasione si presenta anche il restauro dell’opera, eseguito nel 2000 da Rossella Lari con la  direzione di Emanuela Daffra della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici di Milano, nell’ambito del progetto «Restituzioni» della banca Intesa Sanpaolo. Una rassegna dunque, organizzata da «COBE Direzionale», da non perdere poiché permette in tutta tranquillità di comprendere molto della fase intermedia della produzione botticelliana: il visitatore ha anche la possibilità di visitare la mostra accompagnato da una videoguida italiano/inglese, prodotta da «M.I.D.A. Informatica», realizzata dai giovani esperti d’arte Veronica Cicalò, Lorenzo Madaro e Giulia Vetromile e disponibile come «app» per i sistemi iOS e android.

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