Bevilacqua La Masa. Lo Zeitgeist e l'arte della manutenzione di una fondazione
Sul destino e le nomine della Fondazione Bevilacqua La Masa si è alzato un gran polverone immotivato. Il Comune è vincolato da un testamento e l’Istituzione non può essere assorbita né cancellata. Ai vertici, dai critici agli economisti della cultura. A tu per tu con Bruno Bernardi, nuovo Presidente
Sul destino e le nomine della Fondazione Bevilacqua La Masa si è alzato un gran polverone immotivato. Il Comune è vincolato da un testamento e l’Istituzione non può essere assorbita né cancellata. Di fatto però BLM non gode ancora né dei privilegi né del riconoscimento effettivo di una vera fondazione. La riforma del CdA ha solo rimosso i tre membri di nomina politico-sindacale e di nuovo c’è che sembra chiudersi l’epoca dei grandi critici alla Presidenza e c’è ora - sempre come secondo incarico visto che il ruolo è non retribuito - un economista della cultura. Una delle sedi in affitto (come altre, inaccessibile ai disabili), un solo curatore, fisso, con collaboratori precari, personale specializzato insufficiente, limitata capacità di attrarre fondi (nessuno europeo), fiscalità penalizzante, buone partnership private e istituzionali (con risultati a volte obiettabili), scambio debole con la comunità locale – talvolta un po' tendente in ambito universitario al bacino IUAV – ben inserita, sotto la presidenza Vettese, nel circuito di contatti con residenze e fondazioni di rilievo: l'azione di BLM resta però circoscritta all’ambito degli eventi o dei beneficiari delle Collettive e degli Atelier, e a legami nazionali e internazionali di pregio ma ancora estranei a un piano di sviluppo articolato. Perché Venezia fondi una nuova comunità sulla valorizzazione e la condivisione mirata, anziché sulle macerie della propria svendita, serve che la promozione efficace di nuovi artisti e operatori possa vedere un futuro, tra gli ingranaggi soffocanti dell’industria turistico-culturale e dell’abbandono istituzionale. E che BLM possa adottare un approccio più aperto a sperimentazioni in grado di produrre nuovi panorami di radicamento e di confronto profondo con il paesaggio culturale che la circonda.
A due minuti da Campo Santa Margherita, si aprono le porte di Palazzetto Tito, sede dell’Istituzione Bevilacqua La Masa: caso unico di lungimiranza testamentaria, BLM nasce dal lascito di Ca’ Pesaro al Comune di Venezia da parte della Duchessa Felicita Bevilacqua, affinché fosse usata per promuovere l'inserimento di giovani artisti meritevoli e non abbienti nei canali di rilievo dell’arte. Bruno Bernardi, docente di Economia Aziendale e Governo delle Organizzazioni Culturali presso Ca’ Foscari, ne è il nuovo Presidente.
Come approccerà i futuri interventi sull’Istituzione: ristrutturazione organizzativa; integrazione dell’organico per potenziare le capacità di reperimento risorse; proposte di riforma; valutazione e pianificazione di risultati e obiettivi?
La proposta di riforma è possibile ma non ho ancora elementi sufficienti per valutare. La dimensione economica di BLM è strumentale al perseguimento delle sue finalità. Non si può chiederle di far schei: come per ogni istituzione culturale è previsto che l’equilibrio delle risorse sia vincolante ma lo scopo resta restituire alla città un’offerta culturale, contribuire alla coesione sociale, permettere ai giovani di sviluppare i propri talenti etc. e se io arrivassi qui e dicessi che non c’è redditività sufficiente rispetto al capitale investito direi una stupidaggine. Condivido la necessità di avere una visione ancor più ampia di quella attuale del lavoro che può essere fatto da una fondazione come BLM. Il “come penso di farlo”, passa attraverso la porta stretta delle risorse: disponibilità che difficilmente può risolversi sul piano di una maggior contribuzione pubblica. Faremo salti di gioia se non saranno ridotte. Dobbiamo renderci più autonomi per fare fundraising, attività che abbiano significato economico, sempre strumentale, e progetti europei, certamente. Capiremo come integrare il personale con altre collaborazioni.
Questa sede è in affitto, e con quella pubblica alle Procuratie di San Marco, copre due zone toccate dai flussi della città, è possibile pensare a una ricollocazione di BLM aprendo ai giovani artisti il contesto dell’Arsenale in mano ora al Comune?
Non faccio una dichiarazione, ma una profezia. Il soggetto che saprà mettere d’accordo questa litigiosissima famiglia sull’Arsenale, risolverà la crisi mediorientale con uno schioccare di dita. L’Arsenale aperto all’uso e alla frequentazione dei veneziani sarebbe un poderoso attrattore di residenzialità, da usare inserendo decine di attività, artigianato, Museo della Marina, attività produttive…
Se oggi Palazzo Pesaro fosse di BLM questi discorsi non si porrebbero. Però gli spazi delle sedi attuali in estate sono messi a disposizione di affermati artisti e ai giovani è impedito di essere in mostra nel momento di maggiore visibilità e fruizione da parte degli operatori. Come garantire lo sviluppo e l’inserimento del vivaio di artisti che dovrebbero maturare qui?
Si deve essere in grado di far accadere qui delle cose con chi, nel campo del fare come del gestire l’arte, a livello internazionale, ha un peso. Le idee maturate in questi anni per lo scambio di visite e residenze etc. sono eccellenti, così come il format, [Alchimie Culturali n.d.r, promosso da Confindustria e Regione Veneto, con partner Artefiera.] che quest’anno sarà replicato che collega imprese ed artisti. Metà delle imprese saranno anche già state sensibili all’importanza del design, ma molti altri no, e in questo modo si crea una operazione di “consenso” da parte del mondo produttivo nei confronti del mondo dell’arte, che da parte della nostra realtà imprenditoriale, abituata spesso a vedere gli artisti come qualcosa di alieno, non è scontata. Inoltre alla trasformazione di artisti giovani in artisti maturi, BLM aggiunge la trasformazione di giovani artisti in lavoratori di altro tipo: è un capitale relazionale la possibilità di avere percorsi di vita personali che passino attraverso l’arte, anche dove si scopre di essere adatti a fare un altro mestiere.
Lo dice in rapporto al ruolo di una mostra come la Collettiva, che annualmente offre occasione di promozione a una selezione di giovani aspiranti artisti under 35 domiciliati nel Triveneto, e che è giunta oggi alla 100ma edizione?
Dico che è buono il sistema che ti consente di fare questa esperienza.
Rispetto al rapporto con Mestre e Marghera quale relazione si può instaurare per favorire la residenzialità artistica sul territorio e che funzione ha BLM?
Condivido il pensiero del Sindaco quando, con i moduli espressivi suoi propri, dice che l’arte non può appartenere solo alla Venezia insulare ma alla città nella sua completezza. Ci sono stati altri tentativi di intervenire su questo legame...con scarsi risultati.
Ha denunciato un diffuso complesso di Lilliput dei veneziani di fronte al Gulliver delle Grandi Navi. La progettualità di BLM ha impatto limitato sul contesto locale e sul rapporto fra istituzioni e comunità, oramai eroso anche da un’economia turistica incontrollata. Quale missione ha BLM per ottenere un riconoscimento da parte della comunità locale?
Non credo in un compito educativo delle istituzioni verso “il popolo”, il lavoro di una organizzazione come questa trae vantaggio dai toni sommessi. Non parlo di comunicazione, su cui bisognerà fare uno sforzo importante. Parlo del fatto che non credo che ci si possa mettere nella posizione di chi giudica gli altri e decide che bisogna elevarne la percezione dell’universo. E’ una posizione elitaria e difensiva e afferma in qualche modo che non c’è un piano su cui ci si possa confrontare con il mondo esterno. Chi ragiona così pensa di bastare a sé stesso. Io sono lontanissimo da questa visione e credo che dietro certe posizioni ci sia il senso di emarginazione di quei soggetti che poi si esprimono spesso in petizioni etc. come si è visto con le Grandi Navi.
Quindi come si esce dal complesso di Lilliput e si avvicina una programmazione alla città per contribuire a una nuova residenzialità?
Non penso che una singola istituzione riesca a sovvertire questo fenomeno: quando parliamo dei veneziani parliamo di tante cose diverse. Tre su quattro gruppi del centro storico sono di età avanzata - come me, oramai! E si nutrono il più delle volte di reazioni difensive. La risposta alla sua domanda è: non lo so. Mi piacerebbe, ma non sono in grado di dare nessuna indicazione. Se persone di grande qualità ci hanno lavorato finora e non hanno sortito alcun risultato in questa direzione, può essere che la risposta sia: non si può.
Se ci fossero delle criticità che, dopo una fase di sperimentazione, sembrassero insuperabili, troverebbe utile raccogliere le risorse e i contributi offerti dalla città per ripensare in qualche modo l’Istituzione?
Sono tutti temi sui quali ciò che risulta premiante nel bene e nel male è la qualità della interazione fra i soggetti. Non il fatto che ci sia un soggetto singolo in grado di risolvere qualcosa: al massimo potrebbe raccontare una visione. Ma di narrazioni ne abbiamo una quantità impressionante e di ogni genere. Ci troviamo in una contingenza, in parte subìta, in cui gli aspetti e i tempi dei fenomeni che ci circondano, hanno innescato un elemento di grandissima viscosità: la percezione pubblica delle cose. Quanta parte c’è nella dinamica della crisi, di avvicinamento o percepita necessità dei consumi culturali? Per qualcuno è ricerca identitaria, per altri rassicurazione, e così via. Ognuno ha un peso sulla decisione pubblica. Possiamo dare solo una piccola spinta collettiva a cose che comunque accadono e non rientrano nell’ambito del controllo locale dal punto di vista né del controllo democratico né di quello economico.
A cosa fa riferimento?
Allo Zeitgeist [n.d.r. lo spirito del tempo, la tendenza culturale predominante in una certa epoca]
Che strumenti intendete usare nell’impostazione dell’attività futura?
E’ vitale introdurre e utilizzare la ICT in tutto ciò su cui può produrre maggiore conoscenza etc. Ho chiesto, come membro del CDA di Musei Civici, a Maria Cristina Gribaudi-Presidente della fondazione, di consentire a far partire le sperimentazioni di due tecnologie in parte alternative in parte integrabili, per valutare i flussi di prossimità. Perché è impossibile che a Campo San Barnaba non c’è chi sa che Ca’ Rezzonico è a 45 metri. Così vale per BLM.
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