Barocco bolognese
Bologna. Lo studio Nonfarmale sta restaurando la Cappella Maggiore della Chiesa di San Gerolamo alla Certosa (nella foto); costo 210mila euro di cui 120mila coperti dal Mibac e 90mila dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, che conferma la propria attenzione verso il patrimonio culturale cittadino. L’intervento, che si concluderà in autunno, interessa affreschi, stucchi, la «Crocifissione», tela di Bartolomeo Cesi, le integrazioni a foglia d’oro e gli inserti lapidei. Iniziata nel 1334, la Chiesa di San Gerolamo deve l’attuale pianta a tau alla fioritura edilizia di fi ne XVI secolo che farà della Certosa di Bologna uno dei più vasti e pregevoli monasteri dell’Ordine cartusiano tanto che nel 1792 vi fu accolto il priore generale Nicolas Albergati de Geoffroy, di lontane origini bolognesi, in fuga dalla Grande Chartreuse in Val d’Isère a causa della Rivoluzione francese. La Certosa di Bologna divenne così, fi no alla sua soppressione nel 1797, la chiesa principale dell’Ordine. Pur con le spoliazioni subite, ancor oggi San Gerolamo è una chiesa di rilievo artistico: se infatti il polittico con Madonna e santi di Antonio e Bartolomeo Vivarini, la «Comunione di san Gerolamo» di Agostino Carracci e la «Visione di san Bruno» di Guercino, sono conservati nella Pinacoteca Nazionale, la chiesa racchiude integro il ciclo cristologico con le enormi tele dipinte nell’ultimo decennio del Cinquecento da Bartolomeo Cesi, sul quale si declina, a partire dalla Cappella Maggiore, tutto l’impianto decorativo di affreschi, dipinti e stucchi bianchi e dorati, nonché le quattro tavole dipinte da Amico Aspertini collocate nella sacrestia e riutilizzate a formare un leggio.
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da Il Giornale dell'Arte numero 333, luglio 2013