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Assifero: «Subito una legge che sostenga la filantropia istituzionale»

  • Pubblicato il: 14/06/2013 - 11:34
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Redazione Vita
Il presidente di Assifero

Secondo i proponenti, lo Stato avrebbe molte leve per favorire la diffusione nel nostro Paese della filantropia istituzionale, molte delle quali potrebbero essere realizzate senza alcun costo per l'erario, anzi, promuovendo un risparmio, tenuto conto che si tratta di modifiche normative volte ad armonizzare e a semplificare procedure che generano sia dal lato delle organizzazioni, sia dal lato delle amministrazioni costi operativi e situazioni di potenziale contenzioso. La normativa vigente, infatti, manca di sistematicità e chiarezza, essendo il frutto di un numero consistente di discipline settoriali giustapposte senza alcun coordinamento, con conseguenze particolarmente negative come l’aumento dei costi amministrativi e un conseguente spreco di risorse dedicate all'adempimento di oneri burocratici.
Secondo Assifero, inoltre, l'attuale sistema normativo è caratterizzato da importanti barriere all'accesso, spesso di natura puramente formale e fortemente discrezionali, per cui le norme vengono applicate con modalità sostanzialmente diverse nei vari ambiti territoriali, e la quasi totale assenza di controlli circa l'effettivo operato degli enti che, una volta ottenuto il riconoscimento o l'iscrizione, spesso possono operare senza alcun vincolo di trasparenza o di rendicontazione.
Per questo, la legge dovrebbe, in particolare, coordinare, semplificare e uniformare le norme attuali, spesso tra loro contraddittorie o di difficile applicazione; introdurre criteri oggettivi e non discrezionali per la concessione della personalità giuridica e dello stato di onlus; inserire modalità di pubblicità e di controlli sul concreto operare degli enti; consentire alle imprese sociali di erogare servizi a favore dell’intero privato sociale e non solo nei confronti di altre imprese sociali, dotare il settore di un’autorità indipendente, eventualmente finanziata con una quota dei benefici fiscali legati alle liberalità destinate a finalità di pubblica utilità, che possa: offrire un'interpretazione autentica dell'utilità sociale e dello svantaggio; intervenire qualora l'applicazione di specifiche norme pensate per altri contesti generi situazioni paradossali come spesso accade; stabilire criteri comuni per le forme di pubblicità, favorendo forme di controllo anche al fine di garantire un uso corretto delle donazioni raccolte.
Dal punto di vista fiscale, la legge dovrebbe prevedere – peraltro senza alcun onere per l'erario – modifiche come l’uniformazione delle tante tipologie di benefici fiscali per le donazioni presenti nel nostro ordinamento (ben 18 per le persone fisiche e 16 per le imprese), la chiarificazione del concetto d'utilità sociale e di soggetto svantaggiato; la possibilità per le onlus di stipulare contratti di pubblicità e sponsorizzazione; la possibilità di considerare come attività di beneficenza l'erogazione di borse di studio anche per merito; l'esenzione per gli enti privati alle onlus dell’obbligo della trattenuta del 4% quale sostituto d'imposta, come peraltro già avviene per gli enti pubblici.
«Credo che in questa fase storica» ha sottolineato il presidente di Assifero, Felice Scalvini, «a fronte della sempre più acuta crisi economica, politica e sociale, la filantropia si riveli sempre più strategica per lo sviluppo, anche economico del Paese. La filantropia non ha infatti un mero ruolo redistributivo, ma è un investimento in grado di generare ricchezza in quanto le attività da essa sostenute promuovono capitale sociale, reddito, occupazione e partecipazione alla vita comune. E credo perciò sia giunto il momento di porsi concretamente e definitivamente l’obiettivo di dar vita a un’opportuna politica fiscale analoga a quella che già viene perseguita nella altre democrazie occidentali, per esempio esentando gli enti dalla tassazione sulla gestione patrimoniale, considerandola un'attività accessoria poiché strumentale alla produzione del reddito necessario al perseguimento delle proprie finalità istituzionali. Il che contribuirebbe, fra l’altro, ad aiutare il settore a superare uno dei suoi principali limiti, ossia la sottocapitalizzazione».
«Potrebbe essere importante» ha proseguito Scalvini «ripensare per esempio ai regimi IVA e Irap per gli enti nonprofit. Si tratta di imposte particolarmente gravose per enti che spesso non svolgono attività commerciali e che quindi non possono compensare in alcun modo tali imposte, per cui si arriva al paradosso che lo Stato tassa con le aliquote massime le attività volte a sostenere i soggetti più svantaggiati e bisognosi che sono i veri consumatori finali di quanto prodotto dagli enti che perseguono finalità d'utilità sociale».
Non va dimenticato poi il tema occupazionale, se è vero che il cosiddetto «privato sociale», o mondo del non profit, anche grazie al supporto ricevuto dalla filantropia istituzionale, si sta rivelando un'importante opportunità di lavoro soprattutto per le giovani generazioni.
In un momento di crisi come l'attuale, quello del non profit si è rivelato il settore che è riuscito a conservare più posti di lavoro. In prospettiva, la crescita dei bisogni sociali dovuti a fattori demografici come l'aumento dell'età media e le difficoltà che incontrerà la pubblica amministrazione nel gestire direttamente i servizi sociali, imporranno un'importante sviluppo di questo settore che però, per essere sostenibile, avrà bisogno di poter contare, oltre che sui trasferimenti pubblici e i ricavati dalla vendita di beni e servizi, anche del sostegno da parte della filantropia istituzionale.
Secondo il Rapporto sul mercato del lavoro 2010-2011 pubblicato dal CNEL «il Terzo settore vale il 6% dell'occupazione continentale [...] con punto del 13% in Olanda e Belgio. I dati sono in continua crescita, l'occupazione è prevalentemente femminile (60%) e giovanile (25% sotto i 30 anni, 55% tra i 30 e i 40, 20% gli over 40).» È quindi più che probabile che l'attuale 3% che caratterizza il nostro Paese dovrà crescere in modo sostanziale nei prossimi anni.
Infine la filantropia istituzionale può svolgere un ruolo importante nel sostenere le finanze pubbliche: oltre a generare nuove entrate fiscali grazie al contributo che è in grado di dare allo sviluppo economico, si è spesso mostrata capace di individuare e implementare modalità per perseguire finalità di pubblica utilità in modo non solo più flessibile, ma anche più efficace, economico, efficiente di quelle che caratterizzano la pubblica amministrazione, consentendo così non solo di meglio tutelare la dignità delle persone, ma anche di ottenere importanti risparmi nella spesa pubblica.
«Questo naturalmente» precisa Felice Scalvini «non significa che la filantropia istituzionale possa semplicemente sostituirsi ai trasferimenti pubblici, cosa che non avrebbe senso e sarebbe peraltro impossibile tenuto conto dell'entità delle risorse che sarebbe necessario mobilitare. Non si tratta quindi di sostituire la fonte dei finanziamenti, ma piuttosto quello di promuovere nuove modalità operative che possono trasformarsi in notevoli risparmi per la pubblica amministrazione, in quanto permettono di mobilitare e valorizzare altre tipologie di risorse».
«La creazione di una cornice legale e fiscale favorevole allo sviluppo della filantropia istituzionale» ha concluso il presidente di Assifero «sarebbe in definitiva coerente con i principi fondamentali della nostra Costituzione e sarebbe nell'interesse anche morale e civile, del nostro Paese, poiché la filantropia istituzionale permette di organizzare e strutturare la generosità e il senso di responsabilità dei singoli, evitando dispersione di risorse o, peggio ancora, in mancanza di sbocchi adeguati, comportamenti antisociali. In un momento di grave delegittimazione della politica, le organizzazioni della società civile rappresentano una valida alternativa per tutti coloro che vogliono partecipare alla definizione e realizzazione del bene comune, ma che oggi non sono interessati a una militanza all'interno di un partito. Queste organizzazioni possono quindi svolgere un ruolo fondamentale non solo nel formare la classe dirigente del nostro Paese, ma anche nel contrastare fenomeni degenerativi come la corruzione, permettendo ai cittadini di verificare la concreta attività delle istituzioni e dei loro rappresentanti, presentando nel contempo le proprie istanze, cosa che difficilmente riescono fare da individui isolati».

Da Vita, edizione on line del 1° giugno 2013