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All’Albertina, grande retrospettiva di Max Ernst, la prima in Austria

  • Pubblicato il: 01/02/2013 - 09:17
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DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Anna Follo
Max Ernst

Vienna. Dal 23 gennaio al 5 maggio 2013 l’Albertina, il museo noto internazionalmente  per la sua collezione di grafica fra le più estese e preziose del mondo, ospita «Max Ernst. Retrospective», mostra antologica curata Werner Spies e Julia Drost e realizzata in collaborazione con la Fondation Beyeler, museo d'arte moderna e contemporanea di Basilea fondato sul lascito della collezione di Surrealismo e Dadaismo del gallerista Ernst Beyeler.
Sono 21 all’Albertina le sale di rappresentanza arredate con mobili d’epoca  e capolavori che partono dal XV secolo. Il palazzo residenziale che appartenne agli Asburgo, affianca frequentemente la collezione permanente a mostre temporanee di carattere retrospettivo o antologico.
«Max Ernst. Retrospective» offre ai visitatori un’ampia selezione di opere, circa 180, che contengono dipinti, collage, sculture, libri illustrati e documenti per rendere la complessità e interdisciplinarietà del lavoro di Ernst, le sue tecniche e le sue scoperte.
Per Ernst il lavoro dell’artista è simile a quello del sommozzatore, «che quando s’immerge non sa mai che cosa riporterà in superficie». La mostra viennese cerca di mettere in luce il lavoro di ricerca continua che ha portato Ernst ad attraversare le maggiori avanguardie del suo tempo,  ed essere fra i primi attori del Dadaismo e un pioniere del Surrealismo. Nel suo percorso artistico ha incrociato le tecniche artistiche più tradizionali con metodi come il collage, il frottage, il grattage, la decalcomania: questa forte attitudine alla sperimentazione di metodi e tecniche ha reso difficile inserire Ernst in categorie artistiche tradizionali.
La mostra intreccia le fasi della carriera di Ernst con il contesto socio-politico – soprattutto per la fuga negli Stati Uniti durante il secondo conflitto modiale – e la vicenda biografica dell’autore, che fu il secondo marito di Peggy Guggenheim.
«Max Ernst. Retrospective fonde il piano artistico e biografico per suggerire come Ernst fu in grado di elaborare nuove visioni e prospettive dalla costante rielaborazione del proprio passato e degli eventi politici che lo videro testimone» sottolinea la curatrice Julia Drost «the exhibition positions Max Ernst’s œuvre between references to the past, contemporary political events, and a prophetic and visionary perspective of the future. He who attested to himself a “virginity complex” in the face of empty canvases went always in search of means that would allow him to augment the hallucinatory capacities of his mind, so that visions would arise automatically in order to rid him of his blindness».
La mostra è accompagnata da un catalogo edito dall’Albertina con testi di Raphaël Bouvier, Julia Drost e Gisela Fischer e un ricco apparato iconografico.

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