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«Esercizi di cultura», un programma di allenamento targato FAI

  • Pubblicato il: 15/04/2016 - 17:27
Rubrica: 
FONDAZIONI PER LA CULTURA
Articolo a cura di: 
Maria Elena Santagati

Il 16 e il 17 aprile si è tenuto a Firenze il XX Convegno Nazionale del FAI, dal titolo «Esercizi di cultura». Oltre 600 partecipanti da tutta Italia si sono ritrovati per discutere e approfondire l'importanza dell'educazione alla cultura e il ruolo svolto dalla Fondazione in questo ambito. Ruolo riconosciuto anche da Europa Nostra che, nel 2016, ha assegnato un premio alla fondatrice Giulia Maria Crespi e un premio al progetto «Apprendisti Ciceroni». Una fondazione in piena fase di rinnovamento e sviluppo

 
Significativa la scelta del tema centrale del XX convegno nazionale del FAI, una Fondazione che da sempre si occupa di patrimonio culturale e ambientale ma che quest'anno ha deciso di mettere al centro della discussione le persone, occupandosi di educazione. Tra i partecipanti, centinaia di delegati e giovani volontari, nonché ospiti illustri. Perché e come educare giovani e cittadini in generale alla cultura, questo il fil rouge di tutti gli interventi della sessione plenaria aperta al pubblico, a cui si sono aggiunti tavoli di lavoro e sessioni di aggiornamento e di scambio di buone pratiche.
 
Dopo l'introduzione della fondatrice e presidente onoraria Giulia Maria Crespi, che si è interrogata sul deficit strategico delle politiche in campo turistico e culturale e sulle possibili cause della scarsa sensibilità culturale dei cittadini italiani, presumibilmente imputabile ad un nozionismo disgiunto da un autentico approfondimento e da un'esperienza emotiva,  un susseguirsi di riflessioni e di analisi hanno restituito le notevoli implicazioni del tema in questione e la necessità di un esercizio costante alla cultura. Sul rapporto cultura e morale si sono soffermati il presidente Andrea Carandini e il teologo Vito Mancuso. Il primo ha affermato in particolare l'esigenza di riappropriarci dell'ideale greco della kalokagathia, ovvero del bello unito al buono, «se mi venisse chiesto in quale primo esercizio di cultura bisognerebbe impegnarsi, consiglierei senz'altro un abc di filosofia morale, perché della cultura la morale è il vestibolo, cioè l'entrata». L'intervento di Vito Mancuso si è incentrato sui criteri che presiedono la definizione del bene e del male e sulla odierna «incapacità di fondare l'etica», a cui propone di far fronte attraverso una «ecosofia», cioè «una unione assolutamente inscindibile tra uomo e mondo», considerando la natura «come luogo dove lasciarsi educare al rispetto del reale, e quindi all'etica, e anche all'estetica», poiché «la natura ha un suo canone», «ci insegna un metodo». Michele Serra si è soffermato invece sulla necessità di una mediazione, di mantenere quindi quel rapporto insegnante/allievo che sta invece venendo meno di fronte a «un autogoverno degli allievi», legato anche all'avvento delle nuove tecnologie, con cui «ognuno si sente artefice del proprio destino culturale». Sono state messe in discussione «non solo la rappresentanza politica, ma tutte le forme di mediazione e di delega che richiedono un rapporto di affidamento e di fiducia», va ristabilita perciò «la necessità di affidarsi e di fidarsi», «per avere gli strumenti di selezione, per tornare a imparare». Remo Bodei ha sottolineato l'importanza di un'educazione che sia continua e permanente, poiché vi è necessità di «una capacità di rinnovarsi anche nelle forme della conoscenza». Rappresentanti del mondo scolastico e accademico, Marco Rossi Doria, Elena Ugolini, Gaetano Manfredi, Giorgio Rembado, hanno espresso la necessità di riflettere e ripensare il ruolo della scuola e quindi dei docenti, di formulare percorsi formativi più adeguati e di cittadinanza attiva. Il tutto per un'educazione e per delle istituzioni formative che siano più prossime al territorio e alla società civile, che, in tal senso, può dare un contributo fondamentale, come affermato dal presidente del FAI, richiamando l'art.118 della Costituzione, e come ribadito anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel telegramma inviato per l'occasione: «E' molto importante che, nella vostra meritevole attività, uno spazio di rilievo venga dedicato all'educazione e alla formazione dei giovani. (...) La scuola sarà tanto più forte quanto più avrà alle spalle un'alleanza educativa, a cui partecipino attivamente le formazioni intermedie e le forze della società civile».
 
Il ruolo della Fondazione in ambito educativo, sia sul fronte culturale sia sul fronte ambientale, si svolge principalmente nel settore scolastico con il FAI Scuola, che propone iniziative per le scuole dell'infanzia, primaria, secondaria di I e II grado, nei confronti dei giovani con le attività dei gruppi FAI Giovani, ma anche delle comunità straniere presenti nelle varie città attraverso il progetto Un ponte tra le culture.
Promossa dal 1996, l'iniziativa principale è senza dubbio quella degli Apprendisti Ciceroni: ogni anno circa 35000 studenti sono coinvolti in percorsi di formazione grazie ai quali hanno la possibilità di studiare un bene storico-artistico o naturalistico del loro territorio e di diventare Ciceroni illustrandolo a un pubblico di adulti o di coetanei. Numerosi anche i percorsi di alternanza-lavoro attivati. A questa si aggiungono progetti interdisciplinari di educazione ambientale e alla sostenibilità, a cui partecipano 40.000 studenti ogni anno, e itinerari di gite scolastiche nei beni del FAI, visitati annualmente da 60.000 studenti, e durante le Mattinate FAI per le scuole, un progetto nazionale in cui oltre 30.000 ragazzi hanno l'opportunità di visitare beni eccezionalmente aperti per l'occasione. Ai giovani dai 18 ai 35 anni, invece, è destinata l'attività del FAI Giovani, fenomeno che in circa cinque anni ha portato alla costituzione spontanea di oltre 70 gruppi giovani in tutta Italia. Nel 2015, sono stati 255 gli eventi organizzati a livello locale e a cui hanno partecipato 12.500 ragazzi, a cui si aggiunge l'organizzazione delle grandi iniziative nazionali, Giornate FAI di Primavera e FAI Marathon,  e di campi di volontariato. Allo stesso tempo, si sta rafforzando anche la collaborazione con il settore Università, sia in termini formativi sia in termini di ricerca.
 
E' indubbio che la Fondazione stia attraversando una fase di crescita, seppur con una diversificazione a livello regionale, dovuta sia al diverso grado di radicamento territoriale maturato negli anni, sia all'ancora disomogenea distribuzione dei Beni FAI sul territorio. Sul fronte iscrizioni, nel 2015 si registra un aumento del 20,8% rispetto all'anno precedente (oltre 120.000 iscritti) e del 73% dal 2010. Sul fronte del patrimonio, la Fondazione è attiva a diverso titolo con 54 beni, di cui 31 regolarmente aperti al pubblico e che nel 2015 hanno accolto complessivamente 650.000 visitatori, 7 in restauro e 16 tutelati. Tra i progetti in fase di avviamento relativi ai beni, di cui la Fondazione ha ottenuto la proprietà o l'affidamento in gestione, Punta Mesco (Levanto, SP), Lazzaretto di Verona, Casa Macchi (Morazzone, VA), Casino Mollo e i Giganti di Fallistro  (Camigliatello Silano, CS), Saline Conti Vecchi a Cagliari.
A proposito della crescita della Fondazione, il direttore generale Angelo Maramai identifica tre fasi di sviluppo: «Una primissima e importantissima fase di nascita (...) in cui pochissime persone hanno l'intuizione e la visione di ciò che si deve fare. Nel 2009 però vi erano dei segni di stanchezza di questo modello e così, anche grazie alla presidenza Borletti, c'è stata una prima riorganizzazione che ha portato al risanamento economico. Dal 2013, con la presidenza Carandini, abbiamo iniziato a lavorare ad una pianificazione prospettica». Nel 2014, infatti, si è proceduto alla formulazione di un piano strategico decennale e di un piano operativo triennale, a cui si è aggiunta una riorganizzazione interna dello staff, costituito da 216 full time equivalent, distribuiti tra la sede centrale di Milano, l'ufficio di Roma, i beni e le segreterie regionali. La rete territoriale conta 7000 volontari ripartiti in 117 delegazioni, 79 gruppi Fai e 72 gruppi giovani in tutto il territorio nazionale. A livello internazionale, invece, sono sorte delle ramificazioni volte ad attivare collaborazioni con soggetti pubblici e privati per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale italiano, afferenti alla divisione FAI international: FAI France, FAI Swiss, FAI UK e Friends of FAI (USA). L'Associazione Amici del FAI è invece attiva dal 2007 a supporto della Fondazione per donazioni a beni di proprietà o segnalati dalle varie campagne di sensibilizzazione e per iniziative culturali.
 
Dal bilancio 2014 di 23,5 milioni di €, risulta che oltre la metà delle entrate deriva da contributi dei privati e un quarto da aziende, dal 2010 cresciute rispettivamente del 70% e dell'80%. Le fonti di finanziamento risultano infatti così ripartite: 55% da privati, 25% da aziende, 10% da immobilizzazioni per restauri e conservazioni, 4% da fondazioni e associazioni, 4% da enti pubblici, 2% da gestione finanziaria/straordinaria. Sono oltre 500 le aziende sostenitrici del FAI, che partecipano a I 200 del FAI, gruppo di persone fisiche e giuridiche che, dal 1987, contribuiscono ad incrementare il fondo di ricapitalizzazione della fondazione e a sostenere importanti iniziative legate ai beni, o al programma Corporate Golden Donor. In occasione del convegno, Banca Esperia, private bank di Mediobanca e Banca Mediolanum, ha presentato un nuovo fondo con devoluzione a scopo filantropico dedicato al FAI (fondo bilanciato con diversificazione globale gestito da Duemme SGR). Per quanto riguarda gli oneri, il 68% è destinato alle attività istituzionali, il 17% a raccolta fondi e comunicazione e il 15% ai servizi generali. Rientrano tra le attività istituzionali la gestione dei beni (53%), la conservazione e i restauri (27%) e la promozione della cultura, l'educazione e la vigilanza sul territorio (20%). L'indice di copertura delle spese di gestione e manutenzione ordinaria dei Beni tramite soli proventi diretti è pari a 83,8% .
 
Da fondazione elitaria quale è stata alle origini, il FAI ha intrapreso un efficace percorso di rinnovamento, al servizio del patrimonio culturale e naturale ma soprattutto dei cittadini, attraverso veri e propri «esercizi di cultura», come dimostra la motivazione con cui Europa Nostra ha premiato il progetto Apprendisti Ciceroni: «Il FAI ha creato un'importante rete di insegnanti, professionisti e volontari ed è entrato in contatto con migliaia di studenti, promuovendo così il patrimonio culturale italiano. Coinvolgendo un pubblico giovane grazie ad un'attività educativa di successo, il FAI è riuscito a trasmettere in modo concreto il senso di una cittadinanza attiva, proprio a coloro che sono meno propensi a visitare le cosiddette istituzioni culturali».
 

 
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