Nel mondo delle ceramiche del ‘700, a caccia di falsari
Torino. Giunto in città sul finire del XVI secolo, con la corte dei Savoia che abbandonava Chambery per la nuova capitale, l’antico piatto decorato con Giuditta e Oloferne è l’oggetto più raro della collezione di maioliche sabaude recentemente acquisite dalla Fondazione Accorsi – Ometto, presentate nella rassegna «Terre preziose», in corso dal 15 settembre all’8 gennaio.
Nel percorso figurano più di 80 pezzi, prodotti tra ‘600 e ‘700 dalla manifattura del Regio Parco, finanziata da Maria Cristina di Francia e dalle manifatture Rossetti e Ardizzone. Piatti e contenitori realizzati su modello dei bianchi faentini, decorati dapprima con eleganti motivi blu, che si trasformano nel secolo successivo in ghirlande floreali, decori a grottesca e rococò, scene galanti e soggetti mitologici dalle brillanti policromie. «È una preziosissima collezione privata di maioliche del ‘700 – commenta la direttrice della Fondazione Arabella Cifani – che abbiamo acquistato perché non andasse dispersa, legandola per sempre alla città di Torino. È un blocco che arricchisce la nostra collezione, facendola diventare il nucleo più importante di ceramiche piemontesi del ‘700».
La Fondazione Accorsi Ometto non si limita a detenere e mostrare la collezione, ma si fa anche carico di un’importante attività di ricerca e divulgazione. A occuparsene è il Centro Studi della fondazione, luogo di eccellenza nelle ricerche su arti decorative e artisti franco-piemontesi del XVII-XVIII secolo, composto da un team di studiosi internazionali, potenziato nel 2010 con tre laureati in Storia dell’Arte, beneficiari della borsa di studi erogata dalla Fondazione CRT tramite il Master dei Talenti della Società Civile.
«Stiamo analizzando la collezione con studi innovativi. Abbiamo già fatto scoperte interessanti riguardo l’aspetto decorativo, per esempio sono emerse le stampe da cui i Rossetti s’ispiravano oltre agli inventari della loro manifattura, che mostrano come funzionava la fabbrica, documentando una storia industriale piemontese molto particolare e significativa - spiega Arabella Cifani, che aggiunge infine - Studi e scoperte verranno pubblicate in un volume e illustrati nel nostro primo ciclo di corsi d’antiquariato. Un appuntamento sperimentale che spera d’incontrare i gusti del pubblico e che fornirà, tra le altre cose, gli strumenti conoscitivi per distinguere le maioliche vere da quelle false».
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