Lacune: luoghi di incontro tra passato e presente
Oderzo (TV). «Lacune. Spazi di archeologia ed arte contemporanea» è il titolo della collettiva inaugurata sabato 6 Maggio al Museo Archeologico Eno Bellis di Oderzo, in provincia di Treviso. L’archeologia qui è giovane: due giovani curatrici hanno scelto la lacuna, il vuoto, l’interruzione, come tematica per far dialogare sette lavori contemporanei con alcuni reperti archeologici del museo.
Salvatore Arancio, Marco Belfiore, Francesco Bertelé, DRAOK (Giorgio Guidi e Marta Pierobon), Claudia Losi e Alessandro Roma, selezionati da Laura Lanteri, sono intervenuti all’interno degli spazi dell’Eno Bellis, con installazioni che non compromettono il percorso museale tradizionale, ma anzi lo completano. Ogni artista ha infatti scelto personalmente la sua “lacuna” all’interno dell’area espositiva, andandola a “riempire” con il proprio lavoro, che alcuni hanno realizzato appositamente per quello spazio, come l’installazione site specific di Francesco Bertelé.
La giovane conservatrice del museo, Marta Mascardi, si è invece occupata di colmare le «lacune» della collezione permanente, selezionando una serie di reperti archeologici, solitamente conservati nei magazzini, provenienti dagli scavi condotti ad Oderzo dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, collocandoli accanto agli interventi contemporanei come integrazione e ampliamento del percorso espositivo. Sono oggetti generalmente non fruibili, alcuni mai esposti sino ad ora, che concorrono a creare un iniziale spiazzamento, ma anche a completare l’interazione tra il passato e il presente. La visita è quindi concepita come un percorso fluido che mette in dialogo e in relazione il visitatore con l’antico e il contemporaneo, affiancando spazi pieni a lacune, elementi naturali - come l’argilla dei reperti o il gesso dell’opera di Alessandro Roma – a realizzazioni tecnologiche, come l’installazione sonora di DRAOK.
Viene così offerto al fruitore un nuovo punto di vista per riflettere su archeologia e produzione contemporanea e sul concetto di lacuna, vissuta come spazio vuoto, opera non finita, interruzione spazio-temporale, ma anche come elemento di unione e confronto. Lo spiazzamento e la curiosità provocati nel visitatore dagli accostamenti insoliti e dall’utilizzo di linguaggi diversi, diventano un importante strumento di scoperta e valorizzazione del patrimonio culturale, capisaldi dell’attività della Fondazione Oderzo Cultura Onlus.
La mostra, promossa in occasione della decima edizione del «Maggio Archeologico Opitergino», è infatti una delle numerose iniziative sostenute dalla Fondazione per sensibilizzare la comunità alla conoscenza e fruizione delle risorse del proprio territorio. Grazie all’originale accostamento tra antico e contemporaneo, le sale del museo sono state «invase», all’inaugurazione, da un’insolita folla di giovani: è infatti ad essi che la Fondazione vuole rivolgersi, per educarli all’arte e alla cura del proprio patrimonio culturale. «Il museo è uno spazio da vivere, un luogo dove fare esperienza» recita la mission della Fondazione, polo culturale voluto dal comune di Oderzo e sostenuto da altri soggetti pubblici e privati, per gestire Il Museo Archeologico Eno Bellis, la Pinacoteca Alberto Martini e la Biblioteca.
La Oderzo Cultura Onlus, dalla sua nascita nel 2004, è impegnata nella conservazione, valorizzazione e promozione del patrimonio storico e artistico della provincia, dedicando particolare attenzione all’aspetto didattico. Le tre strutture propongono infatti tutto l’anno una variegata offerta educativa costituita da laboratori per le scuole primarie e secondarie, visite guidate, percorsi tematici, “domeniche animate” e laboratori estivi. La mostra sarà aperta fino al 1 Luglio 2012.
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