Giorni di grandi mostre tra Rovigo, Cortona e Firenze
Le fondazioni di origine bancaria, nonostante i problemi economici che attanagliano anche questi enti privati, continuano a organizzare e finanziare alcune delle principali mostre italiane aperte in questo periodo. Ecco una breve selezione, arbitraria, per chi voglia trascorrere con l’arte i giorni tra primavera ed estate. A Rovigo, a Palazzo Roverella, fino al 21 giugno si svolge «L’ossessione nordica. Böcklin, Klimt, Munch e la pittura italiana», appuntamento che punta l’attenzione sulla pittura scandinava, baltica, scozzese e tedesca che «invase» le prime edizioni della Biennale di Venezia, a partire dalla fondazione del 1895. Un tema praticamente mai battuto in occasioni espositive e una selezione, realizzata da Giandomenico Romanelli e Alessia Vedova, in molti casi di livello. Nel palazzo storico di Rovigo, infatti, con il coordinamento generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo si vedono lavori di Boecklin, Hodler, Klimt, Klinger, von Stuck, Khnopff, Zorn, Larsson, Munch, artisti in qualche modo scelti da un noto critico dell’epoca, anche segretario delle prime Biennali, Vittorio Pica. I curatori vi affiancano una serie di artisti, da De Carolis e De Maria, da Sartorio a Laurenti fino a Bonazza, Martini, Wolf Ferrari. Anche se alcune scelte, come Ettore Tito, paiono un po’ fuori luogo in questa occasione (catalogo Marsilio). Una mostra assolutamente imperdibile è «Seduzione etrusca. Dai segreti di Holkham Hall alle meraviglie del British Museum», a Palazzo Casali di Cortona fino al 31 luglio, realizzata da una serie di enti e finanziata dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Nel 1727 a Cortona venne fondata l’Accademia Etrusca ad opera dei fratelli Marcello, Filippo e Ridolfino Venuti (oggi il responsabile, il cosiddetto «Lucumone dell’Accademia» è Giovannangelo Camporeale), la prima istituzione scientifica che si è occupata in Europa dello studio e della riscoperta degli etruschi. Il prestigio culturale dal XVIII secolo è tale che a Cortona andarono artisti, mecenati e rampolli dell’aristocrazia, tra cui l’inglese Thomas Cooke. Costui nel 1726 finanziò la pubblicazione del manoscritto seicentesco «De Etruria Regali», dando vita al primo manuale di etruscologia della storia. Lo spunto della mostra è stato il recente ritrovamento dei disegni preparatori e delle lastre in rame utilizzati per la stampa del «De Etruria Regali» e così dalla dimora di Thomas Coke, oggi museo, e altri luoghi sono arrivati in mostra 50 grandiosi oggetti tra cui l’Arringatore dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze e il Putto Graziani dai Musei Vaticani che affiancano il Lampadario etrusco (catalogo Skira). Grandi mostre anche a Firenze, a partire da «Pontormo e Rosso fiorentino. Divergenti della “Maniera”», a Palazzo Strozzi fino al 20 luglio a cura della Fondazione anonima e la collaborazione dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Inutile dilungarsi troppo su questa rassegna, curata da Carlo Falciani e Antonio Natali (catalogo Mandragora), essendo una delle maggiori rassegne organizzate in Italia negli ultimi anni. Basti dire che sono ordinate nelle sale, suddivisi in dieci sezioni, decine di capolavori: si parte con la Madonna delle arpie di Andrea del Sarto, maestro dei due pittori, a confronto con la Pala di Santa Maria Nuova del Rosso e la Madonna in trono e santi del Pontormo e si termina con la Visitazione della chiesa di San Michele a Carmignano, realizzata dallo stesso Pontormo e appositamente restaurata per l’occasione. Poche centinaia di metri e si arriva al museo del Bargello, dove fino al 13 luglio c’è la prima mostra monografica dedicata allo scultore fiorentino Baccio Bandinelli, curata da Detlef Heikamp e Beatrice Paolozzi Strozzi (catalogo Giunti editore). Bandinelli secondo Giorgio Vasari era un «Universale artefice» e la mostra restituisce a Bandinelli la sua posizione di spicco nel panorama della scultura italiana: un ruolo certo di primo piano dettato anche dalle committenze dei due papi di casa Medici, Leone X e Clemente VII. Esposta una serie di lavori dei suoi maestri, come Michelangelo e il Rustici e dei suoi coetanei, come Jacopo Sansovino, il Tribolo e Benvenuto Cellini (suo nemico all’epoca), oltre ai suoi allievi quali Vincenzo De Rossi e Bartolomeo Ammannati. E poi decine di opere di Bandinelli, tra le quali segnaliamo alcuni stupendi bronzetti. Una rassegna, senz’altro di minore impatto, ma ricchissima di particolari e informazioni storiche è infine «Arte e Politica. L’Elettrice Palatina e l’ultima stagione della committenza medicea in San Lorenzo», alle Cappelle Medicee fino al 2 novembre (catalogo Sillabe, a cura di Monica Bietti). L’appuntamento rende omaggio all’Elettrice Palatina, l’ultima discendente del ramo granducale mediceo, ideatrice del cosiddetto «Patto di famiglia», il fondamentale documento che ha garantito la tutela e la conservazione del patrimonio dei Medici a Firenze. La mostra si articola in cinque sezioni, dedicate alla infanzia e agli anni giovanili al Poggio Imperiale, La giovinezza e il matrimonio con l’Elettore Palatino del Reno Johann Wilhelm (1691), il rientro a Firenze e l’impegno per la chiesa di famiglia (San Lorenzo), alla genesi e alle caratteristiche del «Patto di famiglia» e infine agli eventi collegati alla morte, avvenuta il 18 febbraio 1743.
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