Con «Rinascita, storia di un’Italia che ce l’ha fatta», abbiamo voluto dare una sferzata. Per ripartire
MM. Asti ha perso quasi tutte le industrie. Rimane la Saclà. Vanno trovate altre vie di sviluppo e ci sono potenzialità, anche turistiche non sfruttate. Per questo abbiamo iniziato acquisendo nel 2000 dalla Cassa di Risparmio di Asti Palazzo Mazzetti, chiuso dal 1984, per farne un attrattore e un centro di reinterpretazione del territorio. L’edificio è nel cuore della città, un’area che può essere un circuito storico-artistico, tutto in cinquecento metri con i Palazzi Ottolenghi, Alfieri, San Giovanni, la Cripta di Sant´Anastasio, il museo paleontologico. Un delitto non metterli a sistema. Dopo un profondo restauro, abbiamo aperto la prima ala nel 2009. A fine 2011 l’edificio di 6000 mq era completamente recuperato e il museo civico riallestito, con i due terzi delle opere date in comodato dal Comune di Asti che collabora con noi nella comunicazione. Un nostro ente strumentale dedicato, la Fondazione Palazzo Mazzetti, lo gestisce con una programmazione di mostre.
Mostre affidate a curatori diversi, dalle quali si legge un percorso volto a fare riflettere su ciò che è stato, ma soprattutto su ciò che ci può essere.
Le mostre con costi ed esiti diversi, ma sempre positivi. Un punto per noi inderogabile è non ricorrere a prodotti preconfezionati, ma realizzare con partner e curatori ad hoc, ricerche connesse alla rilettura del nostro territorio e all’apertura di nuove prospettive. Anche una mostra «di nicchia» come Il «Teatro del Sacro», in collaborazione con Soprintendenza e Curia, ha prodotto notevoli risultati: è stata la condivisione della conoscenza di un patrimonio e di un periodo tra ‘600 e ‘700 in cui Asti risulta crocevia di diverse influenze artistiche, al termine di un progetto di conservazione e restauro durato cinque anni. Con la mostra sugli Etruschi abbiamo avviato una collaborazione con i Musei Vaticani.
Con la mostra «Rinascita, storia di un’Italia che ce l’ha fatta», avete invaso la città.
Si è appena conclusa. Abbiamo rivitalizzato tre edifici storici per dare una sferzata, ricordare come il nostro territorio ha reagito alle macerie del dopoguerra, quando eravamo veramente tutti poveri. Ci siamo messi in piedi con il saper fare, l’artigianato e il saper essere, l’educazione. Oggi nel polo universitario abbiamo 1000 studenti. L’esempio di ripartenza è un invito alla collettività a non abbattersi. Soprattutto ai giovani per i quali abbiamo programmi educativi concertati con le scuole di ogni ordine e grado. Davide Rampello ha sviluppato un ottimo prodotto da un'idea emersa al nostro interno, rappresentando un nuovo modo di intendere la cultura, una cultura che unisce alto e basso, accademico e popolare, arte e prodotto.
Non vi siete fermati al museo, ma avete avviato un piano di sviluppo locale. Ci parla del «Sistema urbano di valorizzazione integrata del patrimonio culturale»?
Si parte e si cresce. Dall’avvio dell’operazione di Palazzo Mazzetti, il nostro Direttore Generale, la dottoressa Vittoria Villani, ha lavorato in rete con gli enti locali, favorendo la costruzione di una piattaforma di 18 realtà, che rappresenta tutte le attività commerciali, sociali e culturali della nostra città. Dalla Diocesi, alla Caritas, alla CCIA. E’ stato sottoscritto un Protocollo di intesa nel 2010 per individuare sinergie e concordare programmi di valorizzazione integrata. Un lavoro in fase avanzata del quale iniziamo a leggere i risultati.
La fondazione diventa un catalizzazione per un’azione sistemica. Cosa riserva il 2014?
Vogliamo stabilire un collegamento con la Liguria e abbiamo avviato un programma di ricerca che verrà restituito in una mostra sui pittori liguri e lombardi nel Monferrato. Proseguiremo la collaborazione per il completamento del restauro di Palazzo Alfieri con il trasferimento del Museo degli Arazzi che verrà inserito in un sistema integrato museale, con nuove tecnologie alle quali stiamo lavorando con la Regione Piemonte e il Politecnico di Torino. Possiamo vincere solo cooperando ed evitando azioni dispersive, seppur meritorie. www.fondazionecrasti.it
Dal XIII Rapporto Annuale Fondazioni, in Il Giornale dell'Arte, 338, gennaio 2014