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Viaggio in Italia. Bologna, seconda tappa

  • Pubblicato il: 29/07/2011 - 11:48
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Chiara Tinonin e Roberta Bolelli
Alcuni studiosi nella biblioteca della Fondazione Zeri

Nel 1998, come lascito testamentario, Federico Zeri ha affidato all’Università di Bologna la sua biblioteca d’arte (circa 85.000 volumi tra libri d’arte, cataloghi d’asta e periodici) e la fototeca (290.000 fotografie), oltre alla Villa di Mentana con la collezione di 400 epigrafi romane e il parco di 10 ettari. Per valorizzare un lascito di questa importanza, nel 1999 l’Università, nella persona dell’allora Rettore Fabio Roversi Monaco, ha istituito la «Fondazione Federico Zeri» che oggi ha sede nel restaurato convento di Santa Cristina, nel centro di Bologna. Fortemente promossa dal Rettore Pier Ugo Calzolari e da Anna Ottani Cavina, che fin dall’inizio ne ha assunto la Direzione, la Fondazione ha costituito un Centro di ricerca avanzata nel campo degli studi umanistici, altamente specializzato nell’ambito della Storia dell’arte e, insieme, un centro di promozione della cultura, con il supporto di un comitato scientifico internazionale.
La Fondazione è attualmente presieduta dal Rettore Ivano Dionigi.

La Fondazione Federico Zeri nasce in seno all’ateneo di Bologna. Quali rapporti legano le due istituzioni e che tipo di condivisioni si verificano per generare effetti osmotici tra la ricerca accademica e l’offerta della Fondazione?
L’università di Bologna costituisce la Fondazione nel settembre 1999 per tutelare e valorizzare l’opera e la figura di Federico Zeri, con l’obiettivo di creare un centro di ricerca avanzata e di formazione, altamente specializzato nell’ambito della storia dell’arte. La sede della Fondazione è nel complesso rinascimentale di Santa Cristina, fisicamente contigua al Dipartimento Arti Visive dell’Università. Nella stessa sede si trovano così due preziose biblioteche e due fototeche di storia dell’arte che costituiscono un importante polo di ricerca nel campo storico artistico.
Le due realtà hanno tuttavia funzioni distinte. L’impegno della Fondazione è quello di rendere disponibile alla comunità scientifica il patrimonio di conoscenza (85.000 libri e 290.000 fotografie di opere d’arte) donato da Federico Zeri. Per fare ciò la Fondazione ha completato la catalogazione della biblioteca e dal 2003 ha avviato il progetto di catalogazione e messa on-line dell’archivio fotografico. Poiché l’attività didattica compete all’università, i corsi e i seminari curati della Fondazione Zeri si concentrano su tematiche molto specifiche legate alla storia dell’arte, al paesaggio, alla catalogazione e conservazione della fotografia, alle biblioteche. Come l’attività di ricerca, l’attività formativa rispecchia essenzialmente gli ambiti di interesse della Fondazione, in primis la valorizzazione del proprio patrimonio.

La Fondazione Zeri opera grazie al contributo di sostenitori istituzionali e privati, tra cui diverse fondazioni di origine bancaria. In un momento storico di scarsità di risorse pubbliche, il ruolo dei privati nel sostegno alla cultura e alla ricerca sta mutando velocemente.
Quale modello di governance avete adottato per garantire sostenibilità ai progetti della Fondazione e quali le vostre strategie per il futuro?
La catalogazione della Fototeca Zeri ha portato alla creazione di un database online di storia dell’arte assolutamente innovativo ed essenziale per gli studiosi. Si tratta di un progetto ambizioso e molto impegnativo sul piano finanziario, per il quale la Fondazione, grazie all’intervento dell’Università di Bologna, nei primi anni è riuscita a ottenere contributi importanti da UniCredit e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
In questi anni la Fondazione non ha mai smesso di ricercare sostegni finanziari e, grazie ai rapporti internazionali, specialmente in area americana, ha ottenuto grant significativi da istituzioni come the Getty Research Institutedi Los Angeles e The Kress Foundation di New York che hanno consentito di mantenere il livello altamente specialistico del nostro lavoro.
Come tutte le istituzioni culturali, che debbono la propria sopravvivenza a contributi pubblici e al sostegno dei privati, gli aspetti finanziari sono anche per la Fondazione Zeri un problema cruciale. L’Università di Bologna e il Ministero dell’Istruzione con il loro sostegno annuale contribuiscono unicamente alla gestione delle spese ordinarie della Fondazione, per garantire l’apertura della biblioteca e della fototeca nonché l’attività di formazione.
I grant internazionali ottenuti negli anni passati non saranno ripetibili con quella consistenza. Anche i nostri partner storici (UniCredit e Fondazione del Monte) risentono dei tempi di crisi e, pur confermando la fiducia nel nostro lavoro, hanno ridimensionato il loro appoggio.
Nel 2008 si è costituito il gruppo «Amici di Federico Zeri» che promuove e aiuta economicamente l’attività scientifica della Fondazione. Sono collezionisti, antiquari, editori legati alla figura di Federico Zeri o che semplicemente riconoscono la qualità del nostro lavoro. Stiamo cercando di allargare questo gruppo, creando occasioni di confronto anche nella nostra città con iniziative pubbliche come conferenze, presentazioni di libri.
Nonostante l’evidente difficoltà a reperire risorse economiche, gli sforzi della Fondazione proseguono nell’elaborazione di nuovi progetti specifici legati alla catalogazione, sia di sezioni molto speciali della fototeca di Zeri (Natura morta, Scultura italiana), sia dei cataloghi d’asta, che a livello italiano rappresentano un unicum per ricchezza e varietà.
L’alto valore scientifico e la qualità del lavoro per il quale siamo oggi conosciuti anche a livello internazionale sono il nostro punto di forza nel presentarci verso nuovi interlocutori finanziari. A questo impegno si affianca un’attività formativa e di ricerca la cui importanza è andata progressivamente crescendo, intensificandosi nell’ultimo triennio. La Fondazione organizza periodicamente corsi e seminari rivolti a studiosi e studenti e promuove tesi di laurea e borse di studio per l’approfondimento di temi legati alle collezioni e agli studi di Zeri.
Oltre a pubblicazioni, convegni e giornate di studio, la Fondazione organizza cicli di conferenze aperte al grande pubblico (nel 2011 con Tullio Pericoli, Gianni Berengo Gardin, Gabriele Basilico, Pierre Rosenberg, nell’ambito del ciclo “Conversazioni a Regola d’Arte”, in collaborazione con UniCredit).

In virtù del ruolo di primo piano ricoperto da Federico Zeri sulla scena internazionale, la Fondazione gode di ottimi rapporti di collaborazione con alcune tra le istituzioni culturali più importanti del mondo. Esistono spazi di co-progettazione, anche in ambito interdisciplinare, con queste istituzioni? Quali i progetti più significativi degli ultimi anni?  Qualche anticipazione sui progetti in cantiere?
Il Getty Research Institute di Los Angeles ha creduto nella sfida tecnologica della Fondazione finanziando la catalogazione digitale di una sezione importante della Fototeca Zeri: la pittura italiana del XVI e XVII secolo. Prevediamo di proseguire con altre collaborazioni, sempre per quanto riguarda lo scambio di dati e informazioni per la creazione di repertori digitali accessibili online, risorse oggi imprescindibili per la ricerca storico artistica.
Con l’Institut National d’Histoire de l’Art (INHA) di Parigi abbiamo continue occasioni di scambio e confronto: dal dibattito sulle grandi banche dati di opere d’arte (Agorha), al progetto per la creazione di una banca dati internazionale sui cataloghi d’asta, al coinvolgimento della Fondazione Zeri nella prima edizione del Festival d’Histoire de l’Art curato dall’INHA a Fontainebleau, quest’anno dedicato all’Italia.
In Italia, da alcuni anni la Fondazione collabora con l’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti di Venezia con cui cura corsi di formazione specialistica sul tema del paesaggio. Sono seminari interdisciplinari di alcuni giorni (divisi tra Bologna e Venezia) molto apprezzati, oltre che per la qualità dei docenti, anche per le intersezioni interdisciplinari.
Il tema viene affrontato dal punto di vista della storia dell’arte, dell’architettura, dell’antropogeografia, della fotografia,dealla letteratura, della musica.
Un’anticipazione? Grazie alla generosità del Metropolitan Museum di New York, che ha ceduto alla Fondazione copia unica del carteggio originale di Federico Zeri conservato nel museo americano (570 lettere dal 1948 al 1988), la Fondazione curerà la pubblicazione di un volume di lettere di Federico Zeri in cui verranno raccolti i carteggi intercorsi tra lo studioso e alcune tra le personalità più significative della cultura storico artistica del Novecento.

Dopo aver avviato uno dei più raffinati sistemi di catalogazione digitale delle immagini e anche del fondo librario, la Fondazione Zeri ha recentemente lanciato sul web l’iniziativa «Call for papers», un nuovo canale di confronto intergenerazionale sulle più recenti ricerche nella Storia dell’Arte. Quali sono i nuovi pubblici potenziali raggiunti da questa iniziativa?
Su quali traiettorie di sviluppo si muove la Fondazione, con particolare riferimento all’evoluzione tecnologica e al mutato contesto di fruizione ed elaborazione delle informazioni da parte degli utenti?
I Call for papers, praticati da istituzioni straniere analoghe alla nostra, nascono dall’esigenza di offrire uno spazio scientifico adeguato a molte ricerche condotte sul patrimonio della Biblioteca e Fototeca Zeri, che meritano di essere divulgate. Si rivolgono in particolare a studenti e giovani studiosi che trovano difficoltà a pubblicare i loro primi lavori. La formula online permette tempi di pubblicazione e divulgazione rapidi a costi molto contenuti.
Oggi bisogna tenere conto di un nuovo modo di studiare (dovuto anche all’introduzione delle lauree brevi) in cui l’utilizzo del web è sempre più diffuso. Proprio per l’inflazione di informazioni accessibili attraverso internet, è necessario distinguersi puntando sulla massima affidabilità scientifica. Le ricerche che pubblichiamo trattano argomenti di nicchia per la ricerca storico artistica, difficilmente reperibili altrove.
In quest’ottica, la creazione della banca dati online della Fototeca Zeri, riconosciuta come la più importante sulla Pittura Italiana presente nel web, è stata un’intuizione che ha precorso i tempi e che sta ripagando gli investimenti fatti, non solo per la quantità di immagini (110.000), ma soprattutto per i contenuti e la raffinata articolazione dei dati, che permette ricerche molto approfondite e immediate.
Il pubblico che frequenta la Fondazione è costituito sia da studenti universitari, sia da studiosi italiani e stranieri, collezionisti e antiquari che hanno la possibilità di consultare una biblioteca specializzata, interamente disponibile a scaffale aperto. Il 20% dei volumi non sono presenti in altre biblioteche italiane e il 60% in nessuna biblioteca della nostra regione. Anche le nuove acquisizioni mirano a mantenere il carattere specialistico privilegiando alcuni settori che connotano il fondo Zeri (natura morta, pittura italiana, storia del collezionismo, cataloghi di musei italiani e stranieri). E’ inoltre possibile la consultazione delle fotografie originali della Fototeca Zeri che riportano sul verso le annotazioni autografe dello studioso.
Nonostante il sopravvento della ricerca attraverso il web, l’incremento degli utenti che frequentano la Fondazione dimostra che avere a disposizione una biblioteca altamente specializzata e aggiornata, con personale qualificato (formato unicamente da storici dell’arte) costituisce ancora oggi un valore imprescindibile per gli studi storico artistici.

Anna Ottani Cavina è direttore della Fondazione Federico Zeri,professore emerito dell’Università di Bologna. E’ docente alla Johns Hopkins University, Bologna Center (Renaissance Art and Culture). E’ stata Visiting Professor e Visiting fellow in importanti istituzioni straniere come Yale University, Brown University, Columbia University, National Gallery di Washington, Paul Getty Museum, Metropolitan Museum of Art di New York. Nel 2001 è stata insignita della Léjon d’honneur e nel 2011, in occasione del Festival de l’Histoire de l’Art, il Ministro della Cultura francese Frédéric Mitterrand le ha conferito il grado di Officier dans l’Ordre des Arts et des Lettres. Dal 1988 collabora alle pagine culturali del quotidiano «La Repubblica».

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