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Re-Generation (Y)outh: quando l’innovazione è transdisciplinare

  • Pubblicato il: 16/03/2018 - 08:00
Autore/i: 
Rubrica: 
DOVE OSA L'INNOVAZIONE
Articolo a cura di: 
Giusy Sica

Eterogeneità, connessione di idee e spirito innovativo. Il team di tredici donne under-30 italiane che porterà una rivoluzione metodologica al Parlamento Europeo


Dopo il lancio, nel 2014, e due edizioni successive, anche il prossimo giugno il Parlamento Europeo di Strasburgo aprirà le porte a circa 8000 giovani provenienti dai vari Paesi dell’Unione Europea. Per due giorni, il 1 ed il 2 giugno, la cittadina alsaziana si riempirà giovani scelti e selezionati per sedere a determinati tavoli tematici, incoraggiati a potersi esprimere in merito a questioni cruciali per migliorare il futuro. Un solo motto «insieme possiamo cambiare le cose» che ben sintetizza l’opportunità offerta dal Parlamento, sede non solo prestigiosa ma concretamente operativa, fulcro di creazione e messa a punto di nuove idee. L’European Youth Event rappresenta la naturale espressione di scelte partecipate e condivise attraverso un coinvolgimento dal basso di cui saranno protagonisti gli Europei under-30 selezionati lo scorso gennaio. È un evento fatto non solo per i giovani ma anche e soprattutto dai giovani che, attraverso varie formule, dalla poetry slam allo speed debate, dalla political comedy al rap battle, dal talk alla science slam avranno l’occasione di potersi confrontare non solo con i decision makers di alto profilo ma anche di approfondire le attuali policies europee. Sono cinque i temi principali proposti: il rapporto giovani e vecchi, ricchi e poveri, separati e insieme, sicuro e pericoloso, locale e globale. Ciascuno di questi temi verrà poi trattato attraverso micro-idee e spunti di riflessione che daranno il via alla discussione partecipata e non solo: i partecipanti sono già chiamati ad esprimersi sul format apposito dell’EYE e, tutti gli interventi da ora all’incontro di giugno, verranno vagliati ed inseriti in un report che sarà pubblicato a luglio 2018, poi distribuito in autunno a tutti i membri del Parlamento Europeo. Si evince l’importanza di questa opportunità perché ciascun elemento di un gruppo selezionato potrà scegliere la tematica su cui vuole intervenire, il modo in cui riesce meglio a esprimersi e avere la possibilità che le sue idee sul futuro dell’Europa possano entrare in Parlamento. Attorno alle principali attività se ne snodano poi altre collaterali: lo Yo!Fest con Open-Air Concert e, prima di chiudere, con Open-air cinema lungo le rive del fiume e la Living Library in cui libri saranno le persone e la lettura sarà la conversazione.

L’EYE permetterà di avvicinare i giovani alle istituzioni europee ma rappresenta, anche e soprattutto, una possibilità di condivisione e di scambio tra giovani provenienti da Paesi diversi e con proprie mentalità. Un’eterogeneità che è la stessa del Re-Generation(Y)outh, ovvero il gruppo che rappresenterà l’Italia ed il Meridione, composto da 13 donne under-30, campane e lucane, dinamiche e professionali, provenienti da settori disparati: si parte dallo studio della filosofia per approdare alle lingue straniere e all’ambito classico, si passa per l’archeologia e l’architettura non perdendo di vista l’aspetto giuridico né tantomeno quello prettamente medico-sanitario. Siamo Giusy Sica, Antonella D’Angelo, Chiara D’Amico, Emanuela Di Venuta, Gerarda Galdi, Letizia Milito, Michela Martirano, Morgana Bruno, Pegah Moshir Pour, Rosa Maria Gloria Basanisi, Sara Zaccagnino, Serena Mazzei, Silvia Parlato. Il punto di forza del gruppo sta proprio nella sua trasversalità di saperi che si riflette anche nel significato del nome: (Y)outh come Generation Y, (Y)outh come giovani e giovani sono le donne selezionate nel team; Re-Generation che rappresenta l’idea del rigenerare, dal macro al micro significato, a partire da luoghi e contesti fisici fino alla rigenerazione in termini sociali. Il primo passo, quale team leader, è stato la creazione di una rete, l’idea di creare una connessione tra personalità differenti ma dallo spiccato profilo professionale, dall’innovativo senso di appartenenza ai principi dell’UE, con esperienze formative differenti che rappresentano la nostra generazione e che apportano il concetto di rigenerazione. Un concetto che viene affrontato con un approccio di tipo transdisciplinare[1], consapevole ed evoluto, con la precisa volontà di ripensare i processi innovativi e rigenerativi e di porli alla base di una nuova metodologia per la risoluzione delle problematiche globali. Un concetto che necessita, ho potuto testare personalmente in esperienze concrete all’interno dei territori, di un dialogo con le istituzioni europee. Per il team è stato possibile optare per un network operativo improntato su un approccio di tipo bottom-up che coniuga conoscenze apparentemente distanti proiettandole, in correlazione le une con le altre, su tematiche specifiche. È questa distanza, proprio perché apparente, a costituire l’elemento peculiare: solo attraverso conoscenze diverse e scelte d’intervento partecipate si può considerare effettivamente nel suo insieme una discussione consapevole e la possibilità di apportare una soluzione differente che sia davvero innovativa, nel senso più puro del termine. Si tratta di un elemento cardine che ha caratterizzato sia la mia preparazione, sia la base del mio percorso lavorativo nell’affrontare, quale project manager, differenti problematiche cercando di convogliarle verso un obiettivo che sia inclusivo, che consideri le varianti differenti e proprie di ogni processo al fine di valorizzarle per diminuirne la distanza e renderle appunto solo apparenti. Ai tavoli di discussione europarlamentari interverremo su tematiche quali l’intelligenza artificiale, l’educazione, le problematiche bioetiche ed ambientali, la cannabis terapeutica, il futuro geopolitico dell’UE e la valorizzazione degli spazi periferici, questo ultimo punto sarà oggetto di una mia relazione specifica. Tema particolarmente sensibile al nostro gruppo, inoltre, è la disoccupazione femminile: i numeri, resi noti proprio dalle statistiche dell’Unione Europea (riferite al secondo trimestre del 2017)[2], pongono, infatti, l’Italia al penultimo posto assestata a quota 49,1 %, ben lontano dalla media del 57.8 % e del 62,3%, rispettivamente nazionale ed europea. Un gruppo formato di sole donne italiane che crede in un approccio innovativo fatto di apporto di nuove idee, di nuove opinioni, di parità che sia effettiva collaborazione possa generare una maggiore produttività con il conseguente riequilibrio delle medie nazionali ed europee. Questa chiosa, quasi matematica, non vuol essere monito quanto più un obiettivo verso il quale tendo e tenderò nella mia vita quotidiana e lavorativa, segnalando anche e soprattutto alle donne la necessità di fare rete, di collaborare e di prefiggersi una carriera che miri ad aumentare numeri che al momento risultano, per le nostre capacità, fin troppo bassi.
 
Giusy Sica Esperta di Cultural Heritage Management, nel 2014, ha conseguito la laurea magistrale con lode con una tesi in Management delle Imprese e degli Enti Culturali, presso l'Università degli Studi di Salerno ed un master presso la SDA Bocconi School of Management. Specializzata in “Management della valorizzazione culturale e turistica del territorio smart” è attualmente team leader del progetto italiano Re-Generation (Y)outh, selezionato a partecipare all’European Youth Event. Svolge il ruolo di project manager culturale per diversi Dipartimenti universitari, istituti di ricerca e privati. È membro dell’Associazione Italiana Giovani per l'UNESCO ed anche referente regionale fundraising.
 
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[1] Basarab, N., La transdisciplinarité. Manifeste, Monaco, 1996.
[2] Pastore, P., Le donne nei board societari: impatto su governance e performance. Evidenze empiriche in Italia, FrancoAngeli, 2017.