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Ravello Lab raccoglie i frutti di dieci anni di lavoro

  • Pubblicato il: 09/10/2015 - 10:00
Autore/i: 
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Catterina Seia

Sin dal 2006 il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali e Federculture, hanno dato avvio ad un’iniziativa di studio, di confronto e di proposta sulle politiche culturali in chiave di sviluppo locale, di livello europeo ed euromediterraneo: Ravello Lab - Colloqui Internazionali, la cui decima edizione è in programma a Ravello (Salerno) dal 22 al 24 ottobre 2015. Ne parliamo con Claudio Bocci, Direttore di Federculture che ideò il format e che ricopre la carica di Consigliere delegato del Comitato Ravello Lab

I Colloqui Internazionali di Ravello si pongono l’obiettivo di fornire proposte e soluzioni alle politiche di sviluppo territoriale centrate sulla valorizzazione del patrimonio culturale e sul sostegno delle industrie creative, attraverso lo scambio di esperienze tra operatori, amministratori ed esperti italiani ed europei. Sin dalla sua prima edizione Ravello Lab ha posto al centro delle sue riflessioni le politiche europee che, attraverso la cultura e la creatività, mirano a sostenere lo sviluppo economico territoriale, a favorire l’inclusione sociale e la partecipazione dei cittadini e a promuovere il dialogo tra le due sponde del Mediterraneo.
In questo quadro, i Colloqui di Ravello intendono fornire un contributo alla ridefinizione di politiche pubbliche focalizzate sul rapporto tra cultura, industrie creative e sviluppo dei territori ed estendere la consapevolezza che lungo questo asse si gioca la capacità competitiva futura dell’economia europea sullo scacchiere globale.
 
Nelle giornate di Ravello in programma dal 22 e 24 ottobre 2015 è in programma l’approfondimento di tematiche specifiche inserite nel quadro degli indirizzi definiti dalle istituzioni europee, con particolare riferimento alle opportunità che derivano dal nuovo ciclo di programmazione dei fondi comunitari 2014-2020.
 
 
 
La cultura, per il suo carattere trasversale può rivestire un ruolo primario anche in diverse politiche europee: dal turismo allo sviluppo rurale, dalla ricerca allo sviluppo dell’economia digitale, all’innovazione sociale. Qual è l’obiettivo dei prossimi Colloqui Internazionali?
L’edizione 2015 di Ravello Lab avrà al centro della sua riflessione il ruolo e l’orientamento delle politiche europee legate allo sviluppo economico e sociale nell’Europa di questo scorcio di decennio. L’obiettivo centrale dei Colloqui di Ravello è quello di estendere la consapevolezza tra quanti hanno poteri decisionali, sia nella sfera pubblica che privata, che la cultura può e deve giocare un ruolo fondamentale per la ripresa dell’economia e per la coesione sociale e per questo appare necessario inserirla a pieno titolo nelle politiche di sviluppo dei territori. Tale rilievo, peraltro, può rivelarsi utile anche come ponte con la sponda sud del Mediterraneo; anche in virtù della collocazione geografica di Ravello e della sua tradizione culturale.
 
 
 
Quali sono i temi che verranno affrontati a Ravello?
Un primo tema riguarderà il partenariato pubblico-privato per lo sviluppo locale a base culturale.
In particolare, i Colloqui di Ravello, nell’edizione 2015, saranno l’occasione per approfondire i nuovi modelli di governance, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale la cui titolarità, sul territorio, è diffusa tra diversi livelli istituzionali e tra pubblico e privato. Un particolare rilievo sarà riservato anche alla fase introduttiva del nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei 2014-2020, con particolare riferimento alla potenzialità della cultura di incrociare trasversalmente vari programmi a regia comunitaria (da Creative Europe a Horizon 2020, dall’Agenda Digitale allo Sviluppo Rurale) e alle opportunità di alcuni programma operativi nazionali come, ad esempio, il PON Metro, riservato alle aree urbane, il PON Sviluppo Rurale e il PON Cultura e Sviluppo (che assegna 490 mln di euro alla valorizzazione del patrimonio culturale e alle industrie creative nelle regioni del Mezzogiorno). Le designazione di Matera come Capitale Europea della Cultura per il 2019 ha posto all’attenzione di tutti la validità di un protocollo che pone le industrie creative e la partecipazione dei cittadini al centro della pianificazione strategica e della progettazione integrata quale innovativa metodologia di valorizzazione e gestione delle risorse del territorio. Del resto, la recente risoluzione del Parlamento Europeo ‘Verso un approccio integrato al patrimonio culturale dell’Europa’ dell’8 settembre scorso, richiama con forza la necessità di creare un ponte tra i diversi livelli istituzionali e tra pubblico e privato, Si tratta di un’importante novità utile a qualificare ulteriormente il patrimonio artistico come driver di sviluppo locale, anche in chiave turistica. Le metodiche di progettazione integrata hanno dimostrato di favorire, infatti, l’investimento privato favorendo la crescita di nuove imprese, profit e non-profit, e di nuova occupazione, specie giovanile.
 
 
 
In questa direzione sembra muovere anche il Mibact che recentemente ha adottato un provvedimento a sostegno della qualità progettuale; un provvedimento a lungo invocato proprio da Federculture. Cosa ne pensa?
Il recente decreto ministeriale che introduce il Fondo per la progettualità culturale, la cui introduzione abbiamo più volte sollecitato nelle Raccomandazioni di Ravello Lab, sottolinea ulteriormente la necessità che queste metodiche siano supportate da una rinnovata capacità progettuale integrata e partecipata. Si tratta di un provvedimento che destina 5,6 mln di euro per qualificare la progettualità culturale di ambiti territoriali di almeno 150.000 abitanti, Si tratta di una sfida inedita che mira a superare la tradizionale difficoltà delle istituzioni a condividere un percorso  di sviluppo; per questo nella gestione dell’innovativo strumento finanziario avrà un ruolo di rilievo l’Associazione dei Comuni italiani (Anci). Ora la sfida si sposta nella capacità dei territori di cogliere questa opportunità non per finanziare progetti che magari si hanno nei cassetti ma per rinnovare le metodiche di progettazione ponendo particolare attenzione alla gestione sostenibile del patrimonio culturale e alla sua capacità di produrre valore, sociale ed economico. Al momento, il provvedimento è riservato unicamente alle regioni ex-Convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia); l’auspicio è che il Fondo possa ora essere esteso anche alle regioni del Centro-Nord per cui si è manifestata la disponibilità delle fondazioni di origine bancaria a co-finanziare lo strumento in quelle regioni che vorranno avvalersene.
 
 
 
Quali sono gli altri risultati che possono essere ricondotti ai Colloqui internazionali di Ravello Lab?
In primo luogo, grazie all’impegno del Prof. Pier Luigi Sacco che ha seguito il nostro laboratorio sin dalla sua prima edizione, una sensibilità crescente al rilievo delle industrie culturali e creative; un tema che ora è a pieno titolo nella politiche europee con il programma Creative Europe e che trova largo spazio, anche in termini di risorse, in uno dei due assi in cui si suddivide il PON Cultura e Sviluppo. In secondo luogo, riallacciandoci alla progettualità integrata, la legge che introduce la Capitale italiana della cultura, la cui introduzione è stata sollecitata dalle nostre Raccomandazioni, anche grazie alla partecipazione al nostro laboratorio di numerosi esperti di diverse capitali europee; mi piace ricordare, in particolare, Beatriz Garcia di Liverpool 2008 e Bernd Fesel di Ruhr 2010. Dalla nostra intuizione, il Sen. Alfonso Andria, Presidente del Centro Universitario per i Beni Culturali di Ravello, ne trasse spunto per uno specifico disegno di legge. Riteniamo questo provvedimento di grande importanza perché il protocollo europeo, che sta già dando importanti risultati con Matera 2019, ha dimostrato come ponendo la cultura al centro della pianificazione strategica di una città si possa avviare un virtuoso processo di cambiamento e di trasformazione che interessa la riorganizzazione dell’intera filiera di servizi collegati al patrimonio artistico (mobilità, accoglienza turistica, informazione, ecc.), il riutilizzo di aree industriali dismesse, l’attiva partecipazione dei cittadini. Ci auguriamo che questa innovazione non sia un’ennesima occasione persa e vogliamo segnalare l’importanza che nella gestione dei bandi non vada persa l’ispirazione originaria del modello europeo di progettazione integrata e di pianificazione strategica che ha reso l’iniziativa della Commissione una buona pratica di assoluto valore